Pagina 5 di 9 Nel Silenzio di Nazareth e il primo addio “Mentre Gesù cresceva, Maria serviva, nell’assiduità dei giorni, nella fedeltà delle ore, nella veglia delle notti. Vedeva crescere il figlio, lo sentiva suo in una maniera ineffabilmente vera e totale, ma si rendeva conto che non era suo”.
A Nazareth “tutto scorre nell’impotenza del quotidiano. Il tempo passa, nel silenzio, nell’oscurità, anno dopo anno, un tempo durante il quale scompare la presenza di Giuseppe, durante il quale le sollecitudini della madre sono costanti per le molteplici necessità della vita e per gli interrogativi che una fede grande, una speranza viva e un amore ardente accendono nel cuore di Maria. Chi è questo Figlio? Lo sa per il dono della fede, non lo capisce per le vicende della storia…Trent’anni e non succede niente.. questo periodo della vita della Vergine che è pieno di mistero ma vuoto di vicende umane, deve farci pensare ancora una volta alle meraviglie di Dio, per adorarle, ammirarle e proclamarle, ma deve farci pensare anche all’eroismo di una creatura che a questi misteri offre l’olocausto quotidiano della vita, in una perfezione di amore che diventa fede, che diventa speranza, che diventa carità. Dobbiamo riconoscere che nell’essere madre di questo Figlio c’è in Maria una pazienza che sconfina negli abissi della pazienza di Dio…. È la pazienza della fede… La Madonna sa che il Figlio è il soggetto dei disegni di Dio: non conosce i dettagli, ma sa che le profezie si compiranno e lei aspetta, lei crede, lei spera.”
“L’esperienza spirituale di ogni credente ha molto da imparare da questa fedeltà di Maria, ha molto da ricevere dalla grazia di questo silenzio tutto dedito alla fedeltà e al servizio, ha molto da essere consolata nel pensare che le opere di Dio si compiono non per la potenza e con i tempi dell’uomo, ma con i tempi di Dio e la potenza del suo Spirito”. (“…” card. Ballestrero, p. 32 e 34, op. cit.). Ed un giorno arriva l’inizio del compimento delle promesse antiche. Sì, un giorno qualunque, la storia infatti non lo registra, e neppure il vangelo documenta, Gesù se ne va. Lascia sua Madre da sola, uscì di casa, se ne andò per le strade del mondo, a compiere il progetto del suo vero Padre. Per questa "ora" Lui era venuto. Tutto quanto abbiamo meditato ci deve far riflettere a quando vorremmo delle risposte pronte da Dio; quando alla domanda del: che cosa vorrà da me? E al desiderio che ci venga specificato: il come, il dove, il quando, la vita di Maria a Nazareth ci insegna che tutto troverà una risposta giorno per giorno lungo l’arco della nostra vita. Il padre e Cardinale Ballestrero ci fa riflettere e non importa neppure che il suo discorso sia inizialmente rivolto a dei consacrati, perché esso può benissimo essere applicato a ogni vero fedele. Egli dice: “Il Signore ha le sue sorprese, ci conduce per strade che lui solo conosce e non è detto che la nostra vita abbia un solo cammino, abbia un solo logico sviluppo. Abbiamo fatto una carriera, ci siamo preparati e attrezzati culturalmente per un ufficio e una responsabilità, ed ecco … crolla tutto ? Non crolla niente! La volontà di Dio si manifesta e bisogna saperla fare, bisogna renderci conto che, come la Madre del Signore, siamo nel mistero della redenzione.
“C’è nella meditazione della vita nascosta della Madonna e del Signore, tanta materia di riflessione per riempire i nostri giorni: quei giorni che sembrano vuoti, quei programmi senza costrutto, quelle occupazioni senza organizzazione, quel dispendio di energie senza prospettive, quegli impegni senza ricompensa, quelle dedizioni che nessuno conosce…”. Spesso ci fidiamo più delle nostre capacità e risorse che non della potenza dello Spirito, senza il quale neanche la maternità di Maria avrebbe potuto reggere. “E’ una maternità , quella di Maria, che nasce dall’ascolto e vive della pazienza delle fede” verso Colui che “della nostra esistenza è l’unico Padre e l’unico Signore”. (“…”, card. Ballestrero, p. 32 e 36, op. cit.)
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