(le notizie riportate sono prese dal libro: Il Capo di Leuca e dintorni tra realtà storica e leggende del dr. Rocco Fino, ed. Congedo -2004)

Panorami e storia del
| “Salento dal graco Salos-Sale, ma anche: acqua zampillante, flutto, mare aperto, luogo di ancoraggio ed anche stazione. C’è anche una vicinanza fonetica col termine graco “Salentòs” = agitato, che potrebbe non essere estraneo all’affermarsi del vocabolo Salento, attribuito alla regione non solo per motivi marittimi. Il simbolo del Salento è il delfino con nettuno. La regione è oggi divisa nei 4 distretti di Lecce, Taranto, Gallipoli e Brindisi. Gli abitanti di questa regione presero il nome di Messapi.” |
| Siamo nell'ultimo lem- bo d’Italia. Da qui l’Italia sembra navigare nel mare. L'Adriatico e lo Jonio si incontrano e diventano:Mediterraneo, il mare del sud, del nord del mondo!
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Al Salento appartengono con una attribuzione particolare nomi come: sole, mare, vento, ma anche ulivi, sassi e......
Qualcuno ha provato a cercare una risposta al perché di una terra così dolce e aspra allo stesso tempo |
Riportiamo un racconto sulla "creazione" del Salento | “Si racconta che, nella notte dei tempi, il Padreterno chiamò il suo migliore collaboratore e gli disse: Prendi il sacco di viaggio, riempilo di quanto abbiamo di meglio e torna subito perché dobbiamo andare sulla terra a riordinare una parte di quel pianeta” – Partirono quasi immediatamente e, giunti sul posto, il Padre di tutte le cose disse a Michele: Questo angolo di terra, col tempo, sarà chiamato Italia. Lo facciamo a forma di stivale perché i suoi futuri abitanti dovranno fare molta strada… in alto, le mettiamo una spessa ed alta corona di montagne e tutto attorno il mare perché non voglio che altri popoli abbiano facile accesso a questa terra… E subito si misero a dispensare fiumi, pianure e vallate fiorite, laghi e quanto trovarono nel sacco… e poi si avviarono giù per lo Stivale distribuendo ancora fiumi, montagne, colline, vallate e mille altre cose meravigliose. Quando giunsero in vista del mare Jonio, Michele disse sorpreso: Padre, abbiamo esaurito quasi tutto e che mettiamo in questa zona che rimane?... Nel sacco sono rimasti soltanto sassi! – Allora – rispose il Padre – svuotalo qui … gli abitanti di questi luoghi abbiano un sole splendente sempre, un limpido cielo ed un mare blu come non lo abbiamo dato ad altre località …Se questi abitanti si premureranno di utilizzarli e conservarli nel migliore dei modi, avranno di che vivere certamente bene. Questi figlioli debbono capire che non potranno ricavare molte risorse di vita dall’industria e dall’agricoltura, ma offrendo ospitalità agli altri o, come diranno loro, favorendo il turismo. Su questo territorio mettiamo inoltre una pianta meravigliosa, grande, robusta, sempreverde, capace di resistere alla siccità, di fornire una preziosa fonte di guadagno e che sarà anche simbolo di pace … l’ulivo. Diamo inoltre a questi abitanti una pianta più piccola, ma non meno preziosa e utile…. E tutti dovranno venire da ogni parte del pianeta a cercarne il frutto… - Ma Padre – obiettò Michele impensierito – mi pare che queste piante non esistano o perlomeno io non ne ho viste ancora! Il Creatore mise allora la mano nel sacco e tirò fuori un’infinità di olivi e di viti che distribuì attorno a se.
Vedi – disse poi al suo collaboratore – quel Corno di Terra che si incunea laggiù nel mare? Dovrà fungere da ostello per i naviganti e naufraghi provenienti da terre lontane … ovvero, come diranno col tempo i suoi abitanti, dovrà diventare un grande “hotel”… simbolo di tranquillo approdo e ospitalità… gli abitanti di quel “Capo” si chiameranno perciò, nella loro lingua: “Capustegdhi”. Sarà gente cordiale, laboriosa, semplice, frugale ed onesta. Le privazioni, le sofferenze e le mille altre inevitabili difficoltà della vita tempreranno tuttavia in loro un carattere forte, buono, sensibile e pronto al ravvedimento. Gli altri poi dovranno stare attenti a non approfittarne, altrimenti ….
...Guardarono allora in alto, videro specchiarsi nel cielo grandi estensioni di floridi olivi, filari interminabili di viti carichi di frutto, la terra rossa come sangue alternata a bianche distese di sassi, un mare blu intenso per cornice e molte altre belle cose e si avviarono soddisfatti per avere creato sulla terra un angolo di Paradiso” (del dr.Rocco Fino)
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Ed allora, cosa ci fecero con i sassi i primi abitanti del Salento? Dolmen, Menhir, Muri a secco, Torri di avvistamento, e le loro case (trulli e pagliare) fino ad oggi.
Preistoria del Salento “Le specchie il più antico reperto archeologico nel Capo di Leuca "
“Le Centopietre – o grande Dolmen – nella zona di Patù Monolocale costruito con 100 grossi monoliti a forma rettangolare da cui è derivato il nome. Lo studioso francese Lenormant lo definì: una maraviglia archeologica della provincia di Lecce. Qualcuno sostiene che risalga all’età del ferro, ma questa meraviglia è ancora oggi un rompicapo per gli archeologi. La costruzione richiama l’idea di un grande dolmen, ma avendo una copertura , di 26 pesanti massi posti a spiovente e senza malta, sembra costituire “un passo innanzi sulla civiltà dei dolmen” (dice il Rosafio). Nel Medioevo fu trasformata in cappella cristiana i cui dipinti sono attualmente in fase di totale cancellazione. Sembrerebbe la tomba di un eroe.
Gli affreschi interni alle Centopietre
Ecco alcune immagini degli affreschi interni il monumento delle Centopietre. Come si può constatare sono quasi del tutto rovinati.
“i Menhir o pietrefitte" sono un monumento megalitico preistorico costituito da blocchi di pietre di forma allungata, infissi perpendicolarmente nel suolo. Ce ne sono diversi presenti nel Capo di Leuca. Qui riportiamo quello di Gagliano del Capo, nei pressi della stazione, e denominato: Menhir della croce.
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Spesso su questi monumenti vi si trova scolpita una croce. Questi monumenti furono eretti per motivi funerari e risalgono alla preistoria o meglio all’età eneolitica. “Tutti conoscono che a questi importantissimi monumenti preistorici e funerari, il nostro popolo dà il nome di croci, nome che pure è dato in Francia a monumenti somiglianti” (da Pasquale Maggiulli) Fu detto che essi furono, come l’obelisco egiziano, simbolo del sole, e rappresentava la credenza nella risurrezione del defunto per opera del più grande degli dei: il sole. Si pensa che questi monumenti vennero “cristianizzati” dai primi Padri della Chiesa cattolica, quando si accorsero che nonostante i divieti imperiali ed ecclesiastici il loro culto non era scomparso. I Padri accomodarono l’idea cristiana ai costumi e alle idee religiose preesistenti “timbrando” con le croci i menhir lanciando – così – la considerazione che “la pietra può stare col Vangelo”. Ma sempre il Mangiulli aggiunge a questo una considerazione interessante. Dice che il Segno della Croce su moltissimi menhir ha potuto essere inciso proprio al momento della loro collocazione nel terreno e quindi molti secoli prima del cristianesimo. Esso dunque non fu dovuto solo all’effetto del propagarsi delle idee cristiane. Come dice il Barig Gould, gli spagnoli nei loro primi viaggi nell’America trovarono la croce oggetto di venerazione già nelle popolazioni indigene, simbolo del Dio della pioggia. Ecco perché i menhir con la croce furono l’espressione della stessa idea di risurrezione e le troviamo entrambi presso le tombe. Il Mangiulli conclude: “Penso che i Padri del cristianesimo non timbrarono ma trovarono timbrati con la croce quei monumenti e persuasero gli evangelizzati popoli a venerare il segno della nuova redenzione e non la pietra. Visto poi che riusciva l’ingegnoso ripiego, continuarono a timbrare con croci quelle pietre ritte che ne erano prive”
 “Le grotte del Capo di Leuca, furono abitate dagli uomini primitivi, come la famosa grotta del Ciolo. In questa località furono ritrovate (1985) zanne di mammuth elephas, utensili, ed alcune amigdale. “Tutto lascia supporre che, in epoche assai remote, questo tratto di territorio protetto dai venti, ricco di vegetazione e di acque, rendesse più facile la vita alle persone e agli animali”.Riportiamo, di seguito ,alcune immagini della zona del Ciolo (Gagliano del Capo-Lecce), con le grotte che servirono da rifugio per gli uomini primitivi e gli animali preistorici. A Cutrofiano c'è anche il parco dei fossili
Santa Maria di Leuca, conosciuta anche come "Finibus terrae" costituisce il limite estremo dell'Italia, dove la Punta Ristola separa il mare Adriatico dallo Jonio. Al Salento appartiene anche il punto più ad est dell’Italia, quello dove per primo ogni giorno sorge il sole: punta Palascìa nei pressi di Otranto, incantevole centro sul mare Adriatico noto per questo come Porta d’Oriente.
 
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