SOLENNE
APERTURA DEL CONCILIO
ECUMENICO VATICANO II - DISCORSO
DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII
Giovedì,
11 ottobre 1962
Venerabili
Fratelli,
1.
La Madre Chiesa
si rallegra perché, per un dono speciale della Divina Provvidenza, è ormai
sorto il giorno tanto desiderato nel quale qui, presso il sepolcro di san
Pietro, auspice la
Vergine Madre di Dio, di cui oggi si celebra con gioia la
dignità materna, inizia solennemente il Concilio Ecumenico Vaticano II.
I
Concili Ecumenici nella Chiesa
2.
1. Tutti i Concili — sia i venti Ecumenici sia gli innumerevoli e da non
sottovalutare Provinciali e Regionali — che sono stati celebrati nel succedersi
dei secoli, attestano con evidenza la vitalità della Chiesa Cattolica e sono
iscritti come lumi splendenti nella sua storia.
2.
Nell’indire questa grandiosa assemblea, il più recente e umile Successore del
Principe degli Apostoli, che vi parla, si è proposto di riaffermare ancora una
volta il Magistero Ecclesiastico, che non viene mai meno e perdura sino alla
fine dei tempi; Magistero che con questo Concilio si presenta in modo
straordinario a tutti gli uomini che sono nel mondo, tenendo conto delle
deviazioni, delle esigenze, delle opportunità dell’età contemporanea.
3.
Iniziando questo Concilio universale, il Vicario di Cristo, che vi sta
parlando, guarda, com’è naturale, al passato, e quasi ne percepisce la voce
incitante e incoraggiante: volentieri infatti ripensa alle benemerenze dei
Sommi Pontefici che vissero in tempi più antichi e più recenti, e che dalle
assemblee dei Concili, tenuti sia in Oriente che in Occidente dal quarto secolo
fino al Medio Evo e agli ultimi tempi, hanno trasmesso le testimonianze di tale
voce veneranda e solenne. Esse acclamano senza sosta al trionfo di quella
Società umana e divina, cioè della Chiesa, che assume dal Divin Redentore il
nome, i doni della grazia e tutto il suo valore.
4.
Se questo è motivo di letizia spirituale, non possiamo tuttavia negare che
nella lunga serie di diciannove secoli molti dolori e amarezze hanno oscurato
questa storia. Fu ed è veritiero quello che il vecchio Simeone con voce
profetica disse a Maria Madre di Gesù: "Egli è qui per la rovina e la
risurrezione di molti..., segno di contraddizione" [1]. E Gesù stesso,
cresciuto in età, indicò chiaramente come nei tempi si sarebbero comportati gli
uomini verso di lui, pronunziando quelle misteriose parole: "Chi ascolta
voi ascolta me" [2]. Questo disse inoltre: "Chi non è con me, è
contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde" [3], come vediamo
scritto in San Luca, che riferisce anche le espressioni precedenti.
5.
Dopo quasi venti secoli, le situazioni e i problemi gravissimi che l’umanità
deve affrontare non mutano; infatti Cristo occupa sempre il posto centrale
della storia e della vita: gli uomini o aderiscono a lui e alla sua Chiesa, e
godono così della luce, della bontà, del giusto ordine e del bene della pace;
oppure vivono senza di lui o combattono contro di lui e restano deliberatamente
fuori della Chiesa, e per questo tra loro c’è confusione, le mutue relazioni
diventano difficili, incombe il pericolo di guerre sanguinose.
6.
Ogni volta che vengono celebrati, i Concili Ecumenici proclamano in forma
solenne questa corrispondenza con Cristo e con la sua Chiesa ed irradiano per
ogni dove la luce della verità, indirizzano sulla via giusta la vita dei
singoli, della convivenza domestica e della società, suscitano ed
irrobustiscono le energie spirituali, innalzano stabilmente gli animi ai beni
veri e sempiterni.
7.
Mentre contempliamo le successive epoche dell’umanità durante questi venti
secoli dell’era cristiana, davanti ai Nostri occhi sfilano le testimonianze di
questo Magistero straordinario della Chiesa, cioè dei Concili universali. Tale
documentazione è contenuta in parecchi volumi di grande imponenza, ed è da
considerare come un sacro tesoro, che è conservato negli archivi della Città di
Roma e nelle più celebri biblioteche di tutto il mondo.
Origine
e causa del Concilio Ecumenico Vaticano II
3.
1. Quanto all’origine e alla causa del grande avvenimento per il quale Ci è
piaciuto adunarvi, è sufficiente riportare ancora una volta la testimonianza,
certamente umile, ma che Noi possiamo attestare come sperimentata: la prima
volta abbiamo concepito questo Concilio nella mente quasi all’improvviso, e in
seguito l’abbiamo comunicato con parole semplici davanti al Sacro Collegio dei
Padri Cardinali in quel fausto 25 gennaio 1959, festa della Conversione di San
Paolo, nella sua Patriarcale Basilica sulla via Ostiense. Gli animi degli
astanti furono subito repentinamente commossi, come se brillasse un raggio di
luce soprannaturale, e tutti lo trasparirono soavemente sul volto e negli
occhi. Nello stesso tempo si accese in tutto il mondo un enorme interesse, e
tutti gli uomini cominciarono ad attendere con impazienza la celebrazione del
Concilio.
2. In questi tre anni è stato svolto un lavoro intenso per
preparare il Concilio, con il programma di indagare più accuratamente ed
ampiamente quale fosse in questa nostra epoca la condizione della Fede, della
pratica religiosa, dell’incidenza della comunità cristiana e soprattutto
cattolica.
3.
Non a torto questo tempo speso nel preparare il Concilio Ci sembra sia stato
quasi un primo segno e dono della grazia celeste.
4.
Illuminata dalla luce di questo Concilio, la Chiesa si accrescerà, come speriamo, di ricchezze
spirituali e, attingendovi il vigore di nuove energie, guarderà con sicurezza
ai tempi futuri. Infatti, introducendo opportuni emendamenti ed avviando
saggiamente un impegno di reciproco aiuto, la Chiesa otterrà che gli uomini, le famiglie, le
nazioni rivolgano davvero le menti alle realtà soprannaturali.
5.
È dunque dovere di coscienza ringraziare fervidamente il Sommo Datore di ogni
bene per la celebrazione di questo Concilio, e magnificare con esultanza la gloria
di Cristo Signore, che è Re vittorioso ed immortale dei secoli e dei popoli.
Opportunità
di celebrare il Concilio
4.
1. C’è inoltre un’altra cosa, Venerabili Fratelli, che è utile proporre alla
vostra considerazione sull’argomento. Ad aumentare la santa letizia che in
quest’ora solenne pervade i nostri animi, Ci sia cioè permesso osservare
davanti a questa grandiosa assemblea che l’apertura di questo Concilio
Ecumenico cade proprio in circostanze favorevoli di tempo.
2.
Spesso infatti avviene, come abbiamo sperimentato nell’adempiere il quotidiano
ministero apostolico, che, non senza offesa per le Nostre orecchie, ci vengano
riferite le voci di alcuni che, sebbene accesi di zelo per la religione,
valutano però i fatti senza sufficiente obiettività né prudente giudizio. Nelle
attuali condizioni della società umana essi non sono capaci di vedere altro che
rovine e guai; vanno dicendo che i nostri tempi, se si confrontano con i secoli
passati, risultano del tutto peggiori; e arrivano fino al punto di comportarsi
come se non avessero nulla da imparare dalla storia, che è maestra di vita, e
come se ai tempi dei precedenti Concili tutto procedesse felicemente quanto
alla dottrina cristiana, alla morale, alla giusta libertà della Chiesa.
3. A Noi sembra di dover risolutamente dissentire da
codesti profeti di sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse
la fine del mondo.
4.
Nello stato presente degli eventi umani, nel quale l’umanità sembra entrare in
un nuovo ordine di cose, sono piuttosto da vedere i misteriosi piani della
Divina Provvidenza, che si realizzano in tempi successivi attraverso l’opera
degli uomini, e spesso al di là delle loro aspettative, e con sapienza
dispongono tutto, anche le avverse vicende umane, per il bene della Chiesa.
5.
Questo è facile arguire se si considerano con attenzione i problemi e i
pericoli di natura politica ed economica del giorno d’oggi. Essi tengono così
occupati gli uomini da distogliere i loro interessi e le loro preoccupazioni
dal fatto religioso, che è di pertinenza del sacro Magistero della Chiesa.
Questo modo di agire non manca certo di errore, e dev’essere giustamente
riprovato. Tuttavia nessuno può negare che queste nuove situazioni indotte
hanno almeno questo vantaggio, che vengono così eliminati quegli innumerevoli
impedimenti con cui un tempo i figli del secolo erano soliti ostacolare la
libera azione della Chiesa. Basta sfogliare di sfuggita gli annali
ecclesiastici per constatare con evidenza che gli stessi Concili Ecumenici, le
cui vicende sono registrate a caratteri d’oro nella storia della Chiesa, sono
stati spesso celebrati non senza gravissime difficoltà e motivi di dolore a
causa dell’indebita ingerenza del potere civile. Talvolta infatti i Principi di
questo mondo si proponevano sinceramente di assumere la protezione della
Chiesa, ma molte volte ciò non avveniva senza danno e pericolo spirituale,
perché più spesso essi erano guidati da calcoli politici e si preoccupavano
troppo dei propri interessi.
6.
Confessiamo che oggi siamo afflitti da grandissimo dolore perché in mezzo a voi
mancano molti Pastori della Chiesa, a Noi carissimi, che per la Fede di Cristo sono tenuti in
catene o sono impediti da altri ostacoli, e il cui ricordo Ci spinge ad elevare
per essi a Dio ardentissime preghiere; tuttavia non senza speranza e Nostra
grande consolazione vediamo oggi verificarsi il fatto che la Chiesa, finalmente sciolta
da tanti impedimenti profani delle età passate, da questo Tempio Vaticano, come
da un secondo Cenacolo degli Apostoli, per mezzo di voi possa alzare la sua
voce, gravida di autorità e di maestà.
Compito
principale del Concilio: difendere e diffondere la dottrina
5.
1. Quel che più di tutto interessa il Concilio è che il sacro deposito della
dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace.
2.
Tale dottrina abbraccia l’uomo integrale, composto di anima e di corpo, e a
noi, che abitiamo su questa terra, comanda di tendere come pellegrini alla
patria celeste.
3.
Ciò mostra in qual modo si deve ordinare questa vita mortale, affinché,
adempiendo i nostri doveri, ai quali siamo tenuti verso la Città terrena e quella
celeste, possiamo raggiungere il fine a noi prestabilito da Dio. In altri
termini, tutti quanti gli uomini, sia singoli che come società, finché questa
vita lo permette, hanno il dovere di tendere senza tregua a conseguire i beni
celesti, e servirsi per far questo delle realtà terrene, in modo però che l’uso
dei beni temporali non rechi pregiudizio alla loro felicità eterna.
4.
È certamente vero che il Signore ha pronunziato questa esortazione:
"Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia" [4]. Questo
"prima" esprime dove devono essere dirette anzitutto le nostre forze
e le nostre preoccupazioni; però non bisogna affatto trascurare le altre parole
che seguono in questo comando del Signore: "e tutte queste cose vi saranno
date in aggiunta" [5]. In realtà, nella Chiesa ci furono sempre e ci sono
coloro, che, pur dedicandosi con tutte le forze alla pratica della perfezione
evangelica, danno contemporaneamente il loro contributo al progresso civile,
perché dagli esempi della loro vita e dalle loro benefiche iniziative di carità
riceve non poco vigore e incremento quanto c’è di più alto e di più nobile
nella società umana.
5.
Ma perché tale dottrina raggiunga i molteplici campi dell’attività umana, che
toccano le persone singole, le famiglie e la vita sociale, è necessario prima
di tutto che la Chiesa
non distolga mai gli occhi dal sacro patrimonio della verità ricevuto dagli
antichi; ed insieme ha bisogno di guardare anche al presente, che ha comportato
nuove situazioni e nuovi modi di vivere, ed ha aperto nuove vie all’apostolato
cattolico.
6.
Per questa ragione la Chiesa
non è rimasta indifferente a quelle meravigliose scoperte dell’umano ingegno ed
a quel progresso delle idee di cui oggi godiamo, né è stata incapace di
onestamente apprezzarle; ma, seguendo con vigile cura questi fatti, non cessa
di ammonire gli uomini perché, al di sopra dell’attrattiva delle realtà
visibili, volgano gli occhi a Dio, fonte di ogni sapienza e di ogni bellezza,
affinché essi, ai quali è stato detto: "Soggiogate la terra e
dominatela" [6], non dimentichino quel rigorosissimo comando: "Adora
il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto" [7], perché il fascino
fuggente delle cose non impedisca il vero progresso.
In
che modo va sviluppata oggi la dottrina
6.
1. Ciò premesso, Venerabili Fratelli, diventa chiaro che cosa è stato demandato
al Concilio Ecumenico per quanto riguarda la dottrina.
2.
Il ventunesimo Concilio Ecumenico — che si avvale dell’efficace e importante
aiuto di persone che eccellono nella scienza delle discipline sacre,
dell’esercizio dell’apostolato e della rettitudine nel comportamento — vuole
trasmettere integra, non sminuita, non distorta, la dottrina cattolica, che,
seppure tra difficoltà e controversie, è divenuta patrimonio comune degli
uomini. Questo non è gradito a tutti, ma viene proposto come offerta di un
fecondissimo tesoro a tutti quelli che sono dotati di buona volontà.
3.
Però noi non dobbiamo soltanto custodire questo prezioso tesoro, come se ci
preoccupassimo della sola antichità, ma, alacri, senza timore, dobbiamo
continuare nell’opera che la nostra epoca esige, proseguendo il cammino che la Chiesa ha percorso per
quasi venti secoli.
4.
Ma il nostro lavoro non consiste neppure, come scopo primario, nel discutere
alcuni dei principali temi della dottrina ecclesiastica, e così richiamare più
dettagliatamente quello che i Padri e i teologi antichi e moderni hanno
insegnato e che ovviamente supponiamo non essere da voi ignorato, ma impresso
nelle vostre menti.
5.
Per intavolare soltanto simili discussioni non era necessario indire un
Concilio Ecumenico. Al presente bisogna invece che in questi nostri tempi
l’intero insegnamento cristiano sia sottoposto da tutti a nuovo esame, con
animo sereno e pacato, senza nulla togliervi, in quella maniera accurata di
pensare e di formulare le parole che risalta soprattutto negli atti dei Concili
di Trento e Vaticano I; occorre che la stessa dottrina sia esaminata più
largamente e più a fondo e gli animi ne siano più pienamente imbevuti e
informati, come auspicano ardentemente tutti i sinceri fautori della verità
cristiana, cattolica, apostolica; occorre che questa dottrina certa ed
immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed
esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi. Altro è infatti il
deposito della Fede, cioè le verità che sono contenute nella nostra veneranda
dottrina, altro è il modo con il quale esse sono annunziate, sempre però nello
stesso senso e nella stessa accezione. Va data grande importanza a questo
metodo e, se è necessario, applicato con pazienza; si dovrà cioè adottare
quella forma di esposizione che più corrisponda al magistero, la cui indole è
prevalentemente pastorale.
In
che modo vanno combattuti gli errori
7.
1. Aprendo il Concilio Ecumenico Vaticano II, è evidente come non mai che la
verità del Signore rimane in eterno. Vediamo infatti, nel succedersi di un’età
all’altra, che le incerte opinioni degli uomini si contrastano a vicenda e
spesso gli errori svaniscono appena sorti, come nebbia dissipata dal sole.
2.
Non c’è nessun tempo in cui la
Chiesa non si sia opposta a questi errori; spesso li ha anche
condannati, e talvolta con la massima severità. Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce
usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore;
pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più
chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando. Non
perché manchino dottrine false, opinioni, pericoli da cui premunirsi e da
avversare; ma perché tutte quante contrastano così apertamente con i retti
principi dell’onestà, ed hanno prodotto frutti così letali che oggi gli uomini
sembrano cominciare spontaneamente a riprovarle, soprattutto quelle forme di
esistenza che ignorano Dio e le sue leggi, riponendo troppa fiducia nel
progressi della tecnica, fondando il benessere unicamente sulle comodità della
vita. Essi sono sempre più consapevoli che la dignità della persona umana e la
sua naturale perfezione è questione di grande importanza e difficilissima da
realizzare. Quel che conta soprattutto è che essi hanno imparato con
l’esperienza che la violenza esterna esercitata sugli altri, la potenza delle
armi, il predominio politico non bastano assolutamente a risolvere per il
meglio i problemi gravissimi che li tormentano.
3.
Così stando le cose, la
Chiesa Cattolica, mentre con questo Concilio Ecumenico
innalza la fiaccola della verità cattolica, vuole mostrarsi madre
amorevolissima di tutti, benigna, paziente, mossa da misericordia e da bontà
verso i figli da lei separati. All’umanità travagliata da tante difficoltà essa
dice, come già Pietro a quel povero che gli aveva chiesto l’elemosina:
"Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di
Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!" [8]. In altri termini, la Chiesa offre agli uomini
dei nostri tempi non ricchezze caduche, né promette una felicità soltanto
terrena; ma dispensa i beni della grazia soprannaturale, i quali, elevando gli
uomini alla dignità di figli di Dio, sono di così valida difesa ed aiuto a
rendere più umana la loro vita; apre le sorgenti della sua fecondissima
dottrina, con la quale gli uomini, illuminati dalla luce di Cristo, riescono a
comprendere a fondo che cosa essi realmente sono, di quale dignità sono
insigniti, a quale meta devono tendere; infine, per mezzo dei suoi figli
manifesta ovunque la grandezza della carità cristiana, di cui null’altro è più
valido per estirpare i semi delle discordie, nulla più efficace per favorire la
concordia, la giusta pace e l’unione fraterna di tutti.
Promuovere
l’unità nella famiglia cristiana e umana
8.
1. Questa sollecitudine della Chiesa nel promuovere e tutelare la verità deriva
dal fatto che, secondo il piano di Dio, "il quale vuole che tutti gli
uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità" [9], senza
l’aiuto dell’intera dottrina rivelata gli uomini non possono pervenire ad una
assoluta e saldissima unità degli animi, cui sono collegate la vera pace e
l’eterna salvezza.
2.
Purtroppo tutta la comunità dei cristiani non ha ancora pienamente e
perfettamente raggiunto questa visibile unità nella verità. La Chiesa Cattolica
ritiene suo dovere adoperarsi attivamente perché si compia il grande mistero di
quell’unità che Cristo Gesù con ardentissime preghiere ha chiesto al Padre
Celeste nell’imminenza del suo sacrificio; essa gode di pace soavissima,
sapendo di essere intimamente unita a Cristo in quelle preghiere; di più, si
rallegra sinceramente quando vede che queste invocazioni moltiplicano i loro
frutti più generosi anche tra coloro che stanno al di fuori della sua
compagine. Se ben consideriamo, questa stessa unità, che Cristo impetrò per la
sua Chiesa, sembra quasi rifulgere di un triplice raggio di luce soprannaturale
e salvifica, a cui corrispondono: l’unità dei cattolici tra di loro, che deve
essere mantenuta fermissima e brillare come esempio; poi, l’unità che consiste
nelle pie preghiere e nelle ardenti speranze con cui i cristiani separati da
questa Sede Apostolica aspirano ad essere uniti con noi; infine, l’unità basata
sulla stima e il rispetto verso la Chiesa Cattolica che nutrono coloro che seguono
le diverse forme di religione non ancora cristiane.
3. A questo proposito - per quanto tutti gli uomini che
nascono siano stati anch’essi redenti nel sangue di Cristo - c’è veramente da
dolersi che tuttora gran parte del genere umano non partecipi ancora di quelle
fonti di grazia soprannaturale che ci sono nella Chiesa Cattolica. Ne deriva
che alla Chiesa Cattolica, la cui luce illumina tutte le cose e la cui forza di
unità soprannaturale ridonda a vantaggio di tutta la comunità umana, si
applicano perfettamente queste belle parole di San Cipriano: "Perfusa di
luce, la Chiesa
del Signore diffonde i suoi raggi sul mondo intero; è però un’unica luce che
viene irradiata dovunque, né viene scissa l’unità del corpo. Estende i suoi
rami su tutta la terra per il copioso rigoglio, espande a profusione i rivoli
che scaturiscono con abbondanza; ma è unico il capo e unica l’origine e unica
la madre fertile per le fortunate fecondità: da lei siamo partoriti, siamo
nutriti dal suo latte, siamo vivificati dal suo spirito [10].
Venerabili
Fratelli,
4.
Questo si propone il Concilio Ecumenico Vaticano II, il quale, mentre raccoglie
insieme le migliori energie della Chiesa e si sforza con zelo di far accogliere
dagli uomini più favorevolmente l’annunzio della salvezza, quasi prepara e
consolida la via per realizzare quell’unità del genere umano, che è come il
necessario fondamento, perché la
Città terrena si organizzi a somiglianza della Città celeste
"il cui re è la verità, la cui legge è la carità, la cui grandezza è
l’eternità" [11].
Conclusione
9.
1. Ed ora "la nostra voce si rivolge a voi" [12], Venerabili Fratelli
nell’Episcopato. Eccoci ormai radunati insieme in questa Basilica Vaticana,
dove si trova il cardine della storia della Chiesa: dove ora il Cielo e la
terra si uniscono in uno strettissimo abbraccio, qui presso il sepolcro di San
Pietro, presso le tombe di tanti Santi Nostri Predecessori, le cui ceneri in
quest’ora solenne sembrano quasi esultare di un fremito arcano.
2.
Il Concilio che inizia sorge nella Chiesa come un giorno fulgente di luce
splendidissima. È appena l’aurora: ma come già toccano soavemente i nostri
animi i primi raggi del sole sorgente! Tutto qui spira santità, suscita
esultanza. Contempliamo infatti stelle aumentare con il loro chiarore la maestà
di questo tempio, e siete voi, secondo la testimonianza dell’Apostolo Giovanni
[13]; e per voi risplendere i candelabri d’oro intorno al sepolcro del Principe
degli Apostoli, che sono le Chiese a voi affidate [14]. Vediamo anche le
degnissime personalità che sono convenute a Roma dai cinque continenti, in
rappresentanza delle proprie Nazioni, e che sono qui presenti con grande
rispetto e in cortesissima attesa.
3.
Si può dunque dire che i Santi e gli uomini cooperano nella celebrazione del
concilio: i Santi del Cielo sono impegnati a proteggere i nostri lavori; i
fedeli ad elevare a Dio ardenti preghiere; e voi tutti, assecondando
prontamente le soprannaturali ispirazioni dello Spirito Santo, ad applicarvi
attivamente perché le vostre fatiche rispondano pienamente alle attese e alle
necessità dei diversi popoli. Perché ciò si avveri, si richiedono da voi la
serena pace degli animi, la concordia fraterna, la moderazione delle
iniziative, la correttezza delle discussioni, la saggezza in tutte le
decisioni.
4.
Che il vostro impegno e il vostro lavoro, ai quali sono rivolti non solo gli
occhi dei popoli, ma anche le speranze del mondo intero, corrispondano
largamente alle attese.
5.
Dio Onnipotente, in te riponiamo tutta la fiducia, diffidando delle nostre
forze. Guarda benigno a questi Pastori della tua Chiesa. La luce della tua
grazia superna Ci assista nel prendere le decisioni, sia presente nell’emanare
leggi; ed esaudisci prontamente le preghiere che rivolgiamo a te in unanimità
di Fede, di voce, di animo.
6.
O Maria, Aiuto dei Cristiani, Aiuto dei Vescovi, il cui amore abbiamo
recentemente sperimentato in modo particolare nel tuo tempio di Loreto, dove
abbiamo venerato il mistero dell’Incarnazione, con il tuo soccorso disponi
tutto per un esito felice, fausto, propizio; insieme con il tuo Sposo San
Giuseppe, con i Santi Apostoli Pietro e Paolo, con i santi Giovanni Battista ed
Evangelista, intercedi per noi presso Dio.
7. A Gesù Cristo, amabilissimo Redentore nostro, Re
immortale dei popoli e dei tempi, amore, potere e gloria nei secoli dei secoli.
Amen (AAS 54 (1962), pp. 785-795).
Note:
[1] Lc 2,34.
[2] Lc 10,16.
[3] Lc 11, 23.
[4] Mt 6,33.
[5] Mt 6,33.
[6] Cf. Gen 1,28.
[7] Mt 4,10; Lc 4,8.
[8] At 3,6.
[9] 1Tm 2,4.
[10] De Catholicae Ecclesiae
unitate, 5.
[11]
S. AGOSTINO, Ep. CXXXVIII, 3.
[12] 2 Cor 6,11 Vlg.
[13] Cf. Ap 1,20.
[14] Cf. Ap 1,20.
(dal sito del vaticano)