n. 1243
Articolo
pe: Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
La carne si è fatta Parola
1282 una missione di tutti
“Nessuno ha un amore più grande di
colui che dona la propria vita per i suoi amici” (Gv 15,13). Gesù ci ha
testimoniato e provato che era nostro amico quando ha dato la Sua vita per noi
affinchè avessimo la Vita (Gv 3,15). La Sua
testimonianza di fedeltà al Padre è stata la Parola che ha confermato il Suo
insegnamento e ci ha dato la certezza della sua veracità. Dio non chiedeva
questa sofferenza, ma l’ha accettata per la nostra vita. Se il martirio di
Cristo ci vale la salvezza, la sofferenza e il martirio di coloro che soffrono
per la fede, per la verità e per la giustizia ci uniscono alla sofferenza del
Cristo e diventano salvifici, come ci scrisse Paolo: “Sempre infatti, noi che
siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di
Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale” (2 Cor 4, 11-12). Nella loro
carne, i martiri danno questa testimonianza!. “Per Lui tutto ormai io reputo una
perdita ... perchè io possa conoscere Lui e la potenza della sua risurrezione,
la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte” (Fil
3, 8-10).. in tutta la storia della salvezza incontriamo queste belle
testimonianze. Gesù già lo disse quando camminava verso il Calvario: “ se
si tratta così il legno verde, che
avverrà del legno secco?” (Lc 23,31). Già nell’Antico Testamento conosciamo le
sofferenze per la fedeltà a Dio: “di loro il mondo non era degno! Vaganti per i
deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra” (Eb 11,38). Fin dall’inizio
i cristiani soffrirono persecuzioni e morte, a cominciare da Stefano, primo
martire. Pietro scrive nella sua lettera: “Carissimi, non siate sorpresi per
l'incendio di persecuzione che si è acceso in mezzo a voi per provarvi, come se
vi accadesse qualcosa di strano” (1 Pt 4,12). Nel corso della storia c’è sempre
stato martirio. La Chiesa quanto più fu fedele tanto più fu sofferente. La soferenza
non è solo fatta di sangue sparso, ma è anche la fedeltà al vangelo e la
dedizione nell’amore che esige impegno
1283. testimonianza nella prova
Partecipiamo alla missione di Gesù
e al Suo martirio, come proprio Lui disse: “voi che siete rimasti costantemente
con me nelle prove” (Lc 22,28. La parola martire
significa testimonianza. Noi redentoristi abbiamo diversi martiri sacerdoti e
fratelli. 4 sono ucraini, 1 cecoslovacco, 6 spagnoli che saranno beatificati il
31 ottobre 2013, mentre di altri 16 spagnoli si sta ancora facendo il processo
di beatificazione. Ci sono ancora 2 polacchi uccisi dai nazisti. Poi c’è un
giovane fratello che morì in un campo di concentramento in Vietnam: Marcel Van.
Le loro sofferenze rimangono vive come una testimonianza di Gesù. La loro vita di fede ha dato loro la forza
per vincere i tormenti del martirio. Per questo preghiamo in un salmo “Ho
creduto anche quando dicevo:«Sono troppo infelice». Ho detto con sgomento: «Ogni
uomo è inganno»” (S. 115). La loro vita di dedizione alla fede e alla comunità
è arrivata al massimo nella morte per Cristo. Come diceva santa Perpetua nel dare
alla luce un figlio in prigionia: Ora soffro io, nell’arena soffrirà Cristo in
me!
1284. uomini della storia
C’è molta gente buona e santa che non fu onorata del titolo di santo. Alcuni
lo furono. Perché i santi rimangono nella memoria del popolo e sono nostri
intercessori? Rimangono per il ricordo della loro bontà e santità. Furono uomini
e donne che mostrarono un Vangelo vivo, scritto con le lettere della vita quotidiana e della fedeltà a Dio. Il
popolo mantiene la loro memoria perché essi hanno mostrato come si serve Dio e
la gente. Sono una testimonianza, e davanti a Di ora pregano per noi. È questo
che chiamiamo intercessione. Se possiamo chiedere alle persone di pregare per
noi e noi per gli altri, molto più possiamo chiedere a coloro che si trovano
uniti a Dio di esercitare la loro carità. L’intercessione non risiede nelle
parole, ma nell’unione con Dio. Chi si unisce a Dio porta con se il mondo!