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1° Venerdì -  Gennaio

La riparazione – elemento del culto al Sacro Cuore


Molti oggi, vivono come se Dio non esistesse. Non credono in Dio. Non accettano Gesù e non lo amano, però lo bestemmiano. La maggior parte della gente vive nell’indifferenza verso Dio e verso la religione. Tra i cristiani si è diffusa una forma di irriverenza verso l’Eucaristia. Molti cristiani entrano in chiesa e non lo salutano, neppure sanno che in Chiesa abita un Dio che è vivo e presente e guarda i nostri comportamenti. Molti salutano una statua e le accendono candele ma a Gesù eucaristico non riservano neppure un saluto. Si parla, nell’aula della Chiesa, le persone parlano tra loro e si raccontano della loro vita,  potrebbero invece andare a parlare fuori, perché gli spazi interni delle Chiese sono riservati alla preghiera e all’adorazione, che sono fatte di silenzio e raccoglimento.
Ci sono poi i governi e le leggi contro Gesù e la religione cattolica. Si cerca di cancellare la figura di Gesù anche dalla storia dei popoli e dell’Europa. Questo è il quadro, neppure completo, delle tante offese che vengono fatte a Gesù. Egli ci ama. Ha offerto se stesso per salvarci e noi, creature umane, lo ricambiamo offendendolo. Questo richiede riparazione. Gesù nelle apparizioni del sacro cuore dice: i"l mio cuore chiede l’amore come un povero chiede del pane." Proprio il suo amore, l’amore di Gesù che ci ha tanto amati, proprio il suo amore non è amato sulla terra. E noi da quale parte stiamo? Anche noi vogliamo essere indifferenti all’amore del cuore di Gesù? Noi siamo dalla parte di coloro che offendono o che riparano? Gesù dice riferito a molti cristiani e religiosi: “mi circondano ma non mi amano né mi consolano”.

Come riparare le offese fatte al Cuore di Gesù? Con la fede e la carità. Gesù  vuole vedere la qualità della nostra fede e della nostra carità.

Dalla Scrittura leggiamo che:

“ chi crede in Gesù ha la vita eterna (Gv 3,36)

“se tu professerai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato da morte,sarai salvato. Col cuore, infatti, si crede per ottenere la giustificazione, con la bocca si fa la professione per ottenere la salvezza (Rm 10,9)

“il giusto vivrà della sua fede (Ab 2,4)

“dobbiamo credere nel nome di Gesù Cristo e dobbiamo amarci gli uni gli altri ( 1 Gv 3,23)

“chi non ama il proprio fratello che vede non può amare Dio che non vede. Chi ama Dio ami anche il proprio fratello (1 Gv 4,20).

Come Dio, Gesù non ha bisogno del nostro amore, Egli è felice e sufficiente in se stesso. Ma come uomo-Dio, Egli fu toccato dal dolore, dall’offesa, dalla gioia, dall’amicizia, dal conforto, dalla stima, dal decoro, dall’amore. Corrispondere a questi bisogni del cuore divino umano di Gesù, vuol dire realizzare anche la nostra vocazione cristiana, vuol dire esercitare la nostra fede e praticare una tenera carità verso tutti, anche verso Dio. Ecco allora che riparare le offese del Cuore di Gesù serve soprattutto a noi, perché in questo modo esercitiamo le virtù cristiane fondamentali: la fede e la carità.

 

La riparazione serve a noi, a manifestare la nostra fede e la nostra carità, in questo modo collaboriamo alla salvezza : la nostra e l’altrui. Siamo chiamati a collaborare con l’unico sacrificio mediatore del Cristo, crocifisso per amore, al cui sacrificio, per essere completo manca la nostra partecipazione, come dice san Paolo: “Completo nella mia carne, le sofferenze che mancano alla croce di Cristo”

 

Che cosa la creatura umana, cioè ciascuno di noi, può offrire al Cristo per completare il suo sacrificio, già perfetto in se? Che cosa può offrire la creatura che non poteva offrire Gesù? : “è la lotta contro la caduta, contro l’attrattiva di questo mondo, contro la seduzione di tanti peccati che rappresentano la felicità umana. Questo dono Gesù non lo poteva fare al Padre, noi soli lo possiamo. C’è un modo di  riscattare il mondo (riparando) il quale non è accessibile che ai peccatori. Rinunziando ai beni di questo mondo che il peccato ci avrebbe procurato , offriamo a Dio la nostra beatitudine umana, il nostro tutto, come l’obolo della povera vedova del vangelo” (Raissa Maritain – Diario - § 53).

 

La funzione mediatrice di Gesù Cristo è perenne ed universale e per questo trascende tempo e luogo, è contemporanea ai peccatori di ogni epoca, anche a noi oggi! Ciascuno di tali peccatori è responsabile di epoca in epoca della passione e morte di Gesù. In questo senso Gesù non cesserà di agonizzare finché ci saranno peccatori. La nostra riparazione, dunque, è partecipazione nel tempo al sacrificio di Cristo, ma partecipazione perenne, perché riguarda ogni fedele che si affaccia di tempo in tempo sulla terra. Così per la contemporaneità di ciascuno di noi con il suo sacrificio, il nostro peccato lo ferisce ancora oggi, però, allo stesso modo, anche ogni atto d’amore lo raggiunge per consolare quel cuore, ancora oggi. E lui cerca tali adoratori nel mondo e in ogni tempo, adoratori in spirito e verità.

 

Il modo con cui posso esercitare oggi l’amore riparatore verso il Cuore di Gesù, è dire sì all’amore di Dio, un sì detto non solo a parole ma con la vita, nell’accettazione delle proprie croci, nell’umile quotidianità. Non è né più né meno che vivere concretamente il proprio battesimo. La migliore riparazione del peccato consiste nel lasciarsi amare da Gesù e ricambiarlo tramite lo Spirito, nella vita. Vita vissuta non solo in modo ascetico, come sforzo morale, ma anche e soprattutto vita vissuta in modo teologale, come incontro personale col Dio-Gesù che è amore, che mi ha salvato perché mi ama e che voglio ricambiare con amore, instaurando con Lui un’amicizia vera e continuata. Vita teologale è mettere Dio al centro della mia vita, è dare a Dio il primo posto in tutto. La riparazione è lasciarsi amare da Dio e ricambiare il suo amore e tutto questo è la giustizia più grande.

 

 
 
 
 


 
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