3 - Il Sublime Mistero di Maria - II Parte - Calvario |
Pagina 7 di 9 AL CALVARIO L’ora di Gesù, quella per la quale era venuto nel mondo, quella del “Servo sofferente”, sta per compiersi, e quella stessa ora diventa per Maria, la Madre, l’ora dei dolori, diventa la Madre desolata, la sua vita diventa un deserto, in cui come Gesù agonizzante sulla Croce fa anche lei l’esperienza dell’assenza di Dio, del suo atroce silenzio. Ma anche in quest’ora Maria è presente. Anche in quest’ora la missione corredentrice di Maria si amplia. Non più il figlio amato, quel Figlio di Dio che era tutta la sua esistenza, ma altri figli le vengono assegnati da amare al posto di quell’Unico. E i nuovi figli che le venivano dati da curare ed amare, come quell’Unico e con l’amore stesso di Dio (secondo l’invito di Gesù al Cenacolo: "amatevi come io vi ho amato”), erano anche la causa delle sofferenze di quell’Unico Figlio tanto amato! “Cosa provò Maria nel sentirsi dire che suo figlio, d’ora innanzi, sarebbe stato un altro” ?
“La maternità di Maria non termina con la generazione di Gesù, ma ha un’estensione che raggiunge tutta la missione del Figlio e avvolge di maternità tutto il mistero della salvezza. Maria, madre di Dio , è la madre degli uomini salvati. La vita pubblica di Gesù si conclude, così, con questo misterioso scambio, e con questa estensione inimmaginabile di maternità” . (“…”, card. Ballestrero, p. 39, op. cit). Al riguardo il Card. Ratzinger ci dice che: “La Chiesa è più di un popolo, più di una struttura e di una attività: in essa vive il mistero della maternità, e dell’amore sponsale che rende possibile tale maternità” .La Chiesa è femminile, e tutto questo rimanda ben al di là del sociologico, ci ricorda sempre il card. Ratzinger, ora papa Benedetto XVI. E sotto la croce si compie il mistero della maternità di Maria, si realizza la profezia di Simeone “una spada trafiggerà il tuo cuore”, a questa maternità così particolare, viene chiesta prima “l’accoglienza e la disponibilità”, poi “il lasciare e l’abbandonare”. Il grembo materno di Maria, nell’accogliere tra le sue braccia il Figlio morto, esprime lo stare vicino all’altro, esprime e manifesta “l’essere-con dell’amore”. “indica nel modo più profondo la capacità dell’essere umano di esistere per l’altro, di accoglierlo, di portarlo in sé e, nel portarlo su di sé, di dargli la vita… In Maria si rende manifesta la passione materna di Dio. Essa è la “com-passio” di Dio, resa presente in un essere umano che si è lasciato totalmente attirare nel mistero di Dio” .
In questa com-passio, ritroviamo l’eco di quel lontano “gioisci, rallegrati”, dell’annunciazione. Non fu una gioia banale, languida, sentimentale che le fu annunciata. Ma una gioia effettiva che sarebbe passata dal crogiolo della sofferenza, per diventare più pura e più vera, oserei dire: a prova di Dio!
Quella che viene annunciata a Maria “è la vera gioia, che ci dà l’audacia di osare l’esodo dell’amore fin nell’ardente santità di Dio. E’ quella vera gioia, che nella sofferenza non viene distrutta, ma soltanto portata a maturità. Soltanto la gioia che resiste alla sofferenza, ed è più forte della sofferenza è la vera gioia”.
(Card. Ratzinger, op. cit., pagine: 17, 65, 66, 67, 68)
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