n. 912
Omelia 4^ Domenica di Pasqua
25.04.2010
p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Comunione alle gioie celesti
Ascoltare la mia voce
Il tempo pasquale è una catechesi sul Risorto e ci dà orientamenti per la Vita Nuova. Gli apostoli hanno coscienza della presenza del Risorto in mezzo a loro ed è questa la ragione del successo della loro predicazione. La Parola di Dio è come una rete che ha preso una grossa quantità di pesci e li getta nella barca del Regno. Nella riflessione di questa 4^ Domenica di Pasqua conosciamo Gesù come il pastore che guida le sue pecore. La Lettera agli Ebrei riflette su ciò che Gesù dice di se: “Gesù, il pastore delle pecore” (Eb 13,20). “Le pecore ascoltano la sua voce” (Gv 10,27). La liturgia della 3^ domenica ha riflettuto sugli annunciatori della Parola. In questa domenica si riflette su coloro che la ascoltano. Torniamo al simbolismo del pastore e del gregge, come leggiamo nell’Antico Testamento e che Gesù descrive nel capitolo 10 di San Giovanni: “Io sono il buon pastore” (Gv 10,14). Egli stabilisce tra il pastore e le pecore una relazione di conoscenza: “Conosco le mie pecore ed esse conoscono me” (14). Questa conoscenza non è solo intellettuale, ma una conoscenza di vita, come esperienza di una persona con la quale ci si unisce per la vita. Per questo il Pastore dà la vita eterna che è partecipazione alla vita divina, già nella nostra attuale condizione. Ed esse non si perderanno (28). Questa conoscenza dispone le pecore a seguirlo. Ogni credente che conosce Cristo, Lo segue fino alla croce per arrivare alla Risurrezione. L’unione con Cristo è anche unione con il Padre, perché Gesù dice: “ Io e il Padre siamo uno” (30). Le comunità soffrono l’insicurezza di sentire l’assenza del Pastore. Il Vangelo continua dicendo che “le pecore non si perderanno e nessuno le strapperà dalla mia mano… e nessuno potrà strapparle dalle mani del Padre” (Gv 10, 26-27). Siamo garantiti da Gesù, il Pastore. Dio si prende buona cura del suo gregge attraverso suo Figlio e attraverso noi che crediamo.
Sì, il Signore è buono
Preghiamo nel salmo 99 che” Buono è il Signore”. Noi siamo il suo gregge e usufruiamo della sua bontà. In questo tempo pasquale viviamo la bellezza e la certezza dell’amore di Dio che si è manifestato in Cristo. La lettura dell’Apocalisse rivela la vita del Regno futuro. A partire dal Battesimo viviamo la vita nuova del Regno. La felicità dei martiri , uccisi da Nerone, è uno stimolo per i battezzati a sopportare le contraddizioni, come ha fatto Paolo. Essi “hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello”… “Non avranno più fame né avranno più sete, non li colpirà il sole né arsura alcuna, perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi”. (Ap 7, 14b 16-17). Non si tratta solo del futuro, poiché la vita eterna comincia ora. Siamo alimentati, dissetati e non saremo lasciati a noi stessi, perché Gesù è il pastore che ci guida e stabilisce con noi una relazione di unità, come ha con il Padre. Nella nostra debolezza ci soccorre la fortezza del Pastore (colletta).
Il mistero del rifiuto
Gli annunciatori della Parola hanno ricevuto il rifiuto dei giudei: “Era necessario annunciare la Parola di Dio prima a voi. Ma, siccome l’avete rifiutata e non vi ritenete degni della vita eterna, sappiate che ci rivolgeremo ai pagani” (At. 13,46). Il rifiuto si trasforma in persecuzione. I nemici coinvolgono donne pie e uomini influenti affinché li caccino dal territorio. C’è gente che va in Chiesa ed è pia fin tanto che non toccate le loro ferite. In nome di Dio perseguono chi proclama il Vangelo con chiarezza e senza compromessi. Le persecuzioni contro la Chiesa mosse dai mezzi di comunicazione diretti dai nemici della Chiesa o dai falsi amici, continuano la persecuzione contro Gesù.
Letture: Atti 13,14.43-52; Salmo 99; Apocalisse 78, 9.14b-17; Vangelo : Giovanni 10, 27-30