La prova del battesimo
“Nel febbraio 1906 caddi malata gravemente e questa malattia fu per Jacques , per Vera (sorella minore, di Raissa, che abiterà sempre con loro) e per me come un arresto dello scorrere inesorabile del tempo, del nostro tempo che passava; di quel tempo nel quale ci si lascia vivere senza che la volontà alzi la sua voce. Si vive così generalmente in un dormiveglia delle potenze. Si può lasciar scorrere così tutta la vita.
“Dopo che , attraverso Léon Bloy, la questione della verità del cattolicesimo ci si era posta, erano passati otto mesi e noi non pensavamo ancora ad alcuna decisione. Un lavoro profondo si era compiuto in noi, è vero, ma soltanto nell’ordine speculativo. Tutto ciò che aveva preceduto l’incontro con Bloy e tutto ciò che lo aveva seguito – lettere, riflessioni, amicizie nuove – ci aveva da una parte condotti a convenire che nessuna delle obiezioni fatte al cattolicesimo era decisiva e d’altra parte ci aveva dato un ardente desiderio della felicità e della santità dei santi.
“la mia malattia, che durò molte settimane, fu soprattutto per Jacques l’occasione di riflessioni decisive e gli diede il sentimento che era venuta l’ora di uscire dal sonno. Fu durante questi giorni d’angoscia che egli si era gettato in ginocchio, come ci si getta in mare per la salvezza di qualcuno, e aveva per la prima volta recitato il Padre Nostro. Le sue resistenze si piegarono ed egli si sentì pronto ad accettare il cattolicesimo, se era necessario. Mi disse tutto ciò dopo la guarigione. Prima non sarei stata capace di capirlo, ero troppo ammalata per pensare ad una cosa qualunque."
Léon Bloy, scrive ad un amico comune : “Lasciandovi ieri, sono corso da loro (dai Maritain). Vi avevo detto, mi sembra, che mi aspettavano avendo qualche cosa da dirmi. Sì, certo, e ne sono ancora emozionato. Erano all’estremo limite del deserto e domandavano il battesimo! Nella loro ignoranza delle forme liturgiche, pensavano che avrei potuto battezzarli io stesso, poiché Raissa non ha assolutamente mai ricevuto questo sacramento e Jacques non ne ha ricevuto tutt’al più che una parvenza. Bisognò spiegar loro, e con quale ebrezza del cuore, che non essendo in pericolo di morte ed essendo facile l’intervento di un sacerdote, bisognava che ricevessero il battesimo come la Chiesa lo conferisce e non la semplice aspersione in extremis amministrata da un laico…” (è il 6 aprile 1906)
Riprende il discorso Raissa:
“Pensavamo ancora in realtà che tutto potesse regolarsi fra noi, Dio e il nostro padrino. Ogni manifestazione esterna ci faceva paura. Se il dibattito speculativo era finito per noi, dovevamo ancora vincere molte ripugnanze. La Chiesa, nella sua vita mistica e santa, ci era infinitamente cara ed eravamo pronti ad accettarla. Ci prometteva la fede attraverso il battesimo e stavamo per mettere alla prova la sua parola. Ma nella mediocrità apparente del mondo cattolico e nel miraggio che, ai nostri occhi inesperti, sembrava legarla alle forze della reazione e dell’oppressione, ci era stranamente odiosa. Ci sembrava la società delle persone felici in questo mondo, consenziente alleata dei potenti, borghese, farisaica, lontana dal popolo. Domandare il battesimo era anche accettare di essere separati dal mondo che conoscevamo per entrare in un mondo sconosciuto; era pensavamo, rinunciare alla nostra semplice e comune libertà per andare alla conquista della libertà spirituale, così bella e reale nei santi, ma situata troppo in alto, dicevamo , per essere mai raggiunta.
“Era accettare di essere separati per qualche tempo? Dai nostri genitori e compagni, la cui incomprensione ci sembrava dover essere totale, e lo fu in molti casi; ma la bontà di Dio ci riservava molte altre sorprese. Infine ci sentivamo già come la “spazzatura del mondo” al pensiero della disapprovazione di coloro che amavamo. Jacques, malgrado tutto, restava così persuaso degli errori dei “filosofi”, che pensava che, facendosi cattolico, doveva rinunciare alla vita dell’intelligenza.
“finché soltanto lo spettacolo della santità e la bellezza della dottrina cattolica ci aveva occupati, eravamo stati felici di cuore e di spirito, eravamo passati di ammirazione in ammirazione. Ora che ci disponevamo ad entrare fra coloro che il mondo odia come odia Cristo, soffrivamo una specie di agonia. …
“ Finalmente comprendemmo che Iddio ci attendeva e che non ci sarebbe stata altre luce finché non avessimo obbedito alla voce imperiosa della nostra coscienza che ci diceva: Voi non avete obiezioni plausibili contro la Chiesa; soltanto essa vi promette la luce della verità; provate la sua promessa, mettere alla prova il battesimo.
“Pensavamo ancora che diventare cristiani significasse abbandonare la filosofia per sempre. Ebbene: eravamo pronti ad abbandonare la filosofia per la verità, ma non era facile. Jacques accettò questo sacrificio. La verità che avevamo tanto desiderata ci aveva presi in un tranello: “se piacque a Dio di nascondere la sua verità in un mucchio di letame, diceva Jacques, proprio lì andremo a cercarla”. Cito questa parola crudele per dare un’idea del nostro stato d’animo . …
“l’11 giugno, incoscienti di quello che questa data significava per il nostro padrino (Léon Bloy), ci presentammo tutti e tre (Raissa, sua sorella Vera e Jacques) alla chiesa di san Giovanni evangelista di Montmartre - (ndr.- chiesa parrocchiale, adiacente la Basilica) – io ero in assoluta aridità, non mi ricordavo più nessuna delle ragioni che avevano potuto condurmi là. Una sola cosa restava chiara nel mio spirito: o il battesimo mi avrebbe dato la fede ed io avrei creduto e sarei appartenuta alla Chiesa, totalmente; o me ne sarei partita senza mutamento, incredula per sempre. Tali erano, press’a poco anche i pensieri di Jacques…
“Fummo battezzati alle 11 del mattino. Léon Bloy era nostro padrino, sua moglie la madrina di Jacques e di Vera, la figlia Véronique la mia madrina. Una pace immensa discese in noi, portando in sé il tesoro della fede. Non vi erano più problemi, più angoscia, più prove, non vi era che l’infinita risposta di Dio. La Chiesa manteneva le sue promesse ed è essa la prima che abbiamo amata. E’ per mezzo di essa che abbiamo conosciuto il Cristo.
“Io penso ora che la fede, una debole fede, esisteva già, impossibile a formularsi coscientemente, nel fondo più oscuro della nostra anima. Ma non lo sapevamo. Fu il sacramento che ce la rivelò, la grazia santificante che la fortificò in noi.”
La prima comunione la faranno il 3 agosto 1906 al Sacro Cuore