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Il Fuoco Nuovo _ Articolo Tempo di Pasqua
 
 

nº 915
Articolo
P. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

 

“Il fuoco nuovo”

786. Luce che esce dalla pietra

Nell’antica tradizione liturgica della Vigilia pasquale, il Sabato Santo, si usava accendere il fuoco con la pietra focaia  per prendere poi il fuoco con l’apposita pinza di ferro. Molti usavano questo metodo primitivo. Nella liturgia, la cerimonia del fuoco nuovo uscito dalla pietra significava la luce di Cristo, uscito dalla pietra del sepolcro. Complicato, ma simbolico. Con quel fuoco si accendeva  il falò e da questo il Cero pasquale. Cristo è la Luce che esce dalla pietra del sepolcro per illuminare il mondo. Quando benediciamo questo fuoco nuovo preghiamo così: “O Padre... concedi che le feste pasquali accendano in noi il desiderio del cielo e ci guidino, rinnovati nello spirito, alla festa dello splendore eterno”. La luce del Cristo Risorto purifica per la vita eterna. Nella celebrazione accendiamo le nostre candele alla luce del Cero per ricordare la partecipazione alla stessa Luce e Vita di Gesù. La redenzione è una illuminazione interiore per poter vedere le cose di Dio. La notte del male, dove eravamo mescolati prima della redenzione  ora è illuminata da Cristo che è la luce che viene da Dio; Gesù disse: “Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre” (Gv 12, 46). E anche: “Io sono la luce del mondo. Chi segue me non cammina  nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). La simbologia della luce è legata alla vista. La guarigione dei ciechi indicava l’atto di fede: credere è vedere la Luce. Il cieco che fu guarito a Gerico, cominciò a vedere e a seguire Gesù: “Gli disse Gesù: vai, la tua fede ti ha salvato. E immediatamente egli recuperò la vista, e si mise a seguirlo per la strada” (Mc 10, 52).  Vedere con la luce di Gesù è vincere il male: “Chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio” (Gv 3,21)

787. Cuori di pietra

C’è  una lotta tra le tenebre e la luce e, Gesù dice: “Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perchè le loro opere erano cattive” (Gv 3,19). Gesù è stato rifiutato dai cuori induriti nella malvagità. Gesù parlava in parabole e citava Isaia per mostrare questo mistero del rifiuto: “affinchè vedano senza vedere e odano senza udire”. E’ in essi che si compie la profezia di Isaia che dice: “Ascoltate pure  ma senza comprendere, osservate pure, ma senza conoscere. Rendi insensibile il cuore di questo popolo, fallo duro d’orecchio e acceca i suoi occhi,  che non veda con gli occhi e non oda con gli orecchi, né comprenda con il cuore, né si converta in modo da essere guarito” (Mt 13,15 e Is 6, 9-10). E’ il mistero dell’indurimento del cuore di cui parla San Paolo: “Il nostro Vangelo rimane velato per coloro che si perdono ai quali il dio di questo mondo ha accecato la mente incredula perché non vedano lo splendore  del glorioso vangelo di Cristo che è immagine di Dio” (2 Cor. 4,4). E per questo Gesù dice ancora: “Se uno non  rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio” (Gv 3,3)

788.Pietra zampillante

Noi riproduciamo nella nostra vita la vita di Gesù. Come Egli ha illuminato, siamo atti anche noi a illuminare, a far scaturire la luce  che sgorga da dentro di noi, come successe a Giovanni Battista che ha dato una testimonianza di luce e di lui si dice: “Giovanni non era la luce, ma venne per dare testimonianza alla Luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). Ed anche noi cambiamo: “Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità” (Ef 5, 8-9) “Colui che  ama suo fratello rimane nella luce e non ha occasioni di cadere di nuovo” (1 Gv 2,10).  Far sgorgare la luce che è in noi è vivere il Vangelo. In questo tempo pasquale approfondiamo la nostra relazione con Gesù e annunciamola, perchè siamo luce nella Luce.

 

 
 
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