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I Titoli attribuiti a Gesù - Figlio dell'uomo
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I Titoli attribuiti a Gesù
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Figlio dell'uomo
Figlio di Dio
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Gesù è chiamato:

Il Figlio dell’uomo

“Mentre il titolo di Cristo, lo ritroviamo sempre in boca agli altri e mai sulle labbra di Gesù, l’appellativo Figlio dell’Uomo nel NT compare sempre e solo sulla bocca di Gesù, con eccezione in Atti 7,56.”

Nell’AT. È stato usato da due profeti Ezechele e Daniele. Per Ezechiele tale titolo designa il profeta stesso, un essere umano appunto, debole ed effimero che tuttavia è inviato da Dio ad un popolo dalla dura cervice. In Daniele invece la figura del figlio dell’uomo designa colui che dovrà venire alla fine dei tempi sulle nubi a giudicare la terra. Così all’interno della riflessione giudaica legata al concetto di figlio dell’uomo rimaranno le due immagini di umanità e debolezza da una parte , e dall’altra quella di una figura con caratteristiche celesti. Anche per Gesù tale titolo designa la condizione carnale della sua vita, appunto la debolezza umana, da Lui assunta con l’incarnazione. Per tale motivo il termine si ricollega anche a quello di Servo.

“Sembra allora si possa dire che l’appellativo Figlio dell’Uomo rimanda, per la sua straordinaria plasticità, a tutta la vicenda di Cristo, dalla sua umiliazione, alla sua esaltazione, sulla quale insisterà  particolarmente il vangelo di Giovanni; forse si spiega così la preferenza accordatagli dal Gesù storico.”

In Gesù il Figlio dell’Uomo atteso  è già venuto e presto ritornerà nel compimento finale, quando si opererà il giudizio del mondo, ritornerà non solo in veste di rappresentante escatologico di Dio e del suo regno, ma anche in quanto rappresentante di tutti gli uomini. Questo è possibile perché già la creazione è  “In Cristo” e “in vista di Lui”, per cui ogni uomo rimanda a Lui, Figlio dell’Uomo. L’uomo non è presupposto all’Alleanza, ma la sua creazione è già l’inizio dell’Alleanza. Ciò significa che l’uomo non può essere compreso se non come partner di Dio. In Cristo abbiamo la realizzazione suprema dell’Uomo perché abbiamo la  suprema unione tra Dio e uomo. E il momento culmine della vita di Cristo è la Pasqua: qui appare veramente chi è Dio: colui che è fedele alle promesse dell’Alleanza, fino a condividere in tutto, eccetto che nel peccato, la condizione dell’uomo, per salvarlo e portarlo alla comunione con sé, e l’essere senza peccato è esattamente la condizione per questo; e appare anche chi è l’uomo: colui che si realizza nella Alleanza con Dio, nell’ascolto della sua parola, che è obbedienza alla sua volontà fino al dono della vita. Allora l’accettazione o il rifiuto della sua Pasqua, cioè del dono della vita, è al tempo stesso la realizzazione o la distruzione dell’uomo.

E per questo il giudizio è collegato con il titolo Figlio dell’Uomo perché precisamente tale giudizio avverrà sulla scelta che verrà fatta dagli uomini nei confronti di Gesù, Figlio dell’Uomo. Chi avrà vissuto e amato come Gesù sarà dalla sua parte chi nò sarà nella parte avversa.

 



 



 
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