Vita da risorti

 

 

 

n. 911
Articolo
p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

 

 

780. Spiritualità pasquale

 

La vita spirituale ha una sola direzione da qualsiasi punto si parta: la Risurrezione del Cristo. Cristo vivente è la nostra vita. Non si tratta solo di un’attività spirituale, ma dell’essere spirituali. Spiritualità non vuol dire solo buoni sentimenti. Lo è anche, ma soprattutto è l’unione che Cristo fa con noi, unendoci alla sua Vita, Morte e Risurrezione. Si tratta della vita. Paolo dice, nella Vigilia Pasquale: “ Se moriamo con Cristo, crediamo che anche vivremo con Lui … consideratevi morti al peccato e viventi per Dio in unione con Gesù Cristo” (Rm 6, 8.11). Vivere da risorti è vivere per Dio, come Cristo è vissuto per Dio Padre, è morto ed è risorto. “Voi siete morti e la vostra vita è nascosta, con Cristo, in Dio” (Col 3, 1-4).  Quello che accade in noi è un cambiamento di appartenenza, come se dicesse: da schiavi del male, siamo stati “comprati” da Cristo   il quale ci ha dato la libertà di vivere per Dio. “Per questo dice: salendo verso l’alto, condusse con se torme di prigionieri” (Ef 4, 8). Egli ci ha conquistati per se. La spiritualità consisterà sempre nel collocare la Risurrezione del Cristo in ogni cosa, e ciò vuole dire: passando sempre dalla morte alla vita. Nel momento in cui faccio un gesto d’amore, passo dalla morte alla vita, come scrive Giovanni: “Noi sappiamo che siamo già passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte” (1 Gv 3,14).  Noi abbiamo chiara la dimensione dell’amore, ma non abbiamo altrettanto chiaro che questa è la Risurrezione che la realizza in noi. Ciò che in noi è buono è perché siamo passati dalla morte alla vita. Risorgiamo in Cristo. Pasqua non è soltanto la messa o i sacramenti, ma anche il nostro quotidiano. L’amore è pasquale, perché ci porta la vita. Il semplice gesto umano orientato alla vita è il bene, è Pasqua. La Pasqua  ha invaso l’universo, creando un nuovo cielo e una nuova terra” (Ap 21,1).

 

781. Vita da redenti

Gli apostoli e le comunità apostoliche sono il modello cristiano di vivere la Pasqua. Non ci sono misteri, non è una vita o un cammino spirituale riservato a pochi privilegiati o iniziati. Tutti possiamo fare questo cammino. Tutti possiamo far nostri gli insegnamenti di Gesù. San Luca presenta la vita della comunità con pochi tratti: “Essi si mostravano assidui agli insegnamenti degli apostoli, alla comunione fraterna , alla frazione del pane e alle preghiere” (At 2,42). “La moltitudine dei credenti era un cuor solo e un’anima sola. Nessuno riteneva cosa propria alcunché di ciò che possedeva, ma tutto era fra loro comune” (At 4,32). E’ tutto molto semplice: attenzione alla Parola di Dio; desiderio di vivere l’unità nella carità; la partecipazione nell’Eucaristia e mantenere viva la preghiera  personale e comunitaria. Ognuno viva come può questa realtà.   La comunità non era un ideale irrealizzabile  e non pensiamo che non ci fossero difficoltà o peccati.

 

782. Redenzione come missione

 

Ciò che gli apostoli facevano era di  proclamare che Gesù era vivo. Questo era la loro predicazione per invitare alla conversione. Coloro che li ascoltavano avevano anch’essi conosciuto Gesù. La prova era la testimonianza che davano e i segni che realizzavano. “Con grande vigore, gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti erano circondati da grande benevolenza” (At. 4,33). Lo Spirito Santo toccava i cuori con la sua grazia. Ma per coloro che non conoscevano personalmente Gesù, come i pagani? La missione che gli apostoli realizzavano era il mandato di Gesù che aveva detto: “Andate in tutto il mondo  ammaestrate tutte le genti.. insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho ordinato. Ed io sono con voi tutti i giorni, fino alla consumazione dei secoli” (Mt 28, 19-20). Chi crede nella Risurrezione annuncia con la vita e con la Parola che Gesù vive ed è il Signore.

 

 

 

 

 

 

 
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