
Queste magnifiche terre del levante ligure, sono state colpite dall’alluvione nell’ottobre – novembre 2011. Nel collaborare alla doverosa solidarietà umana, sociale ed economica, ricordiamoci anche la solidarietà spirituale. Eleviamo con fede a tutta intera la Trinità: Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo la nostra preghiera di intercessione per queste bellissime terre, della nostra amata Italia. Perché tornino al loro splendore, perché tornino a donare il pane quotidiano ai suoi abitanti, perché tornino a donare vita, perché tornino a donare bellezza. Questi versanti sono attraversati da un singolare sentiero costiero e allo stesso tempo montano: la Via dell’Amore. Possa questo bel titolo tornare a donare speranza e incoraggiare ad una ricostruzione “amorosa” non solo della case e dell’economia ma anche a ridestare un maggiore amore per tutta la nostra terra italiana, da curare, da salvaguardare da valorizzare, perché torni ad essere una “casa” ospitale per i suoi abitanti. novembre 2011
l'articolo sottostante è stato inserito a luglio 2011
| VIAGGIO IN LIGURIA - NELLE CINQUE TERRE (La Spezia)
con le scale e i panorami marini come oggetto di riflessione Patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1997, insieme a Portovenere "La regione costiera ligure nella zona delle Cinque Terre costituisce un patrimonio di alto valore paesaggistico e culturale. La disposizione e la conformazione dei piccoli paesi e dei terrazzamenti sulle colline che li circondano, costruiti sormontando le difficoltà di ripidi e scoscesi terreni, racchiude chiaramente in se la storia e la cultura degli insediamenti di questa regione nel corso di un millennio." Riomaggiore – Manarola – Corniglia – Vernazza - Monterosso Le cinque terre lungo le quali si snoda la Via Azzurra, una parte della quale è conosciuta come: Via dell'amore (da Riomaggiore a Manarola, o viceversa)
 | Inizio della Via dell'Amore, da Riomaggiore, veduta con le rocce sedimentarie  Un gabbiano ci è venuto incontro lasciandosi tranquillamente fotografare | Il Creato è una finestra sull'Onnipotenza amorosa di Dio, il Creato ci parla del suo Autore (leggi , in fondo: "la voce delle creature" di Sant'Agostino) |
Noi abbiamo iniziato il percorso da Monterosso (parte più impegnativa del Sentiero Azzurro), preferendolo fare in salita, piuttosto che in discesa, troppo sdrucciolevole. Vi proponiamo alcune vedute del percorso.
 | Inizio del percorso a Monterosso, verso Vernazza, tempo di percorrenza circa 2 ore. Il percorso è attrezzato con alcune panchine e aree da pic-nic. Vi saranno compagni: il verde delle coltivazioni, l'azzurro del mare, il caldo del sole, meravigliosi panorami !
| Le Scale: possono diventare metafora del viaggio nella vita. Ogni via dell’Amore è fatta di scale. Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr'occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue. Questo il pensiero e il bellissimo sentimento del poeta Montale, che ci ricorda fugacemente che la realtà non è solo quella che si vede, così come ci fa considerare che l’altro che ci accompagna può avere uno sguardo più acuto del nostro. L'Altro è sempre anche Gesù, Nostro Signore, che ci accompagna nel nostro viaggio nella vita, basta porgergli il braccio, e ci renderemmo conto che con il suo sguardo cammineremmo meglio. Quello che lui ci offre è l’amore eccellente: l’Amore d’Amicizia. | Parallelismi spirituali
Così una piccola-grande santa come Teresina del B.G. propone, al cammino fatto a scale di Montale, una via e una possibilità a sorpresa, alternativa agli scalini, nel cammino spirituale, leggiamo… “..debbo sopportarmi tale quale sono con tutte le mie imperfezioni, nondimeno voglio cercare il mezzo di andare in Cielo, per una via ben diritta, molto breve, una piccola via tutta nuova. Siamo in un secolo di invenzioni, non vale più la pena di salire gli scalini, nelle case dei ricchi un ascensore li sostituisce vantaggiosamente. Vorrei anch’io trovare un ascensore per innalzarmi fino a Gesù, perché sono troppo piccola per salire la dura scala della perfezione. Allora ho cercato nei libri santi l’indicazione dell’ascensore… e ho letto queste parole: “se qualcuno è piccolissimo, venga a me” (Prov. 9,4) … ed ancora ho trovato: “Come una madre carezza il suo bimbo , così vi consolerò, vi porterò sul mio cuore, e vi terrò sulle mie ginocchia” (Is 66, 13-12). Ah, mai parole più tenere… hanno allietato l’anima mia, l’ascensore che deve innalzarmi fino al Cielo sono le vostre braccia, Gesù! Per questo non ho bisogno di crescere, al contrario bisogna che resti piccola, che lo divenga sempre più” – (MA 271)- Questa è diventata la celeberrima “piccola via” di Teresina, più autentica espressione della via dell'Amore.
| Continuando nel viaggio turistico, lungo il sentiero, si arriva in vista di Vernazza con il suo splendido campanile.
Molti sono gli artisti e i poeti che posero la loro residenza in queste località. Fra i tanti ricordiamo : Eugenio Montale, V. Cardarelli, lo scrittore e regista Mario Soldati. Fu così che al golfo di La Spezia venne dato il soprannome di: Golfo dei poeti. Onde che si infrangono sugli scogli di Portovenere "Rombando s'ingolfava dentro l'arcuata ripa un mare pulsante, sbarrato da solchi, cresputo e fioccoso di spume..
Pure colline chiudevano d'intorno
marina e case; ulivi le vestivano qua e là disseminati come greggi, o tenuti come il fumo di un casale che veleggi la faccia candente del cielo |  tra macchie di vigneti e di pinete, pietraie si scorgevano calve e gibbosi dorsi di collinete ..... (questi versi di Montale molto bene descrivono il paesaggio
del golfo dei poeti e delle 5 terre circostanti)
| Lo splendido paese di Portovenere con la Chiesa di San Pietro in lontananza, che è un piccolo gioiello, sembra posto a sentinella del mare! Le colorazioni della case sono tipiche di tutta la zona del golfo dei poeti, su cui si specchiano le 5 terre e Portovenere.
(poesia di Eugenio Montale) .... 1 - Là fuoriesce il Tritone dai flutti che lambiscono le soglie d'un cristiano 2. - Là non è chi si guardi tempio, ed ogni ora prossima o stia di sé in ascolto. è antica. Ogni dubbiezza Quivi sei alle origini si conduce per mano e decidere è stolto come una fanciulletta amica. ripartirai più tardi per assumere un volto. ......
(Parole di sant'Agostino, da Libro X, cap. VI in poi) “Ti amo, Signore: ne ho assoluta certezza; hai battuto il mio cuore con la tua parola e ti ho amato. Però mi invitano ad amarti anche il cielo, la terra, tutto quanto è in essi rinchiuso, da ogni parte: e non cessano di ripeterlo a tutti perché tutti siano senza scuse. Però Tu sarai più pietoso verso colui di cui hai già avuto pietà, continuerai ad usare misericordia a colui a cui già usasti misericordia: altrimenti il cielo e la terra cantano le tue lodi ai sordi. Che cosa amo quando amo Te? Non la bellezza corporea, non la leggiadria dell’età, non il fulgore della luce, così caro a questi occhi; non dolci melodie di canti; non la fragranza dei fiori, dei profumi, degli aromi; non manne, non mieli, non membra care agli amplessi carnali: non sono queste le cose che amo quando amo il mio Dio. Eppure amo in un certo senso la luce, il suono, il profumo, il cibo, l’amplesso quando amo il mio Dio, luce, suono, profumo, cibo, amplesso dello spirito, armonia che non svanisce nel tempo, profumi che il vento non disperde, gusto che la voracità non nausea, amplesso che la sazietà non scioglie. Tutto questo amo quando amo il mio Dio. E che cosa è tutto ciò? Ho interrogato la terra e mi rispose: “Non sono io”. E mi fecero la stessa dichiarazione tutte le cose che sono in essa. Ho interrogato il mare e i suoi abissi, i viventi che vi si muovono e risposero: “Non siamo il tuo Dio; cerca più in alto”. Ho interrogato il sussurro del vento; e tutta l’atmosfera con i suoi abitatori rispose: “Anassimene s’inganna, non sono la divinità” E ho interrogato il cielo, il sole, la luna, le stelle: “Nemmeno noi”, mi dicono “nemmeno noi siamo il Dio che cerchi”. Dissi allora a tutto ciò che siede davanti alle porte dei miei sensi: “Se non lo siete voi, ditemi qualche cosa del mio Dio, parlatemi di lui”. Ed a gran voce tutto rispose: “E’ il nostro creatore”. Guardare le creature era come interrogarle; la loro bellezza era la loro risposta. Mi ripiegai allora su me stesso: “Tu che cosa sei?”, chiesi. E mi risposi: “Ecco: un corpo e un’anima sono pronti in me al mio cenno; uno appartiene al mondo esteriore, l’altra al mio interno. Con quale dei due dovevo cercare il mio Dio? Per mezzo del corpo l’avevo cercato dalla terra al cielo, fin là dove avevo potuto spingere indagatori i raggi dei miei occhi. Meglio dunque chiederlo al mio interno. A questa parte convengono tutti i messaggi del corpo, come ad un capo e a un giudice di tutte le risposte del cielo, della terra e di tutto quanto essi racchiudono e che ripetono: “Non siamo noi, il Signore”; E “ Egli è il nostro creatore”. L’uomo interiore ne ha conoscenza per mezzo dell’esteriore: l’ho conosciuto io, uomo interiore, io, anima, attraverso i sensi del corpo. Ho interrogato intorno al mio Dio tutto l’universo, e la sua risposta fu: “non sono io, ma il mio Creatore”. Ma codesta bellezza non appare manifesta a tutti coloro che hanno integrità di sensi? Perché non ha per tutti un unico linguaggio? Gli animali, grandi o piccoli che siano, la vedono, ma non possono formulare domande, perché in essi non risiede la ragione come giudice delle percezioni dei sensi. Gli uomini, sì, lo possono, scrutare e conoscere la natura invisibile di Dio attraverso le creature, ma per amore si fanno schiavi di esse, e gli schiavi non hanno potere di dare giudizi. Le creature non rispondono che alle interrogazioni di chi sa giudicarle; non cambiano voce, che è poi la loro bellezza, se uno si limita a vedere o se un altro vede e interroga, non si rivelano in un modo al primo e in un altro al secondo; ma, manifestandosi uniformemente ad entrambi, per uno sono mute, per un altro eloquenti: o meglio, parlano a tutti, ma possono capire solo coloro che accolgono il loro linguaggio esterno e lo confrontano con la verità interiore. La quale mi dice: “Né la terra, né il cielo, né quello che è corporale sono il tuo Dio. La loro natura lo dimostra. In una massa la parte è minore del tutto. E tu, tu, o anima, sei la parte migliore, perché tu animi la massa del tuo corpo, dandogli la vita che nessun corpo può dare ad un altro corpo. Ora, il tuo Dio per te è anche vita della vita”…. Che cosa amo dunque quando amo il mio Dio? …… Ebbene per conoscerti dove ti ho trovato? Prima che ti conoscessi, certo Tu non eri ancora nella mia memoria. Dove dunque, ti ho trovato quando ti conobbi, se non in Te, sopra me? Non vi è spazio né luogo: ci scostiamo, ci riavviciniamo a Te, ma non ci sono distanze. O Verità, Tu dunque sovrasti, a tutti, anche a quelli che ti interrogano, e rispondi a tutti a seconda delle domande: rispondi chiaro, ma non tutti ascoltano chiaro. Ti consultano su quello che vogliono, se non sempre ascoltano da Te ciò che vogliono. Il miglior tuo servo è colui che non cerca tanto di udire da Te ciò che egli vorrebbe, quanto di volere ciò che ha sentito da Te. Tardi ti ho amato, o bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato!
Ecco , Tu eri dentro me, io stavo al di fuori: e qui ti cercavo, e deforme quale ero, mi buttavo su queste cose belle che Tu hai creato. Tu eri con me, ma io non ero con Te, tenuto lontano da Te proprio da quelle creature che non esisterebbero se non fossero in Te. Mi chiamasti, gridasti, e vincesti la mia sordità; folgorasti il tuo splendore e mettesti in fuga la mia cecità; esaltasti il tuo profumo, lo aspirai ed anelo a Te; ti degustai, ed ora ho fame e sete; mi toccasti, ed ora brucio di desiderio per la tua pace….” (Confessioni)
|