Misericordia come annuncio


nº1147
Articolo
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

 

Misericordia, come annuncio

 

1139. Comportamento fondamentale di Gesù

C’è un proverbio che dice: “una goccia di miele raccoglie più api che un barile di acetoâ€. Gesù si definisce come colui che accoglie il piccolo. Non possiamo pensare che le persone corressero dietro Gesù per la bellezza, ma per la bontà prodotta dal suo cuore. Notiamo in Lui una dedizione costante ai sofferenti. Il vangelo ci ricorda quando i discepoli ritornarono dalla loro missione, Gesù li portò a riposare in un luogo tranquillo. Ma il popolo li trovò, e l’evangelista scrive che  Gesù vide una moltitudine di gente e ne ebbe compassione, perchè erano come pecore senza pastore. Allora cominciò a insegnar loro molte cose. (Mc 6, 30-34). I sofferenti accorrevano chiedendo che avesse compassione di loro. La caratteristica fondamentale dei comportamenti di Gesù era la compassione. Anche l’opera della redenzione che si consuma con la sua morte è per la compassione di coloro che sono diventate vittime del male. Gesù venne non per insegnare religione, ma  per restaurare totalmente il cuore delle persone affinchè  potessero sentire che erano amate da Dio e così costruire un Regno di giustizia, fraternità e amore. Noi ci battiamo per la religione, ma non per la cura dei sofferenti, come faceva Lui. Ricordiamo la parabola del buon Samaritano. Accanto all’uomo, ferito dai banditi, passarono tre tipi di persone. Un sacerdote, che rappresentava la struttura religiosa; un Levita, che rappresentava il popolo della chiesa; e un samaritano, un eretico, cioè uno che stava fuori dalle regole religiose, e fu l’unico che si fermò e, mosso dalla compassione, accudì l’uomo ferito (Lc 10,33). Egli realizzò così il comandamento più grande, che è quello dell’amore. Gesù è il buon samaritano che discese dal cielo per venire a soccorrere l’essere umano, ferito, caduto nelle reti del male.  Noi gridiamo il nome di Dio, facciamo delle belle celebrazioni, ma i sofferenti continuano a cadere nelle nostre strade. Noi seguiamo Gesù, ma non siamo capaci di aver compassione delle sofferenze degli altri. Preferiamo essere il barile di aceto.

 

1140. Metodo di evangelizzazione

Il metodo della predicazione di Gesù era la misericordia. È il modello per qualsiasi tipo di evangelizzazione. Il Dio del terrore, il giudice che condanna e il Dio che si offende, non facevano parte del progetto di Gesù. Egli stesso disse: io non giudico nessuno (Gv 12,47). Questo modello proviene dall’idea che è la paura di essere condannati che muove a conversione. Sant’Alfonso dice che la conversione basata sulla paura ha breve durata. Ciò che rimane è la conversione fondata sull’amore. Questa si, dà frutto. Il timore che dobbiamo avere di Dio è di non amarlo quanto potremmo. È il rispetto della sua volontà salvatrice. In questo modo la misericordia deve penetrare tutti i progetti, le strutture e ogni autorità della Chiesa. Gesù non era un duro. Corriamo il rischio di proiettare sugli altri i nostri problemi, e questo non fa parte del Regno di Gesù. Fà male vedere i poveri maltrattati e i potenti corteggiati  fino a comprarsene la benevolenza. Curiamo tutti con affetto.

 

1141. Aurora di un mondo nuovo

Cominciamo con l’imparare che Gesù è bontà. Una bambina di 5 anni, a S. Joao da Boa Vista (Brasile), mi ha risposto così, quando ho domandato quale fosse la missione di Gesù: Egli è venuto a insegnare l’affetto del Padre. Allora quando comprenderemo l’affetto del Padre per tutti noi con la sua misericordia, saremo capaci di cambiare il mondo con una nuova civilizzazione basata sull’amore. L’amore misericordioso sarà quello che rimane. Lodiamo Dio per l’impegno delle grandi nazioni nell’aiuto che danno ai più poveri, non sfruttandoli. Le banche vengono salvate dai miliardi. Che qualche briciola cada nella tavola dei più bisognosi! I poveri sanno avere misericordia e si aiutano tra loro con il poco che possiedono.


 
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