I quattro carmi del Servo
Tutti ritengono che il Verbo, probabilmente, si sarebbe incarnato anche se l’uomo non avesse peccato; ma – nell’ipotesi – la sua natura umana non sarebbe stata soggetta al dolore. Di fatto, il Verbo, incarnandosi, ha assunto tutti i limiti e subìto tutte le sofferenze dell’attuale famiglia umana, tranne il peccato. Dunque, la sua Passione – dal primo istante del concepimento all’agonia della croce – non ha avuto altra causa che i peccati del mondo: la perfidia della volontà umana, offendendo Dio, ha offeso anche Lui, che è “una sola cosa col Padre” (Gv 10,30). Ora appunto l’amore al Padre, offeso dal peccato umano, strazia l’anima di Gesù compresa della gravità del peccato come nessun’altra creatura. Appunto nel peccato, quale rivolta a Dio, Gesù vede il folle rifiuto dei doni di Dio da parte della creatura che per la sua presunzione ne subisce la perdita, meritando di precipitare nell’abisso di una miseria infinita; la quale, a sua volta, aumenta la tristezza mortale di Cristo, partecipe di una natura comune alla famiglia umana. Molto più che il peccato del mondo è anche “suo” perché ne risponde quale Capo-Mediatore dell’umanità colpevole, degna dell’abbandono di Dio. E appunto per questo, Gesù, l’Innocente, compare davanti a Dio Padre come la stessa personificazione del peccato, come “il Maledetto” (2 Cor. 5,21: Gal. 3.13). , fino a sentirsi come una Contraddizione vivente, esperienza che Gli procura un’angoscia infinita. Causa di tanta sofferenza è il peccato, che offende il Padre, da Gesù amato con la tenerezza propria del suo Unigenito, peccato di cui Egli “il Santo” risponde perché rappresenta l’umanità peccatrice, sente come proprie le sue colpe, unica origine di tutti i mali del mondo. Si tratta però di una sofferenza che, scaturita dall’amore del Padre e dalla pietà per i fratelli, soddisfa la giustizia di Dio e redime l’uomo che, nel Cristo, Vittima del suo peccato, è reso capace di pentirsi e salvarsi. Pertanto, il mistero della morte di Gesù consiste nel fatto che, mentre l’uomo ne è l’unico responsabile, ne è anche il beneficiario perché Dio, nel Cristo-Vittima, ne ha fatto lo strumento di espiazione per la redenzione della famiglia umana nel trionfo dell’amore misericordioso del Padre. Così nel Cristo-Vittima abbiamo la più vera e sublime rivelazione del volto del Padre, la cui giustizia, che esige, è subordinata alla sua misericordia che dona. (riflessione tratta da E. Zoffoli: Morte di Cristo – Ed. Segno-Ud- p.28-30) E’ in quest’ottica che possiamo rileggere nel libro del Profeta Isaia, i quattro “Carmi” del Servo, che descrivono le sofferenze del Messia, alla luce delle profezie dell’Antico Testamento. Quale tempo migliore del venerdì santo per rileggerle e meditarle ! ! ! I carme del Servo: Isaia 42, 1 - 4 Missione profetica di Gesù Ecco il mio servo, che io sostengo, il mio eletto, nel quale l’anima mia si compiace. Ho posto il mio spirito sopra di lui; egli proclamerà il diritto alle nazioni, non griderà, non alzerà il tono, non farà udire la sua voce in piazza. Non spezzerà la canna rotta, e non spegnerà il lucignolo fumigante; fedelmente proclamerà il diritto. Non verrà meno e non si accascerà, finché non avrà stabilito sulla terra il diritto, poiché le isole anelano al suo insegnamento. Così parla il Signore Dio, che ha creato e disteso i cieli, che ha rafforzato la terra ed i suoi germogli, che ha conferito il respiro al popolo che l’abita, ed il soffio a quelli che in essa camminano. Io, il Signore, ti ho chiamato nella giustizia, e ti ho afferrato per mano, ti ho formato e ti ho stabilito, alleanza per il popolo e luce delle nazioni, per aprire gli occhi dei ciechi, far uscire dal carcere i prigionieri, e dalla prigione gli abitatori delle tenebre. Io sono il Signore, questo è il mio nome; non cederò ad altri la mia gloria, né il mio onore agli idoli. I fatti antichi, ecco si sono avverati, ed i nuovi li preannuncio; prima che si producano io li faccio conoscere. II carme del Servo: Isaia 49, 1 - 6
Luce delle Nazioni Isole, ascoltatemi, prestate attenzione, o popoli lontani ! Dal seno materno il Signore mi ha chiamato, dalle viscere della madre mia ha fatto menzione del mio nome. Rese la mia bocca come una spada tagliente, mi nascose sotto l’ombra della sua mano, mi rese una freccia appuntita, mi ripose nella sua faretra. E mi disse: “Tu sei il mio servo, Israele, per mezzo del quale mostrerò la mia gloria”. Io dissi: “Invano mi sono affaticato; per nulla ed inutilmente ho esaurito la mia forza. Eppure il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa è presso il mio Dio”. Ed ora, dice il Signore che dal seno materno mi ha formato per essere suo servo, per ricondurre a lui Giacobbe e perché Israele gli fosse radunato, - e fui onorato agli occhi del Signore, e il mio Dio fu la mia forza – e disse: “E’ poco che tu sia mio servo, per rialzare le tribù di Giacobbe, e ricondurre i superstiti di Israele; perciò io ti farò luce delle nazioni, perché la mia salvezza raggiunga l’estremità della terra”. III carme del Servo: Isaia 50, 4 - 9
Sofferenza e fiducia “Il Signore Dio mi diede una lingua da iniziato, perché io sappia sostenere lo stanco con la parola. Egli risveglia il mio orecchio, perché io ascolti come fanno i discepoli. Il Signore Dio mi aprì l’orecchio, ed io non sono stato ribelle. Non mi sono tirato indietro. Presentai il mio dorso ai persecutori, le mie guancie a quelli che mi strappavano la barba. Non nascosi la mia faccia agli oltraggi ed agli sputi. Il Signore Dio mi prestò soccorso, per cui non sono confuso; perciò resi la mia faccia come una pietra, e so che non sarò confuso. E’ vicino colui che mi rende giustizia; chi contenderà con me? Presentiamoci insieme ! Chi è il mio accusatore? Si accosti a me ! Ecco, il Signore Dio mi presta soccorso; chi mi dichiarerà colpevole ? Ecco, tutti si logorano come una veste, la tignola li divorerà”. IV carme del Servo: Isaia 52, 13 - 15
Passione e Gloria “ Ecco, il mio servo avrà successo, sarà innalzato, elevato ed esaltato grandemente. Come molti si stupirono di lui - talmente era sfigurato il suo aspetto, al di là di quello di un uomo, e la sua figura, al di là di quella dei figli dell’uomo. – così molte nazioni resteranno attonite, i re chiuderanno la bocca a suo riguardo, perché vedranno ciò che non era stato loro narrato, e comprenderanno ciò che non avevano udito.” Isaia 53, 2 - 12 Crebbe come un virgulto davanti a lui E come una radice uscente da arida terra. Non aveva figura né splendore Per attirare i nostri sguardi, né prestanza, sì da poterlo apprezzare. Disprezzato, ripudiato dagli uomini, uomo dei dolori, che ben conosce il patire, simile a uno davanti al quale ci si copre la faccia, disprezzato, sì che non ne facemmo alcun conto. Eppure, egli portò le nostre infermità, e si addossò i nostri dolori. Noi lo ritenemmo come un castigato, un percosso da Dio ed umiliato. Ma egli fu trafitto a causa dei nostri peccati, fu schiacciato a causa delle nostre colpe. Il castigo che ci rende la pace fu su di lui, e per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti come pecore erravamo, ognuno di noi seguiva il suo cammino, e il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, egli si è umiliato e non aprì la bocca; come agnello condotto al macello, come pecora muta davanti ai suoi tosatori non aprì bocca. Con violenza e condanna fu strappato via; chi riflette al suo destino ? Sì, è stato tolto dalla terra dei viventi. Per l’iniquità del mio popolo fu percosso a morte. Gli diedero sepoltura con gli empi Ed il suo sepolcro è con i malfattori, benché non abbia commesso violenza e non vi fosse inganno nella sua bocca. Ma al Signore piacque stritolarlo con la sofferenza; se offre la sua vita in sacrificio di espiazione vedrà una discendenza longeva e la volontà del Signore si compirà grazie a lui. Dopo l’angoscia della sua anima vedrà la luce, si sazierà della sua conoscenza. Il giusto mio Servo giustificherà molti, addossandosi egli le loro iniquità. Perciò gli darò in porzione le moltitudini, perché ha offerto se stesso alla morte e fu computato fra i malfattori. Egli invece portò il peccato di molti Ed intercedette per i peccatori.
Chi è questo personaggio che viene chiamato: Il Servo ? Qui c’è solo Dio che parla è dice che il suo Servo sta arrivando, la missione del Servo misterioso e quella di “proclamare il diritto e la giustizia”. Egli predica la grazia non il giudizio, non alzerà con violenza la voce, che non si abbatte pur dovendo sopportare enormi difficoltà, non scarterà la canna incrinata e non spegnerà il lucignolo fumigante. A queste parole di Dio fa eco la voce del Servo, che parla anche lui e si rivolge fino ai confini dell’universo, alle isole più lontane, lui che è stato chiamato per essere Luce delle Nazioni, Colui che ricondurrà Israele. L’unica arma con la quale svolgerà la sua missione è quella inerme della parola mite e discreta, che preferisce subire violenza piuttosto che infliggerla. Voce e Parola che alla fine però saranno ridotte al silenzio e soffocate. Sul Servo si manifesterà la gloria del Signore.Il Servo ancora si qualifica come colui che possiede una lingua da iniziati, cioè sa parlare, e parlerà in nome di Dio, ma non sale in cattedra, preferisce ascoltare e se mai, imparare. Questa umiltà annuncia la sua mitezza. Solo la mano di Dio lo salverà dal pericolo, non quella degli uomini che lo porteranno davanti al tribunale dei persecutori. Qui il volto del Servo comincia a far apparire alcuni suoi lineamenti, egli appare qui come l’uomo della passione. (terzo carme)- Il quarto carme invece descrive la debolezza mortale del Servo. Ma Egli sarà colui che morendo, perdendo, vincerà. Egli rigenera tutti a vita nuova con il suo dolore innocente, l’unico dolore innocente nella storia.
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