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Spiritualità carmelitana - aprile
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Aprile  – Pasqua -

 

I vizi capitali e la passione di Gesù

Meditiamo per un momento i vizi capitali. Eccoli tutti lì ad aizzare il cuore degli uomini contro Gesù.

La superbia, circonda Gesù: tra gli apostoli da pochi giorni serpeggia la delusione per la lite circa i primi posti nel Regno (cfr. Lc 22,24). Tra i nemici di Gesù c’è l’opposizione piena d’orgoglio. Gesù non accetta di essere discepolo degli scribi e dei farisei: è Maestro... e loro si sentono offesi (Mt 23,8). La superbia delle autorità occupanti: guardano Gesù dall’alto; parlano in nome di Cesare innanzi al Figlio di Dio e pretendono di avere una risposta. C’è la superbia idiota del re lussurioso: pensa d’aver diritto a vedere miracoli e si vendica quando si vede tratato come merita (Lc. 23, 8-11). C’è ancora la superbia presuntuosa e inconsapevole degli apostoli, i quali, quando Gesù li previene che nella notte del tradimento si scandalizzeranno per causa sua, protestano; benchè san Pietro sia il protagonista della famosa espressione: “Anche se tutti si scandalizzeranno, io non mi scandalizzerò”, l’evangelista nota che tutti dicevano la stessa cosa (Mt 26, 31-33). In questa presuntuosa superbia degli apostoli c’è la superbia di tutta l’umanità. Quanta superbia degli uomini nella passione di Gesù ! Gesù ha appena finito di dare l’esempio della suprema umiltà lavando i piedi agli apostoli, mettendosi al loro servizio, chinandosi  e prostrandosi davanti a loro; ma la superbia degli uomini ha la sua ora, l’ora delle tenebre.

C’è l’avarizia. “Giuda era ladro” (Gv 12,6), il traditore era ladro. E il Vangelo mette bene in chiaro che l’avarizia ha giocato la sua parte nel travolgere lo spirito e il cuore di Giuda. Ma non c’è soltanto la sua avarizia.

C’è la lussuria di Erode e della sua corte che, con questa idiota superficialità di coloro che sono abbrutiti dal peccato, pensano soltanto allo spettacolo, al gioco. Quanto egoismo in tutto ciò!

C’è l’invidia. E’ tutta una trama di invidia quella che si raccoglie nell’ora delle tenebre. Gli scribi e i farisei sono invidiosi di Gesù: sopportano male che le folle lo seguano e lo acclamino Maestro. Vedono cadere il loro prestigio; sono invidiosi del bene che le folle vogliono a Gesù; e soprattutto sono invidiosi di quella sua immacolata integrità, perchè non lo possono veramente mai prendere in fallo nè nelle parole, nè nelle opere. C’è invidia tra di loro. Caifa è il sommo sacerdote, ma fa i conti per basso calcolo con l’avido Anna, il quale non ricopre alcuna carica, ma è potente perchè è pieno di soldi, di mezzi e d’influenza. Pilato pensa di uscir d’imbarazzo mandando ad Erode il suo rivale, il suo antagonista; e diventano amici... E’ sempre così!

C’è l’accidia. Gli apostoli dormono. Sono stanchi, ed hanno il cuore pigro. Come si fa a dormire mentre il Maestro è solo, agonizzante? Ma ... la notte è fatta per dormire! Succeda quello che vuol succedere.

Povero san Pietro! Ha freddo e va a scaldarsi ... ma come la paga cara! Dove lo portano l’accidia, la pigrizia, lo spirito di comodità!

C’è l’odio e l’ira. Quanti episodi! Certo il gesto di Pietro che tira fuori la spada non è un gesto di zelo, bensì un impeto di rabbia. Gli schiaffi che riceve Gesù, altri impeti di rabbia. Veramente il Signore cade nelle mani dell’ora delle tenebre, e queste mani sono i vizi di tutti gli uomini di tutti i tempi.





 
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