nº 1271

Articolo

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

I nostri occhi vedranno

1324. I nostri cuori contempleranno

Portiamo nel nostro cuore il timore divino che sentiamo davanti alle ricchezze della comunicazione di Dio attraverso la Sua Parola. Questa Parola creatrice sostiene la vita eterna che Gesù ci ha dato. Dio come a dei bambini amati, ci alimenta in tanti modi affinchè si forni in noi l’immagine del Figlio Suo. Siamo rivestiti da Lui affinchè continuiamo la Sua presenza e la Sua missione. Come ha parlato in molti modi un tempo ai nostri padri attraverso i profeti (Eb 1,1), così oggi continua ad istruire i nostri cuori affinchè abbiano sempre presente il progetto delle sue meraviglie. Gesù ha istituito l’Eucaristia affinchè la Sua memoria salvifica permanesse tra noi. Ma questo va anche oltre l’eucaristia. Essa continua ai nostri occhi le meraviglie del Suo amore. Siamo continuamente stimolati a contemplare, come insegna Giovanni: “Ciò che i nostri orecchi hanno udito, ciò che i nostri occhi hanno contemplato e le nostre mani hanno toccato del Verbo della Vita, noi ve lo annunciamo affinchè siate in comunione con noi” .. (1 Gv 1, 1-2). La salvezza si realizza non solo con gesti e parole, ma con la contemplazione. Contemplazione è un passo in più nell’accoglimento della Parola. Facciamo tanti gesti religiosi e di preghiera. Ma  è necessario portare tutto questo nel laboratorio del cuore dove sarà trasformato e digerito come alimento. Maria custodiva tutte queste parole e avvenimenti “meditandoli nel suo cuore” come vediamo nella visita dei pastori e dopo il ritrovamento di Gesù nel Tempio (Lc 2, 10; 2, 51). Anche Gesù  contemplava nei suoi molti momenti di preghiera. Facciamo preghiere prolungate, ma queste saranno migliori se saranno passate dal cuore. Quando Gesù dice alla samaritana che dobbiamo pregare in spirito e verità, sta trasformando l’universo in un grande altare dove possiamo stare  sempre in contemplazione davanti alle meraviglie di Dio. Non abbiamo bisogno di molti luoghi per contemplare. Il cuore umano può restare in contatto immediato e continuo con Dio.

1325.  ciò che ha fatto con i nostri Padri

Il riconoscimento delle opere che Dio ha realizzato ha percorso la Storia della Salvezza e sostenuto il suo popolo. Il salmo dice che lo ha portato come l’aquila porta i suoi figli sotto le sue ali (Dt 32,11). Nella contemplazione di questa bontà di Dio  il popolo ha sentito sempre sicurezza anche nei momenti di sofferenza e di peccato. Nella sofferenza  gridavano a Dio affinchè si ricordasse delle sue meraviglie di un tempo. Questo è stato il filo conduttore della sua storia fino al momento della venuta del Figlio di Dio che, con la sua Risurrezione, ha portato al massimo questa opera redentrice e ricreatrice dell’universo.  Le azioni di Dio costituiscono la storia del suo popolo. Nella cena pasquale, i giudei ricordavano che Dio ha fatto molto e, come se non bastasse, ha fatto opere ancora più grandi. Se contempleremo con gli occhi della fede, potremo vedere che le azioni di Dio in mezzo a noi si ripetono e sono ancora più grandi. Dio ha fatto della nostra storia una storia di salvezza.

1326.  Tutto canta e grida di gioia

Nella contemplazione di Dio portiamo con noi tutta la natura creata. L’essere umano sà che non vive solo, ma è unito agli altri e all’universo. Sà unire la sua contemplazione alla voce di tutte le creature. Esse non  sono solo stimolo e motivo per lodare, ma lodano attraverso la voce del popolo, lodano il Creatore che le conosce e le ama. Gesù disse che nessun passero cade senza il consenso del Padre (Mt 10,29). La sofferenza dell’universo, come ci insegna Paolo, è sanata dalla redenzione di Cristo, vissuta dal suo popolo. Contemplando l’universo possiamo arrivare alla conoscenza del Creatore (Rm 1,20). Per la fede possiamo  unirla alla nostra contemplazione come il Cristo che ha unito la Divinità all’Umanità  per la redenzione.