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Conversioni celebri _ Dal Diario di Elisabetta Leseur
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Dal Diario di Elisabetta Leseur

 
 
“La preghiera è la forma più alta dell’azione..

“La preghiera è una forza onnipotente che, giungendo a Dio dal Cuore di Cristo, afferra, attira, trascina la grazia nelle anime. La sofferenza e la pratica della carità sono altre forme della nostra preghiera ugualmente irresistibili

 

“L’Eucaristia opera veramente in noi e ci trasforma quasi a nostra insaputa, così come il pane e il vino….il Cristo con il suo contatto e con la grazia che lascia in noi, ci dà la salute morale e ricrea la nostra anima. Non si riposa invano sul suo cuore, non gli si confida senza trarne conforto, il peso delle nostre sofferenze, debolezze ed angosce.

 “Stamattina, dopo la comunione…ho avuto l’immagine di tre tabernacoli in cui il Signore si degna di abitare:

  1. -         le profondità del suo Cielo, il seno dell’inaccessibile Trinità, nell’unione ineffabile della sua Umanità alla Divinità. E’ il tabernacolo della sua gloria, dove noi potremo contemplarlo solo quando saremo spogliati dalle nostre vesti mortali.
  2. l’Ostia dove si cela per stare vicino a noi, vivere in mezzo a noi, sempre pronto ad accoglierci ed ascoltarci. È il tabernacolo del suo amore.
  3. la nostra anima, in cui entra con la comunione, unendosi ad essa in un modo mirabile, accettando di essere suo Ospite, suo Amico, suo Alimento spirituale, continuando ad abitarla spiritualmente quando cessa la presenza sostanziale. E’ il tabernacolo del suo Cuore, il luogo delle sue delizie, del suo riposo, della sua gloria.

“Serenità inalterabile, umiltà autentica, carità profonda, sono i tre fondamenti di ogni vita interiore vigorosa e intensa

“Non bisogna mai respingere un’anima che tenta di avvicinarsi alla nostra; consapevolmente o no, forse sta cercando il “Dio ignoto”, ed ha sentito palpitare in noi qualcosa che le ha rivelato la sua presenza, o forse ha sete di verità e ha sentito che  noi viviamo di questa sovrana verità”

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

“Anzitutto devo occuparmi di me stessa, sviluppare tutte le mie inclinazioni: rafforzare la volontà attraverso un’applicazione costante, arricchire incessantemente lo spirito con il sacrificio e l’accettazione delle sofferenze abituali, con una perseverante e tenera simpatia verso tutti coloro che mi avvicineranno. Devo compiere i doveri più modesti pensando che mi avvicinano positivamente a quella bellezza e a quella verità cui tanto aspiro. …

 

“Avverto con chiarezza che tutta la mia sapienza…deve consistere in un’opera di conciliazione. Devo professare con semplicità e con determinazione la fede…ma con la prudenza che non ferisce e che non urta le convinzioni o l’assenza di convinzioni altrui. Senza farlo pesare, devo fare il sacrificio delle mie preferenze, delle mie inclinazioni, di tutto ciò che non compromette le mie convinzioni vitali. Devo compiere il mio dovere,opere di carità  … , in modo tale che nessuno possa sentirsi mortificato, e nello stesso tempo senza nuocere ai miei doveri immediati; applicarmi con regolarità al mio lavoro intellettuale; soddisfare anche i miei impegni mondani, malgrado il desiderio di starmene ritirata in casa…In concreto, compiere i doveri più diversi senza che nessuno avverta la mia pena nel conciliare cose contrastanti; ignorare me stessa; moltiplicare i talenti di intelligenza che Dio mi ha dato, bandire assolutamente l’orgoglio, anche nelle sue forme più sottili; amare in maniera sovrabbondante senza la minima ricerca di me stessa; volere ogni giorno e in ogni ora, con l’aiuto della grazia, il dovere del momento, senza mai trascurarlo, per quanto insignificante….

 

“Cercare attorno a noi i poveri, timorosi della sofferenza, scoprirli e far loro l’elemosina del nostro cuore, del nostro tempo, del nostro tenero rispetto.

 

“Il Signore si incarica di fare per noi, e meglio di noi, ciò che avevamo sognato di realizzare. Egli realizza quell’influenza che noi non abbiamo la possibilità di esercitare, quando gli facciamo l’offerta dei nostri silenzi, delle nostre debolezze e della nostra apparente inerzia

 

“Superando le mie debolezze e le mie stanchezze, voglio essere sempre amabile, sorridere a tutti e nascondere le mie pene; dimenticarmi per offrirmi, cercando di essere “affascinante”, perché l’onore della grazia divina che mi assiste risalga interamente al Signore.

 

“Offrire di se stessi solo quel tanto che può essere ricevuto con profitto dagli altri; conservare il resto nelle pieghe dell’anima, gelosamente, come l’avaro custodisce il proprio tesoro, però con l’intenzione di sacrificarlo, di farne dono non appena se ne presenta l’occasione

 

“Pensare è bello, pregare è meglio, amare è tutto

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

“il segno caratteristico del cristiano è il perdono; non però un perdono passivo, ma come vibrante atto d’amore

 

“…Voglio essere un’anima eucaristica, un apostolo segreto del Cuore divino. Praticare l’abbandono totale, fiducioso, amante. Andare al Signore per mezzo della sua Croce, passando attraverso il Cuore di Gesù, sotto la dolce e materna protezione di Maria…Il giorno attuale è quello in cui posso lavorare e soffrire per gli uomini in vista della gloria di Dio

 

Bellissimo appunto, tra i tanti belli già proposti:

“Umanamente parlando, una parola di fede e i carità, mi riscalderebbe il cuore. La volontà del Signore vuole invece che, fino alla realizzazione del mio più intenso desiderio, io debba camminare sola sulla via della sofferenza che ci ha indicato e che da qualche tempo mi ha reso molto aspra. Tuttavia  lo sento più vicino che mai e mi sostiene. Da un punto di vista umano, nessuna schiarita. Tristezze per il presente, inquietudine per l’avvenire, fastidi per tutti a causa della mia malattia, rinuncia a tutto ciò che avrebbe potuto trasformare la mia vita – cioè iniziative, attività impegnate e feconde, letture – per dedicarmi ad altre occupazioni più immediate e più modeste; assenza di quel conforto che deriva dal contatto con persone intelligenti e di fede e di amicizia veramente cristiane…chiederò al Signore che il mio sacrificio costituito dall’inazione, giovi alle persone che mi sono care e alle anime. Dovrò applicarmi alla pratica della scienza dei momenti perduti per riuscire a scrivere e ad occuparmi delle varie opere…non indugiare sui contrasti cui sono sottoposti i miei sentimenti e le mie convinzioni, ma offrirli virilmente al Signore. Resistere allo scoraggiamento e a una certa fiacchezza morale, conseguenza di afflizioni spirituali e fisiche. Rafforzare invece la gioia soprannaturale e la volontà d’azione, senza mai preoccuparmi del risultato pratico del mio lavoro e dei miei sforzi.

 

“La sofferenza pare veramente la mia vocazione, l’appello del Signore alla mia anima. E poi, la sofferenza mi consente di fare opera di riparazione e di ottenere, almeno lo spero, le grandi grazie che desidero per le persone che mi sono care e per tutte le anime

 

 

“Signore , Tu hai posto la tua Croce sulla mia anima, sul mio cuore, sul mio corpo. Tu mi dai la sofferenza e, fra tutte le sofferenze, mi imponi proprio le più lancinanti per il mio cuore. Aiutami a sopportare questa croce senza amarezza, smarrimenti, ripensamenti. Credo che tu voglia farmi inoltrare nel cammino della rinuncia e dell’abbandono totale attraverso tanti turbamenti e umilianti debolezze.

“Signore , lascia che ti rinnovi la mia preghiera: preserva dalle colpe e dal dolore le persone che mi sono care, concedi loro la tua luce, santificale per i tuoi meriti. Le affido a te e per quanto riguarda il peso del mio cuore, lo depongo nel tuo, affidandogli tutto: sofferenze, desideri, preghiere. A te voglio riservare le lacrime del cuore per offrire agli altri solo il sorriso del volto…

 

“poiché non mi è concesso di organizzare interamente la mia vita come l’avevo sognata, devo rendere meglio e più feconda, per amore del Signore e per le anime, la vita che mi è stata assegnata. Anche l’operaio non sceglie il proprio lavoro e il figlio subisce l’affettuosa volontà paterna.

 

“Devo accettare sempre in silenzio le delusioni, le incomprensioni, perfino il disprezzo di cui siamo ricambiati da coloro in cui vorremmo intravedere e trovare il Signore

 

“Tu sai quanto mi pesi il mondo, quanto mi urtino le sue tendenze, ma poiché vuoi che viva non per il mondo, ma nel mondo, poiché il dovere del mio stato e l’ansia di apostolato mi impongono di viverci in mezzo, consenti che questi numerosi sacrifici…sforzi…rinunce.. pene intime coadiuvino la tua opere sulle anime, gli propizino la tua grazia. È per loro che ti offro tante conversazioni senza interesse, tante azioni per me vuote di consolazione e quell’affabilità che mi costa tremendamente. Accetta tutto, assumi tutto, fa che tutto serva per le anime e per le persone che mi sono tanto care….

 

“E’ sorprendente accorgersi fino a che punto si progredisce interiormente nei momenti di privazione spirituale

 

“Bisogna che accetti il sacrificio  di tutto ciò che avevo desiderato e la privazione di ogni sostegno umano

 

 


 

 

 

 

 

“Concludo, alla presenza del Signore, questo diario in cui per sette anni ho fissato le tappe della mia vita e della mia anima. Queste  confidenze mi hanno giovato nei momenti in cui la Provvidenza compiva in me e senza di me, un’azione che solo più tardi ho potuto comprendere. Mentre sta per giungere il tempo della maturità degli anni, e già si leva il giorno della mietitura divina, preparato nella fatica e nella pena, analizzando il passato e guardando con serenità all’avvenire…rinnovo il mio atto di fede profonda, di speranza soprannaturale, di adorazione, che è anche un atto di gratitudine, per le immense grazie che mi sono state accordate. Il tuo dono, Signore, è stato assolutamente gratuito. Mi ha trattata come una “figlia prediletta”. A me sulla soglia della mia nuova vita, non resta che abbandonarmi, come offerta umile ma colma d’amore… ed ora voglio offrirti la nuova esistenza che si apre davanti a me…. Voglio diventare una donna nuova…

 

 

Elisabetta muore il 3 maggio 1914, festa della Santa Croce. La sua agonia è stata lunghissima. Nel 1911 viene operata al petto per un tumore, cerca di rasserenare tutti i suoi familiari, ma nel suo diario annota: “Che sia fatta la volontà del Signore… Dà a tutte le anime luce e vita soprannaturale. Prendimi tutta per Te, nella vita e nella morte. Così sia”.  E tra riprese e ricadute, il suo corpo si va lentamente spegnendo fino al 1914.

Lascerà scritto nel suo testamento spirituale per il marito:

 “A te, sopra tutti, e a tutti quelli che mi amano, lascio la missione di pregare molto e di far molto pregare per me…Le tue opere e le tue elemosine fa che parlino al Signore di colei che l’ha servito imperfettamente, ma che lo ama con tutte le forze dell’anima e del corpo, con tutti gli affetti del suo cuore… finisci durante la tua vita, di saldare, per quanto una povera creatura lo può, il mio debito immenso di riconoscenza verso il Padre…Di lassù le mie preghiere ti otterranno di conoscerlo e di amarlo… Quando tu pure sarai diventato figlio del Padre, discepolo di Gesù e membro vivo della Chiesa, consacra la tua vita, trasformata dalla grazia, alla preghiera e al dono di te stesso con la carità. Sii cristiano e sii apostolo. Quel che le mie suppliche e le mie tribolazioni hanno chiesto per i nostri poveri fratelli di quaggiù, sforzati di darlo a tua volta: ama le anime, prega e lavora per loro. Esse meritano tutti i nostri dolori, tutti i nostri sforzi, tutti i nostri sacrifici”

 

Un episodio dalla vita di Felix, dopo la morte della moglie

“Alla fine del mese di ottobre 1917, mi recavo in Italia ospite dei Padri Domenicani, per un ritiro di diverse settimane che avrebbe illuminato la mia vita interiore ed esercitato sulla mia esistenza una grande influenza. Da Roma, mi recai al convento della Quercia di Viterbo, per prendervi i primi contatti con la regola domenicana… E’ nella chiesa di questo convento che padre Lacordaire pronunciò i suoi voti solenni nel 1840. Al momento del mio arrivo nel dormitorio, incontrai un padre francese che, stupito di vedere un laico nel recinto della clausura mi fermò:

-         che cosa desidera, signore?
- Padre – risposi – vengo da Roma, dal Collegio Angelico per trascorrere qui una decina di giorni su invito del padre Maestro col quale vorrei parlare.
-   Benissimo, l’accompagno io

Dopo pochi passi, si fermò improvvisamente per chiedermi:

-         sono indiscreto se le chiedo il suo  nome?
-     Nient’affatto, sono Felix Leseur
-    Non è possibile – esclamò il padre alzando le braccia in segno di gioia – mi permette di abbracciarla?
-     Molto volentieri, padre – risposi sorpreso
-     Lei sarà stupito, signore, e la capisco, ma devo confessarle che io vivo con il “Diario” della signora Leseur, è il mio libro di meditazione e lo faccio conoscere a tutti. Venero la signora Leseur come una santa e senza averla mai conosciuta, a Lei posso dirlo, le voglio un gran bene. Sono proprio felice che lei sia qui con noi.

 

Felix Leseur sarà davvero prete, come aveva predetto Elisabetta, nell’Ordine dei Domenicani e consentirà alla diffusione degli scritti della moglie.

 

 

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Nota-  (nella scelta: tutte le pagine, la visualizazione è corretta)

 

 

 
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