Unità della scrittura_articolo

VD

nº 1203
Articolo

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Unità della Scrittura

 1223. Unità nella diversità

La parola Bibbia significa libro. È il plurale di libro (biblos).  Vuole dire che ci sono libri diversi. “Alla scuola della grande tradizione della Chiesa impariamo a cogliere nel passaggio dalla lettera allo spirito anche l’unità di tutta la Scrittura, poiché unica è la Parola di Dio che interpella la nostra vita chiamandola costantemente alla conversione” (VD 39).Ugo di San Vittore spiega questa unità dicendo: «Tutta la divina Scrittura costituisce un unico libro e quest’unico libro è Cristo, parla di Cristo e trova in Cristo il suo compimento». (Da Arca di Noè 2,8). Se analizziamo le Scritture nel loro aspetto storico e letterario vedremmo le differenze che sono anche grandi, perchè essa ha impiegato mille anni per diventare completa. E tutta la Scrittura è Parola di Dio. Questo dona una prima unità. C’è poi l’unità interna. Se nella Bibbia ci sono tensioni, come quelle tra Antico e Nuovo Testamento, è in Cristo che si incontrerà  poi l’unità di tutti e due i Testamenti. L’Antico è il cammino verso Cristo. Ed è l’unione dei due che offre la comprensione. Dio  aveva una pedagogia con il popolo, lo ha fatto crescere per prepararlo all’arrivo di Cristo. Questa pedagogia suppone la pazienza fino a che l’insegnamento venga percepito. È lo stesso di come agisce con noi. Per questo non si può prendere un testo isolandolo dal congiunto e forzarlo verso un insegnamento particolare.  Occorre anche notare che è rivelazione di una verità di fede e non porta rivelazioni speciali, ma fa parte dei testi ispirati. A volte ci possiamo anche spaventare con certi testi pesanti e difficili da accettare con il nostro modo attuale di pensare, come ad esempio, la violenza contro i nemici. Furono scritti in un contesto di una cultura differente. Gesù non predica “Occhio per occhio e dente per dente”, ma: “amatevi gli uni gli altri”. Si assiste dunque a una evoluzione nella rivelazione della Parola di Dio.

 

1224. Antico e Nuovo Testamento

C’è una profonda relazione tra Antico e Nuovo Testamento. Il Nuovo riconosce l’Antico come Parola di Dio, perciò ammette l’autorità delle Sacre Scritture del popolo giudeo. “Un’argomentazione basata sui testi dell’Antico Testamento costituisce così, nel Nuovo Testamento, un valore decisivo, superiore a quello di ragionamenti semplicemente umani” (VD 40) Gesù stesso afferma chiaramente: “La Scrittura non può essere annullata” (Gv 10,35). Paolo, profondo conoscitore della Scrittura scrisse: “Tutto quello che è  stato scritto nel passato, è stato scritto per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza” (Rm 15,4). la radice del Cristianesimo si trova nell’Antico Testamento e il Cristianesimo si nutre sempre a questa radice (VD 40).   Il Nuovo Testamento afferma che in Cristo si sono compiute le profezie. Il Nuovo dà continuità all’Antico, ma allo stesso tempo rompe con il passato nel senso che è compimento ma anche superamento di quella profezia. Poichè Cristo è la Parola del Padre, è in Lui che si può comprendere tutto quello che si riferiva a Lui. Il fiore non uccide la pianta quando fiorisce e fa scaturire il frutto dell’albero.

 

1225. Cristo illumina

La Chiesa, dal tempo degli apostoli e poi nella Tradizione, ha lasciato chiara l’unità dei due Testamenti. In questo modo ha scoperto nell’Antica Alleanza ciò che era prefigurato e in Cristo poi realizzato. Per questo i cristiani leggono l’Antico Testamento alla luce di Cristo morto e risorto. E il Nuovo deve essere legato alla luce dell’Antico. Basta vedere come  lo fa San Matteo. Sant’Agostino insegna: “Il Nuovo Testamento è nascosto nell’Antico e l’Antico è manifesto nel Nuovo”. La migliore maniera di parlare dell’Antico Testamento è il Nuovo.


 
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