n. 900
Omelia quarta Domenica di Quaresima
14.03.2010
P. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Ritorno alla casa del Padre
La festa si avvicina
Quando nel mezzo dell’oscurità qualcuno grida:”Vedo una luce!” , diamo in un sospiro di sollievo e di gioia. Siamo arrivati a metà del cammino Quaresimale, la liturgia annuncia che si vedono i primi raggi dell’aurora della Pasqua che si avvicina!. I Giudei entrarono nel paese e mangiarono la Pasqua nella terra promessa. San Paolo annuncia la riconciliazione che Dio fa con noi, facendoci nuove creature. Il Vangelo descrive la festa dell’accoglienza al figlio che “era morto ed è ritornato in vita, che era perso ed è stato ritrovato”. Dio cerca ciò che è perduto. Ricordiamo la parabola della pecorella smarrita. Il frutto della conversione è la riconciliazione con Dio. Dio accoglie i dispersi. Nella parabola, il fratello che non accoglie l’altro fratello che aveva sbagliato, sta a simbolizzare i farisei che non accolgono i deboli e i peccatori e per questo criticavano quello che Gesù faceva. Il figlio che se ne andò di casa, cadde nelle peggiori situazioni che potevano esistere per una persona del popolo giudeo: fu guardiano di porci e solo del loro cibo poteva mangiare. Aveva raggiunto il fondo. La decisione di ritornare, che simboleggia la conversione, gli restituì la vita e tutti i beni. La festa della Pasqua che si avvicina è il momento per rivestirci della gioia della redenzione e di celebrarla nella liturgia. La Chiesa ha bisogno di privilegiare i momenti di allegria che sono nel cuore del popolo per conoscere Dio, per vivere nella comunità e per lottare per una vita migliore. Una Chiesa che non promuove questa gioia, non ha diritto a sopravvivere.
Celebrare la Pasqua nella libertà
“Lasciatevi riconciliare con Dio!” (2 Cor. 5,20). Questo è il grido della Quaresima. Riconciliati, possiamo celebrare la Pasqua nella libertà dei figli. La conversione è esigente. Dio ha fretta, ma ci aspetta. Per 40 anni il popolo ha vagato nel deserto cercando la terra promessa. Non è che Dio non abbia dato ciò che era necessario per entrare presto nella terra promessa. Ma il popolo aveva bisogno di conoscere l’abbandono per accogliere con interezza il dono della terra. Essi ricevettero la manna, venuta dal cielo. Nell’entrare nella terra la manna cessò di cadere. Noi non ci rendiamo conto che nei momenti difficili siamo alimentati da Dio. Nei momenti facili pensiamo invece che Dio ci ha abbandonato. Celebrare nella libertà e nel possesso della terra, significò per loro stabilire le basi del Regno futuro. Il popolo non vive più di miracoli, ma costruisce con le sue mani. La Pasqua è il centro della vita cristiana, la nuova terra. Celebrare la Pasqua non è solo assistere a una messa più lunga. Essa è presente in tutti i momenti e azioni che viviamo. Tutto è pasquale, tutto è passaggio.
Nuove creature
Il ritorno a casa del figlio perduto è simbolo della conversione che non è solamente uscire da una situazione di peccato, ma è soprattutto, ritorno alla vita nuova nella casa paterna, simbolo del Regno e della Grazia. Lì c’è la festa, nella casa del Padre. Saremo nuove creature nel momento in cui riconosceremo la nostra situazione. Così sì , è possibile convertirci. Se non prendiamo coscienza della nostra situazione, come ci convertiremo? Il figlio più vecchio stava sempre con il Padre e non percepì il bene che viveva e per questo non comprese il gesto amoroso del padre che accoglie senza rimproveri. L’accoglienza è l’impegno di continuare la missione di accogliere con misericordia i deboli e annunciare la riconciliazione: “Noi vi supplichiamo: lasciatevi riconciliare con Dio” (“ cor 5,20)
Letture: Giosuè 5, 9° 10-12; Salmo 33; 2 Cor. 5, 17-21; Luca 15, 1-3.11-32