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Omelia Quinta DomenicaQuaresima 2010
 
 
non è il dolore o la  morte che
salvano, ma l'amore

n. 902
Omelia
Quinta Domenica di Quaresima
21.3.2010
P. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista


“Meraviglie ha fatto il Signore per noi”

Faccio nuove tutte le cose

 

I testi della liturgia quaresimale devono essere letti nella prospettiva della preparazione alla Pasqua del Signore. Essa è il centro della vita cristiana e modo con il quale leggere la Scrittura. I primi cristiani leggevano le Scritture non come un testo passato, ma in riferimento al Cristo. Il testo del Profeta Isaia e del Salmo dicono che Dio ha fatto meraviglie. Ha aperto “una strada nel mare e un cammino tra  acque impetuose” nel passaggio del Mar Rosso (Is 43,16). Ma questo era già accaduto. Ora saranno realtà nuove a continuare le meraviglie di Dio: “Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia … aprirò una strada nel deserto, e farò scorrere fiumi nella steppa” (19). Il Salmo canta questo momento: “Quando il Signore ricondusse i prigionieri, ci sembrava di sognare” (Sl. 125,1). La strada attraverso le acque del mare e nel deserto è figura di quello che fa il Cristo per la nostra liberazione.  Egli è passato   dalle onde della morte e, attraverso il mare del suo sangue, ci ha liberato. Questi fatti sono compresi nel gesto del perdono donato ai peccatori. Il perdono dato dà concretezza alla forza liberatrice che è offerta a tutti. La malvagità conduce una donna colta in adulterio. Solo per l’insinuazione già era condannata alla lapidazione. Gesù non nega la legge che comanda di uccidere tali donne, ma offre la novità: “Neanch’io ti condanno. Va e d’ora in avanti non peccare più” (Gv 8,11). Apprendiamo così che Dio non condanna, ma offre sempre il perdono per un cammino nuovo. La Pasqua non è solo un avvenimento del passato, ma succede nell’interiore e nel cuore di ciascuno. I farisei e i maestri della legge rappresentano il fratello più vecchio della parabola del figliol prodigo, che desidera condannare e non accogliere. Gesù continua il cammino del Padre che apre strade nel mare e nel deserto offrendo una situazione nuova, una terra nuova. La celebrazione liturgica realizza questa verità.

 

Camminare con il medesimo amore

 

L’orazione dell’Eucaristia di questa domenica, come ascolteremo nel giorno di Pasqua “cercate le cose di lassù”, insegna come vivere questo momento pasquale: “Vieni in nostro aiuto, Padre misericordioso, perché possiamo vivere e agire sempre in quella carità, che spinse il tuo Figlio a dare la vita per noi .” (Colletta). La Pasqua è la sequela del Cristo nel suo cammino di redenzione dell’umanità. Non è la morte che salva, è l’amore che và oltre la morte, perché Egli “si è fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil. 2,8). Non è il dolore della morte, ma l’amore che causa la salvezza. Questo amore continua l’amore della salvezza liberatrice che Dio ha offerto al suo popolo in Egitto, nella cattività Babilonese e ancora offre alla peccatrice, simbolo di tutto il popolo fragile e accusato dal nemico. Dio vuole la vita e non la morte. “Non desidero la morte del peccatore, ma che si converta e viva” (Ez. 33,11).

 

Considero tutto come spazzatura

 

San Paolo, nella lettera ai Filippesi mostra il suo cammino personale verso il Cristo. Egli ha fatto la scelta totale per Cristo, a tal punto, che non gli interessava più niente: “Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui…” (Fil 3,8). Conoscere Cristo è sperimentare la forza della sua risurrezione e  la partecipazione alle sue sofferenze (10). La decisione per Cristo non è un atto che si relega nel passato, ma è una  spinta in avanti: “dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta”(13). La Pasqua è  cammino, per questo essa significa passaggio per la liberazione:

 

Letture: Isaia 11, 43,16-21; Salmo 125; Filippesi 3, 8-14: Giovanni 8, 1-11

 

 

 
 
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