n. 1261 Articolo Pe . Luiz Carlos de Oliveira Redentorista
Nel seno del padre
La prova del nove della nostra fede e della nostra conoscenza religiosa non sta nei nostri diplomi, ma nel desiderio che abbiamo di portare gli altri a ciò che sappiamo e viviamo. Così fecero i primi discepoli che incontrarono Gesù. Più tardi lo dissero agli altri. I due discepoli passarono il giorno con Gesù e fu Andrea a dirlo a suo fratello Simon Pietro: “Abbiamo incontrato il Messia” e lo condussero a Gesù (Gv 1,40-42). Chi non si ricorda della sua catechista della prima comunione? Quale dedizione! Oggi, con esigenze maggiori, c’è un impegno molto grande nell’approfondire la catechesi, dedicarvi più tempo, avere nuovi metodi e nuove speranze. I documenti della Chiesa insistono costantemente sulla formazione del popolo di Dio. La Catechesi non si limita unicamente alle aule di catechismo, ma è presente in tutte le attività della Chiesa. Le chiese antiche con la loro architettura, vetrate, sculture, mosaici, affreschi erano un catechismo. Molte delle nostre idee provengono da questa catechesi venuta da lunghissimo tempo. Jean Delummeau, storico, dice che le madri insegnavano catechismo ai figli sulla punta delle dita dicendo: “guarda figli, quella è la Madre del Cielo”. Ancora si fa così con i piccoli. Il catechismo comincia nel ventre materno. Se il male può influenzare i bambini, quanto più li influenzerà ciò che è buono, come la parola buona, il comportamento amoroso e la preghiera sul figlio. La prima catechesi è il seno del padre del Cielo. Celebrando la messa dei fanciulli, ho domandato nel giorno del battesimo del Signore, quale era la missione di Gesù. Una piccola di 5 anni si è alzata e ha detto: “Lui è venuto a mostrare l’affetto del Padre”. È una nozione base di catechesi sentirsi nel seno del Padre. Attualmente i fanciulli che vengono alla catechesi non sanno quasi niente di religione. Non conoscono nessuna preghiera, non partecipano alla liturgia ne prima, ne durante ne dopo la catechesi. Manca il sentirsi nel seno del Padre! È un grande condizionamento per la società, perché così non si imparerà ad essere fratelli, e neppure a sentirsi figli.
Molti maestri
Ho imparato che quanto più si è saggi tanto più si ha il piacere di apprendere. Nessuno si considera completo, poiché è sapienza sentirsi sempre discepoli e imparare. La sete di Dio è già una maniera di essere saziati. Cercare di apprendere è già un dono. L’apertura allo spirituale, senza nessuno disprezzo della scienza umana, è segnale di sapienza. Abbiamo grandi pensatori che escludono l’aspetto religioso, quando non usano la loro capacità per distruggere il cuore dei giovani. Quanto bene potrebbero fare! Non è necessario essere settario, sa saggi si, toccare i cuori affinché possano crescere interamente e non soltanto per una parte. L’essere umano non può essere zoppo appoggiandosi solo all’umano che passa. La sapienza è essere aperto ad apprendere sempre. Ci sono molti maestri. Diceva il profeta: “ il Signore mi ha dato una lingua da iniziati”(Is 50,4) il vero maestro è colui che sa apprendere anche dal discepolo
Insegnare perché imparino
Il vero discepoli non supera il maestro. Basta essere come il maestro (Mt 10, 24-25). La convivenza con Gesù nella fede fa di ciascuno un maestro come Lui: “Chi ascolta voi, ascolta me” (Lc 10,16). Una volta che impariamo la Parola viva, impariamo anche le parole che Lui ci ha trasmesso. Così nascono i catechisti. Chiunque conosce il Signore, fa tutto affinché Lui sia conosciuto e amato. Questa è la prova che lo conosciamo e viviamo con Lui. La necessità di insegnare non è una scelta pastorale, ma è una risposta alla gratificante esperienza che abbiamo di stare con Lui. Se mancano i catechisti è perché ci sono pochi cristiani.
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