La conversione è cammino
 
 
n. 899
Articolo Quaresima 2010
p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
 

762. Ritorna, popolo mio!

Siamo nel tempo di Quaresima. Anch’essa, come ogni sacramento, ci dice sempre qualcosa di nuovo.  Abbiamo visto che essa ha perso molto del suo rigore e della sua importanza nella comunità. Sono rimaste solo le  ceneri? La Quaresima non domina le masse, ma penetra i cuori di coloro che desiderano fare  il cammino di Gesù. Non possiamo dire che la società sia cristiana, per questo, dobbiamo fare la nostra parte. L’importante è scoprire il senso della conversione e  viverla nella nostra vita. Senza di essa, non possiamo crescere. Non si tratta solo di abbandonare un errore, ma di cercare di favorire in noi una crescita costante. Crescere in una direzione non significa che la situazione sbagliata sia alle nostre spalle, già superata. E’ uno sviluppo. Possiamo crescere sempre. Quando siamo in una strada accidentata ed entriamo in una a quattro corsie, è un mutamento per il meglio. La conversione comincia da una chiamata. Contemplando la storia del popolo cristiano, vediamo che Dio lo chiama continuamente. Richiama indietro dai cammini sbagliati, ma fa anche uscire dalle prigioni, ritornare dall’esilio,  dal dolore e dalla sofferenza.  Dio attira sempre a Se il suo popolo. Ritorna popolo mio! Dio chiama, insiste e dà i mezzi per la trasformazione. Nessuno esce dal bozzolo e cerca Dio con le proprie forze. Cercarlo è già essere stati trovati da Lui. Il desiderio del ritorno è già un tocco di Dio, di grazia e della sua volontà di non perdere nessuno di quelli che egli ha scelto (Gv 6, 39). La pecorella perduta è cercata con ansietà (Lc 15, 4-6). Il cammino di conversione comincia nel cuore di Dio che ama, e desidera salvare e toccare il nostro cuore e rendere salde le ginocchia vacillanti (Is 35,3). Il tempo di Quaresima sarà utile solo se anche noi faremo la nostra parte.

 

763. Lasciarsi incontrare

Nella liturgia della riconciliazione di Guglielmo Durand c’è una cerimonia nella quale il ministro va, diverse volte, in fondo alla Chiesa e torna. Così  si intende rappresentare i diversi tentativi che Dio fa per cercare il peccatore. E’ molto significativo e  affettuoso che Dio insista tanto nel cercarci. La proposta è chiara: lasciarsi incontrare. Noi fuggiamo e ci nascondiamo, lasciamoci invece catturare da Lui. Dio  ci cerca senza stancarsi fino a che non ci incontra e, come la pecorella smarrita, ci mette in una zona ombrosa e ci racconta, con gioia, la fortuna di averla incontrata (Lc 15, 4). La grande iniziativa che Dio prende per cercare la pecora perduta è l’invio del Figlio nella sua Incarnazione. L’iniziativa è di Dio, come dice San Paolo : “Dio dimostra il suo amore per noi, per il fatto che Cristo è morto per noi quando eravamo ancora peccatori” (Rm 5,8).

 

764. Perseverare lungo il cammino

“Colui che crede di stare in piedi, guardi di non cadere” (1 Cor 10,12). Le provocazioni e le tentazioni saranno sempre esistenti. Questo non è un male. Scrive San  Giacomo: “Ritenete tutto una gioia, quando voi vi imbattete in tentazioni svariate, sapendo che la genuinità provata della vostra fede produce la perseveranza” (Giacomo 1,2). La tentazione viene da noi stessi e per questo il controllo dipende da noi. Continua San Giacomo: “Ciascuno è tentato, adescato e sedotto dalla sua concupiscenza (desiderio del male). E allora la concupiscenza concepisce e dà alla luce il peccato e il peccato, giunto alla sua pienezza, genera la morte” (14-15). Per vincere la tentazione abbiamo la ricetta della vigilanza nella preghiera, la fuga dalle occasioni di peccato, la conoscenza della nostra realtà, la Confessione e l’Eucaristia. E per essere fortificati, l’amore che copre una moltitudine di peccati (1 Pt. 4,8).

 

 

 

 

 

 

 
 
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