n. 911
Omelia Terza Domenica di Pasqua
18.04.2010
p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

 

Prova d’amore

 

Gettare le reti?

 

Nell’insieme delle manifestazioni di Gesù ai discepoli, oggi ascoltiamo la terza apparizione, non più in Gerusalemme, ma in Galilea, in uno scenario di pesca. Sono 7 discepoli, e questo numero simbolico  significa tutta la comunità, l’essenza della comunità.  Perché stanno in Galilea?  Ritornarono alla vita che facevano, come pescatori?  Questa pesca, come le altre narrate in Luca (5, 4-10), è infruttuosa…. Essi non riconoscono Gesù che si informa sulla pesca. Rispondono che non avevano preso nulla. Gesù comanda : “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. Destra non è una connotazione politica, invece in diversi testi, il lato destro viene indicato come simbolo di buona sorte o benessere. Presero 153 grossi pesci che è il numero, secondo gli zoologi greci  dell’antichità,  delle specie conosciute di pesci e il simbolo sta ad indicare che il vangelo è presente nelle 153 nazioni conosciute del tempo. Questa è una delle spiegazioni. L’annuncio della Risurrezione si espande a tutti gli angoli della terra. Giovanni, vedendo il miracolo dice: “E’ il Signore”. Pietro si lancia in acqua. “Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane.” (Gv 21,9). Qual è il simbolismo qui? Gesù non usa i pesci pescati, ma Egli dà il pane e il pesce. Ricordiamo i testi: “E’ il Padre mio  che vi dà il vero pane del cielo” (Gv 6,32)  Le numerose nazioni che accolgono il dono della fede, lo  ricevono dal Cristo Risorto e non dal discepoli che da solo la testimonianza. Dopo  la Risurrezione, i discepoli non riconoscono Cristo al primo momento, perché la conoscenza non si fa attraverso i sensi, ma attraverso la via della fede.

 

La forza dell’apostolo

 

Nel vangelo notiamo l’euforia dei discepoli dopo i primi risultati della predicazione. Immaginiamo chi erano gli apostoli. Quando sono portati nei tribunali, i capi del popolo sono sorpresi della loro fermezza, verificando però che erano illetterati e uomini del popolo (Atti 4,13). In poco tempo i cristiani si espandono in ogni parte. Un autore dice: “Siamo di ieri e già stiamo in tutto il mondo”. La parola di Giovanni è chiara: “E’ il Signore!” (Gv 21,7). Gli apostoli persistono, la forza stà nell’obbedire di più a Dio che non agli uomini (At 4,29). Il mondo vuole chiudere la bocca alla verità del vangelo. Ma la forza di Cristo è superiore. Il discepolo non parla per se. Lancia le reti  nel nome di gesù. Egli affermava: “Senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5). La Chiesa lancia le reti per la pesca e lo fa in nome di Gesù. Gesù è la forza della evangelizzazione.

 

Opera d’amore

 

L’evangelizzazione è possibile solo se parte da una scelta d’amore, anche se fragile. Gesù domanda a Pietro se Lo ama con amore divino (agape). Pietro risponde che ama con amore umano (filia – questo è più chiaro nel testo greco). E’ con la forza della fragilità que l’apostolo riceve l’ordine di custodire il gregge (Gv 21,15). Gesù domanda tre volte se lo ama. E’ la riabilitazione di Pietro nelle sue tre negazioni. Cristo ama sempre con amore divino, nella totalità. Condurre le pecore a Cristo, condurle con amore. Nella tristezza che sente in se, Pietro risponde: “Signore, tu sai tutto, sai anche che Ti amo” (17). Dove sta Cristo presente oggi, vivo, risorto? Colui che abbiamo amato ora è  glorioso con il Padre. Cristo è il centro dell’Universo ed a Lui dobbiamo l’adorazione con tutto l’universo. Dipendiamo da Lui in tutto ciò che siamo e facciamo. Senza di questo la fede è zoppa e non ci trasforma. Evangelizzazione e governo della Chiesa sono un’opera d’amore. Nella celebrazione diciamo con Pietro: Tu sai che ti amo!

 

Letture: Atti 5, 27b-32.40b-41; Salmo 29; Apocalisse 5, 21,1-19;

Vangelo: Giovanni 21, 1-19