n. 910
Omelia Seconda Domenica di Pasqua
11.04.2010
P. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Eterna è la misericordia del Signore
Celebriamo in questa seconda domenica di Pasqua la “Domenica della Misericordia”. La Misericordia di Dio ha la sua massima espressione nella Risurrezione di Gesù che è vita dove c’era la morte. Questa misericordia arriva a noi attraverso i sacramenti pasquali che celebriamo. Chiediamo a Dio che aumenti in noi il dono della grazia affinché possiamo comprendere la ricchezza del “Battesimo che ci ha purificato, dello Spirito che ci ha rigenerato e del Sangue che ci ha redenti” (Colletta). Così fortificati proclamiamo la nostra fede nel Cristo vivo, come Tommaso. Il Vangelo di San Giovanni ci insegna a crescere nella conoscenza di Gesù attraverso una fede sempre più pura. Nel Vangelo varie sono le professioni di fede di questo tipo:come Natanaele, Nicodemo, la Samaritana, Marta ecc. … e Tommaso. Nella liturgia di oggi ascoltiamo proprio la sua professione di fede nel Cristo Risorto. E’ un cammino che passa dalle false sicurezze per arrivare all’impegno della fede. Quando Gesù appare per la prima volta, Tommaso non c’era con gli altri apostoli. Al ricevere la notizia che Gesù era vivo, disse: “ Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”.(Gv. 20,24).Chiedeva una sicurezza umana. Esige la prova personale non solo la testimonianza della comunità di Gesù. Otto giorni dopo, Gesù appare nuovamente e Tommaso era con loro. Gesù lo invita a fare quello che ha chiesto. Tommaso mette la mano nel luogo dei chiodi per verificare che costui che è davanti a lui vivo è lo stesso che aveva visto morto. Tommaso vede la fragilità della sua fede e dice: “Mio Signore e mio Dio”. Fa una dichiarazione di fede, riconoscendo Gesù come Dio. Gesù, riferendosi a noi, che non possiamo toccare per credere dice: “Perché mi hai visto hai creduto. Beati coloro che crederanno anche senza vedere” (Gv 20,29).
La Misericordia che cura
La Risurrezione di Gesù esprime la Misericordia di Dio nella cura per i sofferenti. Nell’inaugurare la sua missione, assume su di se la missione del servizio di liberazione da ogni sofferenza per una vita piena (Lc 4, 18; Is 61, 1). Per questo gli apostoli continuano la sua missione facendo i miracoli che faceva Lui. La misericordia si fa miracolo affinché le persone vivano. Dare la vita è testimoniare che Egli è vivo, come scrive Giovanni nell’Apocalisse: “Ero morto, ma ora vivo per sempre” (Ap. 1,18) La fede in Cristo come Dio, come fa Tommaso, si fortifica nel gesto d’amore di dare la vita affinché la Risurrezione non sia solo un atto di fede in qualcosa di spirituale, ma penetri le strutture del mondo e le conduca alla vita. Nella celebrazione c’è proprio la presenza della misericordia. Nella città di Garça-Stato di San Paolo (Brasile), in una Eucaristia celebrata per pazienti di un ospedale psichiatrico, una signora, nel leggere le preghiere aggiunse : “La messa è la mia risurrezione”, aveva percepito la forza di Cristo.
La Misericordia come missione
La Risurrezione è missione. Gesù, in quella prima notte, dice agli apostoli: “Ricevete lo Spirito Santo! A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi” (Gv 20,22). Il perdono dei peccati non è un atto d’accusa a voce bassa. E’ la missione di riconciliare il mondo. Certo che bisogna assicurare anche il perdono dei singoli peccati. La missione più grande però è costruire la pace ed essere pace verso tutti gli uomini e verso la natura. Questa riconciliazione viene dall’accoglienza della fede, come Tommaso. La celebrazione della comunità è un momento per aprire gli occhi alla fede nella sua dimensione di consegna e di impegno.
Letture: Atti 5, 12-16; Salmo 117; Apocalisse 1, 9-11°.12-13.17-19;
Vangelo: Giovanni 20, 19-31