La nostra fede nella Risurrezione
si fonda sulla testimonianza personale
dei discepoli di Gesù.

n. 906
Omelia Domenica di Pasqua
4 aprile 2010
p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

 

Cristo è risorto!

 Ha aperto le porte dell’Eternità

 

Egli è veramente risorto! Questa è la nostra professione di fede e la ragione di tutto ciò che facciamo. Sfortunatamente la Risurrezione non è ancora entrata nella nostra vita, perché la religiosità popolare è sganciata dalla liturgia.  Per il nostro popolo, la Settimana Santa finisce con  la processione del Cristo Morto. E’ quello che ha imparato. E’ la sua cultura religiosa. I discepoli all’inizio erano disillusi, confusi, impauriti e non credevano. Per loro era tutto finito, come dicevano i due discepoli che andavano ad Emmaus: “Noi speravamo che Egli fosse il liberatore di Israele. Ma sono già passati tre giorni da quando queste cose sono accadute” (Lc 24,21). La nostra fede nella Risurrezione si fonda sulla testimonianza dell’incontro personale dei discepoli con Gesù. Dalla paura passano alla gioia incontenibile. La loro testimonianza e la grazia dello Spirito dà anche a noi  la fortuna di credere che Egli è vivo. “Egli è il vero agnello che toglie il peccato del mondo, morendo, ha distrutto la morte, risorgendo, ha dato a noi la vita” (prefazio). Dio ha risuscitato Gesù perché è stato fedele fino  alla morte compiendo la volontà del Padre. “Per questo Dio lo ha esaltato”, scrive Paolo ai Filippesi. La Risurrezione non è un avvenimento che riguarda solo Gesù e i suoi discepoli. Quello che avviene in Lui raggiunge l’universo. Come, nella sua Incarnazione, ha assunto in Se l’Universo e, con la sua Morte ha dominato il male, nella sua Risurrezione ha aperto la vita a tutta l’umanità. Nella preghiera diciamo: “O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella luce della vita nuova del Signore Risorto” (colletta – traduzione secondo la sfumatura brasiliana). Tutto l’universo partecipa della Risurrezione. Le porte del Paradiso, serrate dal peccato originale dei progenitori, Adamo ed Eva, sono riaperte per tutti, senza distinzione. La natura umana partecipa della fortuna di essere liberata (Rm 8,21). Pietro predica che Gesù è vivo, perché è apparso a “coloro che hanno mangiato e bevuto con Lui dopo la sua  risurrezione dai morti” (At 10,41).

 

“Vide e credette” (Gv 20,8)

 

Nel primo giorno della settimana, e cioè la nostra domenica, Maria Maddalena va al sepolcro. Va a piangere un defunto e a compiere i riti della sepoltura. Trova la pietra dell’entrata rimossa. Corre ad avvisare Pietro e Giovanni. I  quali corrono verso il luogo dove lo avevano sepolto. Giovanni arriva primo ma aspetta Pietro. Questi entra e vede. Giovanni entra e crede.  Credere significa comprendere il mistero. Le bende di lino  giacenti a terra e il sudario piegato  e posto in un angolo. Perché è stato piegato? C’è anche una traduzione che sostituisce piegato con  svuotato.  Essi non avevano compreso che Egli doveva risuscitare. Solo l’apparizione e la luce dello Spirito metteranno i discepoli in grado di comprendere. Così è anche per noi.

 

Cercate le cose di lassù (Col. 3, 1)

 

Celebrare la Risurrezione è avere un nuovo modo di comprendere la vita. San Paolo invita a celebrare la Pasqua non con il lievito vecchio, né con il lievito della malizia e della perversità, ma con il pane azzimo, nella purezza e nella verità” (1Cor 5,8). Lievito-fermento, significa la mentalità. Cercare l’Eucaristia è cercare l’alimento della Risurrezione, come preghiamo: “Sacrificio per il quale la tua Chiesa meravigliosamente rinasce e si alimenta”. L’Eucaristia è la celebrazione del Mistero Pasquale di Cristo nella sua Risurrezione. San Paolo invita a cercare le cose di lassù (Col 3,1) e a  trascorrere la vita facendo il bene.

 

Letture: Atti 10, 34^.37-43; Salmo 117; Colossesi 3,1-4; Giovanni 20, 1-9