Il Sacro Cuore - Articolo




nº 1237

Articolo

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Ineffabile tenerezza di Dio

 

1273. Sacro Cuore

Dopo il tempo pasquale ci sono diverse celebrazioni molto amate dal popolo di Dio: la Solennità della SS. Trinità, il Corpus Domini e la festa del Sacro Cuore di Gesù. La Pasqua celebra i fatti centrali della vita di Gesù. La festa della Santissima Trinità celebra il dogma fondamentale della nostra fede. Le festa del Corpus Domini e del Sacro Cuore sono devozioni che spiegano i contenuti salvifici. Celebrare il Sacro Cuore vuol dire celebrare l’amore con il quale Cristo ci ha salvato. Dobbiamo stare attenti a non spezzettare il Cristo con le devozioni. Non celebriamo un cuore di carne, ma l’amore di Dio che si è manifestato in Cristo. Egli è l’espressione più chiara dell’amore di Dio per noi: “In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha inviato il suo Figlio Unigenito nel mondo, perché noi avessimo la vita per Lui” (1 Gv 4,9). Nel contemplare questo amore di Dio siamo attratti dalle inenarabili dolcezze di questo amore. Non è possibile raccontare tutte le stupende meraviglie del Suo amore. Abbiamo l’abitudine di essere molto o solo intellettuali quando ci relazioniamo con Dio. Ma Dio è amore. Gesù ci ha insegnato questa tenerezza attraverso le sue azioni. Ricordiamo il suo affetto per i peccatori, per la pecora perduta e per il figlio perduto e ritrovato. Chi non comprende che l’amore di Dio diventa effettivo proprio nell’incontro con il male, non capisce nulla del Vangelo.  Le parabole, di cui sopra, non ci insegnano che l’amore di Dio non è un amore che spera, ma che torna indietro fino all’incontro. Egli non spera, arriva prima, anticipa (V. Pasquetto). La parabola del pastore è una descrizione di questo amore che diventa un modo di vita. Essere pastore significa creare una relazione d’affetto, di tenerezza con ciascuna pecora.  Quando ha ritrovato la pecora se la mette sulle spalle tutto felice. Non è senza ragione che Gesù dice: Io sono il buon Pastore ... Io conosco le mie pecore ed esse mi seguono.

 

1274.  Più di una devozione

Nel prefazio della messa del S.Cuore così preghiamo: “Innalzato sulla croce, nel suo amore senza limiti donò la vita per noi, e dalla ferita del suo fianco effuse sangue e acqua, simbolo dei sacramenti della Chiesa, perché tutti gli uomini, attirati al Cuore del Salvatore, attingessero con gioia alla fonte perenne della salvezza”. Il Cuore è la fonte da cui sgorga la vita della Chiesa. Questa devozione è un modo di essere Chiesa. Abbiamo un modello di Chiesa basata sull’aspetto giuridico, liturgico, rituale. Sà poco di madre. Questo Gesù già condannava la pratica religiosa del suo popolo. Il modo di vita di Gesù non aveva nulla di tutto questo. Del Padre sappiamo che è buono con tutti, “la sua tenerezza abbraccia ogni creaura” (S. 144). Non si tratta di praticare una devozione che mi garantisce la salvezza, se non apprendo da questo Cuore la sua tenerezza con tutti.  Dio ha promesso molte meraviglie a coloro che hanno devozione. Ma noi cosa promettiamo? Senza questo amore tutto diventa inutile.

 

1275. un cammino per il mondo

Abbiamo innumerevoli momenti di tenerezza di Dio. L’esperienza di Dio arriva quando percepiamo che lui ci ama. La tenerezza di questo dolce amore si ripete costantemente, alle volte in modo divertente. È una esperienza che si può avere con facilità. L’esperienza della dolcezza dell’amore di Dio è un momento prezioso della vita che la marca per sempre. Egli non è più uno che conosco, ma l’Altro che mi conosce. Se la società assumesse questo modo di amare di Dio, sarebbe un mondo diverso. Approfittiamo di tutte le scoperte e strutture dei beni che un giorno finiranno, ma non approfittiamo dei beni che dureranno per sempre e ci faranno molto felici. Celebrare il Sacro Cuore è portare alla società la dinamica di questo amore.

 


 
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