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           Card. Anastasio BALLESTRERO (carmelitano)
 
 

Dal mese di dicembre 2011 e per tutto il 2012 la meditazione sulla home page del sito, sara caratterizzata dalla spiritualità del  Card. Anastasio Ballestrero, carmelitano (1913-1998)

                Alcune notizie sulla sua vita

Entrato a far parte dell'ordine carmelitano con il nome  di Anastasio del SS.mo Rosario, di cui ne divenne per 12 anni il Superiore Generale. Ha partecipato attivamente al Concilio Vaticano II,  anzi come superiore generale dei carmelitani Scalzi, già aveva preso parte ai lavori preparatori fin dal 1960, quando era stato nominato da Giovanni XXIII consultore  della Commissione teologica. Intervenne in aula, secondo gli atti conciliari, una sola volta (11.11.1964) nel dibattito sullo schema concernente i religiosi, affermando tra l'altro: "Per evitare che le parole rinnovamento o adattamento generino confusione di idee, sarebbe necessario porre in maggiore evidenza che esse significano essenzialmente un ritorno dei singoli e delle comunità al fervore primitivo, e un adattamento alle esigenze dei tempi. E' necessario porre a base dell'aggiornamento, nelle sue varie fasi, solidi criteri soprannaturali, per non cadere nè nell'immobilismo, nè nell'inquieto prurito di novità, che vorrebbe sovvertire tutto. i religiosi devono essere testimoni di santità e perciò il loro rinnovamento non è sinonimo di "moderniz-zazione", ma è piena adesione agli ideali che hanno dato vita alle varie famiglie religiose. Occorre insistere affinché lo spirito dei Fondatori venga conservato anche in ciò che riguarda l'esercizio dell'apostolato e mai si corra il rischio di una specie di standardizzazione.... Oggi nel mondo si coltiva la specializzazione; è opportuno perciò tenere vive le differenze tra i vari ordini e congregazioni". Ed è lui che si accorse che la costituzione pastorale della Chiesa nel mondo contemporaneo, avrebbe portato un nome che contraddiceva macroscopicamente lo spirito ottimistico che ispirava invece il documento. Le prime parole di tale documento erano infatti: Angor et luctus seguita da gaudium et spes, e come sappiamo, le encicliche portano il nome delle prime parole di un documento. Così "Qualcuno notò la non piccola incongruenza, cui subito si rimediò, e la Angor et luctus divenne poi la Gaudium et spes" che tutti conosciamo. Quel qualcuno era appunto il padre Anastasio del Ss.mo Rosario. Dalla sua intensa partecipazione ai lavori conciliari il Card. Ballestrero potè assimilare una genuina mentalità conciliare, che cercò di trasmettere nel suo Ordine Carmelitano e poi nel magistero episcopale a Bari, Torino e alla presidenza della CEI. "Profondo conoscitore  dei testi conciliari, sia per aver contribuito alla loro redazione, sia per aver vissuto il clima del Concilio, più che aspetti particolari ne privilegiò le sintesi e i grandi temi di fondo. Negli immediati anni post-conciliari, ancora generale dell'Ordine, con esortazioni e lettere cercò di introdurvi le riforme del Vaticano II, e alla scadenza del mandato, (1.7.1967), indirizzò una Istruzione all'Ordine sull'aggiornamento della vita religiosa secondo il Concilio. In sintonia con il suo intervento in aula conciliare, volle dai suoi frati un aggiornamento inteso come "fedeltà alla Chiesa, ritorno perenne allo spirito originario dei Fondatori, orazione, ascesi, povertà ed austerità con la scelta della sequela Christi vissuta secondo il vangelo delle Beatitudini"-"

 


(da: Ricordando il Concilio - Ldc - 1991)






 
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