Quaresima 2012
QUALE EUROPA
(appunti presi dalla
Redattrice, alle conferenze di Quaresima 2012
a Notre-Dame de Paris)
Spunti di riflessioni sulla
nostra crisi economica europea.
Cambiare
è possibile. La società è un’opera della ragione, dunque la si può cambiare. Noi
viviamo oggi una tappa delicata, viviamo una crisi inedita. Le soluzioni non
sono prima di tutto tecniche. L’economia dovrebbe essere al servizio della
polifonia della vita e in essa la giustizia dovrebbe essere dominante. Ma così
non è. Bisognerebbe anche parlare di economia del dono.
Articolare
giustizia e dono, è mettere avanti la qualità delle relazioni. Riconoscere la
qualità dei valori, il profitto viene dopo.
Comprendere
che il denaro è uno strumento per il servizio del bene comune non è qualcosa di
sacro. Bisogna cambiare, uscire dalla sacralizzazione dell’oro. Ma il
cambiamento è anche antropologico, perché in questa crisi l’uomo deve
ridefinire se stesso:
- chi
vuole essere,
- come
concepisce se stesso.
Occorre
rimettere in causa le motivazioni: l’uomo
deve essere preso in considerazione. C’è abbondanza di fondi che sono
solo per pochi, allora chiedersi: cosa è il meglio per l’essere umano a
tutti i livelli e nel quotidiano? Questo se lo deve chiedere anche il mondo
della finanza.
Oggi c’è la dittatura di
fatto dei mercati, ma questo non è l’unico bene siamo
attualmente ipnotizzati dalla finanza occorre ritornare alla realtà effettiva
(ecco il risveglio)
Giustizia
e responsabilità – occorre inventare nuove solidarietà – il denaro non è più un
valore. Denunciare le derive, uscire fuori dalle proprie individualità e
territorialità. Sperare contro ogni
speranza. Occorrono regolamentazioni fondate sui valori, non solo sul denaro ed
agire a livello europeo, poiché non si esce da questa crisi da soli. Mettere
al cuore le relazioni umane anche a livello dei mercati. Ricostruire
insieme, da soli non si riuscirà a niente!
Ciascuno
prenda coscienza dello sforzo da fare, se restiamo nei propri limiti che
siano intellettuali o territoriali continueremo ad avere questa situazione.
Bisogna chiedere ai responsabili pubblici, se abbiamo una Europa che sia
allora integrata e che sappia dove va, e che sappia difendere i suoi modelli di
economia e non solo di mercato.
Le
strutture di peccato distruggono il vivere insieme. A livello personale
occorre prendere la direzione delle virtù. Come disposizione culturale
trasmettere il senso alle generazioni successive.
Quale
è la ratio, il fondamento, che rende umana una società? È la giustizia e il
fare bene.
Il
bene comune, l’essere insieme si costruisce se ciascuno vi partecipa in modo
diretto. L’uomo deve concepirsi un IO IN RELAZIONE. La nostra società vive una
crisi di comunicazione, vive nella rassegnazione beata.
In
questa nostra società plurale, conflittuale: comunicare, comincia ad essere un
fatto decisivo. Ma io in questa società ho il dovere di raccontare ciò che io
vivo, testimoniare ciò che penso. La crisi è nella relazione (duale di coppia)
non nella famiglia. La famiglia è il valore più importante. Ho il dovere di
proporre questo, se non lo facessi ruberei qualcosa di dovuto alla società.
“il
nuovo universale politico è il dovere di essere insieme” (Ricoeur)
Capaci di una vita buona (A.
Scola)
Solidarietà
è una esigenza e una speranza, è un modo di conoscere e di comunicare. Scoprire
di nuovo le radici, le realtà primarie quelle che ci insegnano a fare il bene.
Fare e far fare l’esperienza dei valori.
TEMPERANZA
SOLIDALE, virtù nuova da acquisire, è un modo di vita e di essere nella società.
Temperanza, appassionati alla solidarietà e per questo siamo impegnati ad
essere temperanti, perché? Per consumare meno, è allora? Mettere delle misure
nei nostri comportamenti predatori, è possibile perché disponiamo di una tesi
magnifica, la beatitudine della povertà, che sarà anche la misura con cui sarò misurato.
Noi
siamo PORTATORI DI SENSO, ci occorre il rimettere in causa i nostri modi di
crescita, per una migliore qualità della vita.
Il
Vat. II nella LG ci ricorda che l’uomo non si salva da solo. Lo spirito moderno
ci fa credere che la felicità sta nella individualità. Nell’inizio della Settimana
Santa la stessa tentazione dello spirito del nostro tempo viene rivolta a Gesù
in Croce: salva te stesso, Gesù in effetti non salverà se stesso, ma verrà
salvato da un altro: dal Padre. Gesù invece dirà: chi vorrà salvare la propria
vita la perderà…!
Salvare
se stessi non è la legge suprema della vita, ma donare la vita per gli altri,
questa è la legge del maestro. Il dramma della nostra società è il divorzio tra
fede e lotta sociale (riferimento a Gramsci), lo spirituale e la
solidarietà. In un mondo globalizzato occorre globalizzare la solidarietà
(G.P.II). senza solidarietà il mondo si disumanizza, e noi che possediamo
questo tesoro dobbiamo praticarlo, non si può essere felici da soli la cultura
che la chiesa offre al mondo è proprio la solidarietà. La Chiesa (e la sua cultura
basata sulla ragione e sulla fede) è il cuore del mondo, peccato che il mondo
ignori il suo cuore!