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I Titoli attribuiti a Gesù - Servo
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I Titoli attribuiti a Gesù
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Servo
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Figlio di Dio
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Gesù è chiamato:

Il Servo

 

Il termine “servo” è di origine antico testamentaria. Servo in ebraico: ebed, è presente nelle scritture dell’AT. soprattutto in Isaia, nei cosiddetti “carmi del servo” (vedi in questo stesso portale, sezione pasqua).

Questi testi di Isaia nascono sullo sfondo della domanda riguardante la sofferenza del giusto innocente e perseguitato. Ne cercano il significato. La risposta che presentano afferma la non assurdità della sofferenza per la vita umana. Collocano la sofferenza nel piano salvifico e per il bene di tutto il popolo. Questi testi presentano la figura misteriosa, appunto perché non ne appare chiara l’identità, del servo sofferente che ristabilirà l’Alleanza definitiva con Dio,  ed avrà come fondamento la sofferenza del giusto che Isaia chiama appunto: “il servo”, il quale innocente prenderà su di se i peccati di tutti. La sua offerta dovrà considerarsi come sacrificio di espiazione, che Dio accetterà e che giustificherà molti”.

Se per le mani di Dio siamo stati creati, per le piaghe di quelle stesse mani, siamo stati guariti e ri-creati !

“Il titolo Servo di Dio applicato a Gesù appare esplicitamente in un solo passo dei Vangeli sinottici, in Matteo 12,18, e in 4 testi degli Atti: 3, 13.26; 4, 27.30.; ma le allusioni ai carmi del Servo sparse nei vangeli sono talmente numerose, da far ritenere che il riferimento sia da attribuire a Gesù stesso”  Nelle predizioni della passione fatte da Gesù agli Apostoli le allusioni ai carmi del servo sono chiarissime (cfr. Mc 8,31; 9, 31; 10,33). Nel momento in cui le folle cominciano a non capire più il comportamento di Gesù, Egli si dedica con maggiore intensità alla istruzione dei suoi  discepoli. Marco nella sua redazione delle parole di  Gesù lega le due principali linee del messianismo dell’AT.quella del  Figlio dell’Uomo e quella del  Servo, ad un termine proprio del NT, quello di: riscatto, (Mc 10,45, cf. Is 53).

“Sembra quindi possibile dire che Gesù, constatando  l’opposizione crescente dei capi del popolo, rimandi alla Scrittura per la comprensione del senso della morte cui andrà incontro: essa è iscritta nel destino del Servo, il quale, facendosi solidale con i peccatori, liberamente accetta di morire per cancellare i peccati e ristabilire l’alleanza con Dio e il suo popolo.” I passi degli Atti, pocanzi citati, ci fanno intravedere che questa interpretazione della morte di Gesù alla luce di Is 53 doveva essere comune già nel cristianesimo primitivo  e forse nella  catechesi della prima comunità cristiana.

Certo che, prima di questa interpretazione e della sua conferma con le vicende storiche  di Gesù, la sofferenza dell’innocente doveva sembrare più che mai un assurdo.

Sin dai tempi dell’Antico testamento la sofferenza dell’innocente è sempre apparsa una realtà difficile da comprendere. Come ad esempio la sofferenza  dei profeti. Con le vicende storiche di Gesù-servo,  questa sofferenza viene ad assumere valore espiatorio e redentore. Si introducono le idee di solidarietà e sostituzione nell’economia della salvezza. Il servo è colui che assume su di se  (e diventa il vero capro espiatorio), i peccati del popolo , offre la sua vita come espiazione e riparazione per molti e la sua morte diventa: punto di glorificazione propria;  redenzione degli uomini; fondazione di una nuova alleanza e di una nuova economia. Colegate con la figura del servo ci sono due altre realta: 1) la condizione di umiliazione e 2)  la condizione dell’amore, che sta alla base dell’offerta di se.

In definitiva non è la sofferenza ad essere salvifica, ma l’amore. Gesù-Servo non è il sostituto degli empi e dei peccatori, ma colui che in piena libertà assume per amore la nostra condizione, per farci uscire da questa condizione  divenuta senza via d’uscita, dopo il peccato. E’ questo suo immenso amore che ci ha salvati, che ci ha redenti, che ha espiato per noi.

L’umiliazione del servo, durante gli eventi della passione, è la conseguenza ultima dell’umiliazione del Verbo che ha accettato la discesa nella realtà umana, è la sua kenosi totale, fatta di svuotamento e umiliazione. E’ come dire. Tu Gesù, da Dio che eri, ti sei fatto uomo, per fare diventare divini, noi creature umane.

 

 

 



 
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