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documento:
Costituzione
Apostolica: Indulgentiarum Doctrina, di Papa Paolo VI, del 1.1.1967
“7.- La convinzione esistente nella Chiesa che i
Pastori del gregge del Signore potessero liberare i singoli fedeli da ciò che
restava dei peccati con l’applicazione dei meriti di Cristo e dei Santi,
lentamente nel corso dei secoli, sotto l’influsso dello Spirito Santo, continuo
animatore del popolo di Dio, portò all’uso delle indulgenze, con il quale si
realizzò un progresso nella stessa dottrina e nella disciplina della Chiesa,
non un mutamento, e dal fondamento della rivelazione è stato tratto un nuovo
bene ad utilitĂ dei fedeli e di tutta la Chiesa.
L’uso delle indulgenze, propagatosi un po’ alla volta, allora
soprattutto divenne nella storia della Chiesa un fatto molto evidente quando i
Romani Pontefici decretarono che alcune opere piĂą convenienti al bene comune
della Chiesa “potessero sostituire tutta la penitenza” (Concilio di Clermont, can, 2), e ai fedeli “veramente
pentiti e confessati dei loro peccati” e che avessero compiuto tali opere
concedevano “per la misericordia di Dio onnipotente…, confidando nei meriti e
nell’autorità degli Apostoli”, “usando la pienezza della potestà apostolica”, “il
perdono non soltanto pieno ed abbondante, ma anche pienissimo dei loro peccati”
(Bonifacio VIII Bolla Antiquorum habet)
L’Unigenito
Figlio di Dio, infatti, … ha procurato un tesoro alla Chiesa militante e lo ha
affidato al beato Pietro, clavigero del Cielo, e ai successori di lui, suoi
vicari in terra, perché lo dispensassero ai fedeli per la loro salvezza e, per
ragionevoli cause, lo applicassero misericordiosamente a quanti si fossero
pentiti e avessero confessato i loro peccati, talvolta rimettendo in maniera
totale e tal’altra in maniera parziale la pena temporale dovuta per i peccati,
sia in modo generale che particolare (come giudicavano opportuno nel Signore).
Si sa che di questo tesoro costituiscono un accrescimento ulteriore anche i
meriti della beata Madre di Dio e di tutti gli eletti” (Clemente VI Bolla del
Giubileo)
8.-
Detta remissione di pena temporale
dovuta per i peccati, giĂ rimessi per quanto riguarda la colpa, con termine
proprio è stata chiamata “indulgenza” (Leone X, Decreto Cum postquam). Essa
conviene in parte con gli altri mezzi o vie destinate ad eliminare ciò che
rimane del peccato, ma nello stesso tempo si distingue chiaramente da essi.
Nell’Indulgenza , infatti, la
Chiesa, facendo uso del suo potere di ministra della
redenzione di Cristo Signore, non soltanto prega, ma con intervento
autoritativo dispensa al fedele debitamente disposto il tesoro delle
soddisfazioni di Cristo e dei Santi in ordine alla remissione della pena
temporale. Il fine che l’Autorità ecclesiastica si propone nella elargizione
delle indulgenze, è non solo di aiutare i fedeli a scontare le pene del
peccato, ma anche di spingere gli stessi a compiere opere di pietĂ , di
penitenza e di carità , specialmente quelle che giovano all’incremento della
fede e al bene comune. Se poi i fedeli offrono le indulgenze in suffragio dei
defunti, coltivano in maniera eccellente la caritĂ e, mentre elevano la mente
al cielo, ordinano piĂą saggiamente le cose terrene. Il Magistero della Chiesa
ha difeso ed esposto questa dottrina in vari documenti: Purtroppo nell’uso
delle indulgenze si infiltrarono talvolta degli abusi, e perché a causa di
concessioni non opportune e superflue veniva avvilito il potere delle chiavi e
la soddisfazione penitenziale veniva indebolita, e perché a causa di “illeciti
profitti” veniva infamato il nome di indulgenza. Ma la Chiesa, biasimando e
correggendo tali abusi, “insegna e stabilisce che l’uso delle indulgenze deve
essere conservato perché sommamente salutare al popolo cristiano e
autorevolmente approvato da sacri Concili, mentre condanna quanti asseriscono
la inutilitĂ delle indulgenze e negano il potere esistente nella Chiesa di
concederle.
9.-
La Chiesa pertanto anche ai giorni nostri invita
tutti i suoi figli a ben ponderare e riflettere quanto l’uso delle indulgenze
sia di giovamento alla vita dei suoi figli, anzi, di tutta la societĂ
cristiana. L’uso salutare delle indulgenze, tanto per ricordare le cose più
importanti, insegna in primo luogo quanto sia “triste e amaro l’aver
abbandonato il Signore Iddio”. I fedeli, infatti, quando acquistano le
indulgenze, comprendono che con le proprie forze non sarebbero capaci di
riparare al male, che con il peccato hanno arrecato a se stessi e a tutta la
comunità , e perciò sono stimolati ad atti salutari di umiltà . Inoltre l’uso
delle indulgenze ci dice quanto intimamente siamo uniti in Cristo gli uni con
gli altri e quanto la vita soprannaturale di ciascuno possa giovare agli altri,
affinché anche questi più facilmente e più intimamente possano essere uniti al
Padre. Pertanto l’uso delle indulgenze eccita efficacemente alla carità e la fa
esercitare in modo eminente, allorché viene offerto un aiuto ai fratelli che
dormono in Cristo”
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