VD
nº 1171
Articolo
Pe. Luiz Carlos de
Oliveira
Redentorista
Gesù, la Parola
definitiva
1175. Egli è il Primo e l’Ultimo
La Parola di Dio è Gesù, il Verbo
Divino che si è fatto Carne. Nel dire che si è fatto Carne, diciamo che ha
assunto in Se tutta l’Umanità; nel dire che Egli è la Parola Divina, diciamo
che è la parola definitiva. In Gesù la Rivelazione è totale, tanto che il nuovo
Testamento si chiude con Giovanni che è l’ultima testimonianza qualificata di
Gesù. Egli è dunque il Primo e l’Ultimo (Ap 1,17). Sta con il Padre all’inizio
della creazione (Gv. 1,3),fino a consegnare il Regno a Dio suo Padre (1 Cor
15,24). Soltanto Gesù è il rivelatore assoluto del Padre. Soltanto Gesù è il
Cammino che conduce al Padre. Tutti gli altri percorsi sono preziosi davanti a
Dio perchè sono uniti a Cristo, anche inconsapevolmente. “Chi non è con me è
contro di me, e chi non raccoglie con me disperde” (Mt 12,30). La centralità di
Cristo nella nostra fede è fondamentale. E non abbiamo da aspettare nessun’altra
Rivelazione. Il Papa annota le parole dette dai vescovi in occasione del Sinodo
: “Di fatto, la caratteristica fondamentale del cristianesimo si manifesta nell’avvenimento
che è Gesù Cristo, vertice della Rivelazione, compimento delle promesse di Dio
e mediatore dell’incontro tra l’uomo e Dio. Egli, “che ci ha fatto conoscere
Dio” (Gv 1,18), è la Parola unica e definitiva affidata all’umanità”. Rispettiamo
le altre maniere di credere e riconosciamo
in esse quello che Dio realizza di bene, per l’amore e la giustizia.
1176. Apprendere sempre
Questo è ciò che ci insegna il
Concilio Vaticano II. Abbiamo molto da insegnare. Ma dobbiamo anche apprendere
molto, e possiamo accogliere tante cose dalle culture per l’annuncio del
vangelo e per l’organizzazione della vita della Chiesa. Chi sa apprendere i
buoni cammini, costui è saggio, di fatto. Ho ascoltato da un conferenziere,
specializzato in scienza delle religioni, che se accogliessimo quello che c’è
di buono potremmo dire: “nel nostro giardino ci sono dei fiori che non
sbocceranno”. O come dice la Chiesa: “Semi del Verbo addormentati” (AG 11). La nostra
missione è di portare queste realtà al loro totale splendore e profumo. L’insistenza
dell’annuncio è grande e abbiamo l’esempio di Paolo e degli apostoli e di tanti
altri fedeli lungo lo scorrere dei secoli. Non compete solo ai religiosi,
vescovi o al Papa. In molti paesi la fede è stata annunciata e la vita della
chiesa impiantata da laici, come per esempio in Corea.
1177. Discernere la
Parola
Nel parlare di Rivelazione,
sappiamo che molte persone dicono di avere tante rivelazioni. I vescovi
raccomandano che “se aiutassimo i fedeli a distinguere bene la Parola di Dio
dalle rivelazione private”, il cui ruolo non è “completare” la Rivelazione
definitiva di Cristo, ma aiutare a viverla più pienamente, in una determinata
epoca storica. Il valore delle rivelazioni private è essenzialmente diverso
dall’unica Rivelazione pubblica, questa esige la nostra fede, ed in essa, per
mezzo delle parole umane e della mediazione della comunità viva della Chiesa, Dio
stesso parla a noi.. Il criterio di verità di una rivelazione privata è il suo
orientamento a Cristo. Non possiamo disprezzare le rivelazioni particolari, ma
esse non portano novità per la fede. Sono buone per ravvivare la fede in Gesù e
rinnovare la vita con la conversione. Il Criterio per conoscerne il loro valore
è analizzare se corrispondono a ciò che insegna il Vangelo. “Per questo l’approvazione
ecclesiastica di una rivelazione privata indica essenzialmente che il relativo
messaggio non contiene nulla che contrasti la fede ed i buoni costumi; è lecito
renderlo pubblico, ed i fedeli sono autorizzati a dare ad esso in forma
prudente la loro adesione” (VD 14). L’obbedienza sarà sempre un buon criterio
per l’autenticità delle rivelazioni private.