nº 1151
Articolo
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Saziamo la fame
1145.
I piccoli hanno fame
La
Spiritualità
ha mani piene per saziar ma quella che guarda solo a Dio e non vede la
situazione di chi soffre, non serve agli uomini e non piace neppure a Dio. Chi
non sente dolore davanti alla sofferenza del fratello, non ha diritto di
vivere. La fame è un dolore sempre presente nell’umanità. Le persone buone della società e della chiesa si preoccupano sempre dei bisognosi,
sentendosi obbligati a soccorrerli. Attualmente il mondo progredisce in modo
spaventoso, ma, da un altro lato, la fame nel mondo aumenta. Ci sono luoghi dove
trovare una soluzione è veramente difficile, poichè la situazione si complica
per la siccità e le guerre senza fine. C’è quasi un miliardo di persone che non
hanno il sufficiente per vivere. Ogni 7 persone al mondo una va a dormire con
la fame. Provare solo pena è un sentimento inutile, se non si cercano
soluzioni. La quantità delle persone che muoiono di fame supera quelle che
muoiono per le malattie che tanto ci spaventano. La sofferenza è permanente.
Pensiamo ai padri che non sanno dove prendere il mangiare per i figli. In
Brasile ci sono quasi 40 milioni di persone che vivono in questa situazione. La
gente si domanda: se manca denaro per trovare la soluzione al problema di
milioni di persone, dove trovano tanto denaro per salvare le banche? Si trovano miliardi per sanare i problemi di
chi ha denaro in abbondanza. Possono sembrare lo spreco della nostra società E che dire del lusso sfrenato e inutile. La
persona sta diventando insensibile all’altro. Anche nella Chiesa c’è
l’abbandono di quel fondamento del vangelo che è la carità. La nostra
predicazione perde la forza se non è accompagnata dalla verità dell’amore.
1146.
Date loro voi stessi da mangiare
Guardando la mia stessa esperienza, posso
dire che amiamo parlare molto e fare poco. La Parola di Dio ci invita a orientare bene le
nostre capacità verso i nostri simili, sopratutto i bisognosi. Ci dimentichiamo che saremo giudicati per le
opere che avremo fatto. Saremo esaminati per quello che avremo fatto verso i
bisognosi, come ci scrive Matteo: “Avevo fame e mi deste da mangiare, avevo
sete e mi deste da bere, ero pellegrino e mi ospitaste, nudo e mi copriste e
veniste a trovarmi. Allora i giudei diranno: “Signore quando ti vedemmo
affamato e ti demmo da mangiare, assetato e ti demmo da bere? Quanto di vedemmo
pellegrino e ti ospitammo? Nudo e ti
coprimmo? Quando ti vedemmo infermo o in
carcere e venimmo a trovarti?” E il Re risponderà loro “in verità tutto quello
che avete fatto a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l’avete fatto a
me” (25, 35-40). La moltiplicazione dei
pani è un miracolo che possiamo ripete anche noi perchè proprio Gesù disse:
“Date loro, voi stessi da mangiare”. Spetta a noi la soluzione nella
conversione del nostro modo di vivere la povertà che Gesù ci ha insegnato. La Chiesa ha cercato sempre di
trovare soluzioni alla fame. Basta vedere che essa è l’organizzazione nel mondo
che maggiormente si impegna nella carità.
Ma manca ancora molto. Una parrocchia non è buona quando c’è gente
bisognosa nel suo territorio
1147. Pane condiviso
Celebriamo con amore l’Eucaristia, ma ci
dimentichiamo della sua lezione: il Pane condiviso nella celebrazione è il
Corpo di Cristo che è stato messo in Croce, e la
Sua Vita è stata ripartita. Egli continua a
rivivere il suo Corpo massacrato nel corpo di tanti sofferenti. Egli,
nell’istituzione dell’Eucaristia, ha spezzato il pane e lo ha distribuito,
dicendo: “Fate questo in memoria di me”. Noi non solo dobbiamo far memoria di
questo celebrando la messa, ma anche dare vita a tanti morti viventi. Sembra
che, per questo non esiste legge nè castigo. Quando sbagliamo un rito nella
celebrazione siamo richiamati all’attenzione. Quando non condividiamo il pane,
possiamo essere anche elogiati come risparmiatori e buoni amministratori. Gesù
ci dirà: venite benedetti?