n. 914
Omelia Quinta Domenica del Tempo Pasquale
2 maggio 2010
p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
“Come Io ho amato voi”
Il comandamento nuovo
In questo tempo pasquale c’è un insegnamento molto intenso sulla Risurrezione. Dopo aver riflettuto, nelle domeniche precedenti, sulla presenza del Signore nella predicazione degli apostoli (Gv 21, 1-11) e sulla sequela dei discepoli che hanno udito la voce del pastore (Gv 10, 27), ora siamo istruiti sull’unione dei discepoli con Gesù , nella comunità. Le pecore ascoltano la sua voce e lo seguono , costituendo così il suo gregge, che è la comunità dei redenti. Cristo è presente nella comunità: “Questa è la dimora di Dio tra gli uomini”, come leggiamo nell’Apocalisse (21,3).. Essa, costituita dopo la predicazione degli apostoli, continua nella vita futura, come leggiamo nella descrizione della città futura, ad essere unita all’Agnello (Ap. 21,2) mentre ora, essa è edificata dall’amore. Nella Cena del Giovedì Santo, Gesù ci ha insegnato l’amore. L’amore non sta nella novità, ma nel modo di amare. La novità del comandamento sta nel “non come voi”. Gesù usa l’immagine del servizio del lavare i piedi , come esemplificazione del suo amore per noi. Questo servizio è la sua missione di redentore. E’ questo il modo di vivere che è venuto ad impiantare l’amore di Dio nel mondo. Questo è il modo di essere comunità-Chiesa, e questa è la forza trasformatrice del Regno. Però non sempre l’amore è il criterio che orienta la vita e l’organizzazione della Chiesa. Ed è per questo che essa perde tanto del suo vigore.
Testimonianza della comunità
L’amore è la testimonianza fondamentale che i discepoli possono dare. Gesù Risorto continua a vivere nella vita della comunità. Essa è “la dimora di Dio tra gli uomini” (Ap. 21,3). La vita d’amore nella comunità forma l’identità del discepolo: “Da questo tutti riconosceranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” (Gv. 13,35). La modalità dell’amore risiede nel come esso deve essere esercitato: “Come io ho amato voi” (34). L’amore va oltre il sentimento e genera la vita come un dono offerto perché tutti abbiano la vita in Cristo. L’amore che Cristo insegna ha il suo punto di partenza nell’immenso amore che il Padre dedica al Figlio e attraverso di Lui manifesta al mondo. C’è una unione dei discepoli con Dio che si realizza in modo sponsale:”Io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo” (Lv. 26, 12; Ap. 21,3). Amare come Cristo ci ha amato vuol dire vivere la sua stessa esperienza, passare attraverso tutto ciò che Egli stesso ha vissuto. Questo vuol dire anche testimonianza della sofferenza. La comunità non perde mai la dimensione del martirio: “E’ necessario passare attraverso molte sofferenze per entrare nel Regno di Dio” (At. 14,22). Cristo testimonia l’amore rimanendo fedele fino all’estremo. L’amore non è mai facile.
Vita d’amore
Dio, nel monte Sinai, ha stabilito un’Alleanza con il popolo che ha siglato con i dieci comandamenti. Gesù, nella Nuova Alleanza, siglata con il suo sangue, la garantisce con un comandamento, il Suo: “Io vi do un comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” (34). Per realizzare questo amore ha organizzato i suoi seguaci in una comunità nella quale fiorisse l’amore. Gli apostoli costituiscono questa comunità. Per Giovanni, il Cielo è la continuazione di questa comunità. E’ il nuovo cielo e la nuova terra che iniziano già qui ed ora, in terra. Non c’è differenza tra la Chiesa e la nuova comunità. La vita della comunità è realizzata dallo Spirito che in essa agisce. Essa è il sacramento dello Spirito Santo. La comunità è chiamata a rimanere nella fedeltà, anche quando questa è difficile. In ogni Eucaristia è la comunità riunita che annuncia la presenza del Regno dell’amore.
Letture: Atti, 14, 21b-27; Salmo 144; Ap. 21,21.;
Vangelo: Gv. 13, 31-33^.34-35