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Viaggio nelle cinque terre _Liguria - Dalle creature al Creatore
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Viaggio nelle cinque terre _Liguria
Monterosso
Portovenere
Dalle creature al Creatore
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 La voce delle creature

(Parole di sant'Agostino, da Libro X, cap. VI in poi)

“Ti amo, Signore: ne ho assoluta certezza; hai battuto il mio cuore con la tua parola e ti ho amato. Però mi invitano ad amarti anche il cielo, la terra, tutto quanto è in essi rinchiuso, da ogni parte: e non cessano di ripeterlo a tutti perché tutti siano senza scuse. Però Tu sarai più pietoso verso colui di cui hai già avuto pietà, continuerai ad usare misericordia a colui  a cui già usasti misericordia: altrimenti il cielo e la terra cantano le tue lodi ai sordi.

Che cosa amo quando amo Te? Non la bellezza corporea, non la leggiadria dell’età, non il fulgore della luce, così caro a questi occhi; non dolci melodie di canti; non la fragranza dei fiori, dei profumi, degli aromi; non manne, non mieli, non membra care agli amplessi carnali: non sono queste le cose che amo quando amo il mio Dio. Eppure amo in un certo senso la luce, il suono, il profumo, il cibo, l’amplesso quando amo il mio Dio, luce, suono, profumo, cibo, amplesso dello spirito, armonia che non svanisce nel tempo, profumi che il vento non disperde, gusto che la voracità non nausea, amplesso che la sazietà non scioglie. Tutto questo amo quando amo il mio Dio.

E che cosa è tutto ciò? Ho interrogato la terra e mi rispose: “Non sono io”. E mi fecero la stessa dichiarazione tutte le cose che sono in essa. Ho interrogato il mare e i suoi abissi, i viventi che vi si muovono e risposero: “Non siamo il tuo Dio; cerca più in alto”. Ho interrogato il sussurro del vento; e tutta l’atmosfera con i suoi abitatori rispose: “Anassimene s’inganna, non sono la divinità” E ho interrogato il cielo, il sole, la luna, le stelle: “Nemmeno noi”, mi dicono “nemmeno noi siamo il Dio che cerchi”. Dissi allora a tutto ciò che siede davanti alle porte dei miei sensi: “Se non lo siete voi, ditemi qualche cosa del mio Dio, parlatemi di lui”. Ed a gran voce tutto rispose: “E’ il nostro creatore”. Guardare le creature era come interrogarle; la loro bellezza era la loro risposta.

Mi ripiegai allora su me stesso: “Tu che cosa sei?”, chiesi. E mi risposi: “Ecco: un corpo e un’anima  sono pronti in me al mio cenno; uno appartiene al mondo esteriore, l’altra al mio interno. Con quale dei due dovevo cercare il mio Dio? Per mezzo del corpo l’avevo cercato dalla terra al cielo, fin là dove avevo potuto spingere indagatori i raggi dei miei occhi. Meglio dunque chiederlo al mio interno. A questa parte convengono tutti i messaggi del corpo, come ad un capo e a un giudice di tutte le risposte del cielo, della terra e di tutto quanto essi racchiudono e che ripetono: “Non siamo noi, il Signore”; E “ Egli è il nostro creatore”. L’uomo interiore ne ha conoscenza per mezzo dell’esteriore: l’ho conosciuto io, uomo interiore, io, anima, attraverso i sensi del corpo. Ho interrogato intorno al mio Dio tutto l’universo, e la sua risposta fu: “non sono io, ma il mio Creatore”. Ma codesta bellezza non appare manifesta a tutti coloro che hanno integrità di sensi? Perché non ha per tutti un unico linguaggio? Gli animali, grandi o piccoli che siano, la vedono, ma non possono formulare domande, perché in essi non risiede la ragione come giudice delle percezioni dei sensi. Gli uomini, sì, lo possono, scrutare e conoscere la natura invisibile di Dio attraverso le creature, ma per amore si fanno schiavi di esse, e gli schiavi non hanno potere di dare giudizi. Le creature non rispondono che alle interrogazioni di chi sa giudicarle; non cambiano voce, che è poi la loro bellezza, se uno si limita a vedere o se un altro vede e interroga, non si rivelano in un modo al primo  e in un altro al secondo; ma, manifestandosi uniformemente ad entrambi, per uno sono mute, per un altro eloquenti: o meglio, parlano a tutti, ma possono capire solo coloro che accolgono il loro linguaggio esterno e lo confrontano con la verità interiore. La quale mi dice: “Né la terra, né il cielo, né quello che è corporale sono il tuo Dio. La loro natura lo dimostra. In una massa la parte è minore del tutto. E tu, tu, o anima, sei la parte migliore, perché tu animi la massa del tuo corpo, dandogli la vita che nessun corpo può dare ad un altro corpo. Ora, il tuo Dio per te è anche vita della vita”…. Che cosa amo dunque quando amo il mio Dio? …… Ebbene per conoscerti dove ti ho trovato? Prima che ti conoscessi, certo Tu non eri ancora nella mia memoria. Dove dunque, ti ho trovato quando ti conobbi, se non in Te, sopra me? Non vi è spazio né luogo: ci scostiamo, ci riavviciniamo a Te, ma non ci sono distanze. O Verità, Tu dunque sovrasti, a tutti, anche a quelli che ti interrogano, e rispondi a tutti a seconda delle domande: rispondi chiaro, ma non tutti ascoltano chiaro. Ti consultano su quello che vogliono, se non sempre ascoltano da Te ciò che vogliono. Il miglior tuo servo è colui che  non cerca tanto di udire da Te ciò che egli vorrebbe, quanto di volere ciò che ha sentito da Te.

Tardi ti ho amato, o bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato!

Ecco , Tu eri dentro me, io stavo al di fuori: e qui ti cercavo, e deforme quale ero, mi buttavo su queste cose belle che Tu hai creato. Tu eri con me, ma io non ero con Te, tenuto lontano da Te proprio da quelle creature che non esisterebbero se non fossero in Te. Mi chiamasti, gridasti, e vincesti la mia sordità; folgorasti il tuo splendore e mettesti in fuga la mia cecità; esaltasti il tuo profumo, lo aspirai ed anelo a Te; ti degustai, ed ora ho fame e sete; mi toccasti, ed ora brucio di desiderio per la tua pace….”

(Confessioni)

 
 
 


 
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