nº 1093
Articolo
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Tempo poco comune
1056. Una nuova tappa
Il tempo passa molto velocemente, eccoci arrivati a una nuova tappa dell’Anno Liturgico che è chiamata il Tempo Comune, o Ordinario. In questo tempo siamo chiamati a vivere una spiritualità liturgica propria che una si estende in 33 settimane, con l’interruzione del Tempo Pasquale e la sua preparazione che è la Quaresima. La Pasqua ha un calendario proprio, non civile, e varia ogni anno. Pasqua e Natale sono chiamati tempi forti. Ma il Tempo Ordinario è un tempo “fortissimo” sia per il tempo che utilizza sia per la dimensione teologica che gli è propria. Nei tempi forti della Pasqua e del Natale celebriamo un determinato mistero della vita di Gesù. Nel Tempo Ordinario possiamo seguire la linea completa di un evangelista che ci presenta la vita di Gesù e una sintesi catechetica molto ampia del suo vangelo. Passiamo, in tre anni, per i tre evangelisti sinottici: Matteo, Marco e Luca. Sinottico significa che gli evangelisti hanno uno stesso schema, pur collocando ciascuno la sua peculiarità. Ciascuno ha uno suo modo per scrivere il Vangelo. Non si contraddicono nella verità, ma mostrano aspetti differenti. Il vangelo di Giovanni è letto in parti, durante lo scorrere dell’anno. Se partecipiamo alle celebrazioni possiamo leggere, nell’arco di tre anni, il 90 % della Scrittura. Nella lettura settimanale, leggiamo lo stesso evangelista dell’ anno e i testi dell’Antico Testamento e delle Epistole, di due in due anni. La meta del Tempo Ordinario è la crescita dei fedeli attraverso le celebrazioni. La Messa ha la funzione pedagogica di insegnare anche la funzione mistagogica, cioè, la capacità di introdurre nel mistero, condotti dallo Spirito e aiutati dalla comunità che celebra. C’è un’altro aspetto che possiamo ammirare: la prima lettura, delle domeniche, ha sempre un legame con il vangelo. E il Salmo dà una interpretazione orante della prima lettura. La seconda lettura non ha un legame diretto ( può averlo, ma non è voluto) con gli altri due testi. Perchè? Per non avere il problema del precedente messale di S. Pio V, che relegava la Parola in temi che si ripetevano tutti gli anni. Così, si apre uno spazio maggiore per la riflessione della Paroola.
1957. Accogliere la Grazia
L’antifona della comunione una ha ricchezza tutta speciale (totalmente dimenticata nelle celebrazioni) di mettere la Parola annunciata nella Parola diventata Pane. Sempre bisogna leggere questo testo nella celebrazione. Sono gioielli preziosi. Così possiamo accogliere la Parola con una più grande intensità. Lo scopo della ricchezza della Parola di Dio proclamata è accogliere la Grazia della Parola che salva e anche ci giudica. E’ terribile vedere come non siamo legati all’ascolto della Parola. Passa senza essere percepita. C’è da chiedersi cosa facciamo durante la celebrazione. Non abbiamo l’abitudine di ascoltare. Per questo sarebbe molto bello dedicarsi di più alla Parola per ascoltare Cristo, poichè è Lui che parla quando si leggono le Scritture durante la Messa.
158. Vivere la Grazia
La Parola non è solo un testo intellettuale di grande valore, ma è un cammino per la vita. “Chi ascolta la Parola e la mette in pratica è come un uomo che ha edificato la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde perché era fondata sopra la roccia.” (Mt 7, 24-27). C’è un modo molto pratico per ascoltare bene la Parola: rivivere il sentimento di chi l’ha scritta, nella realtà che il testo porta. Si tratta di appropriarsi del contenuto di chi ha accolto e trasmesso questa Parola. Ma ancora di più: unirsi a Cristo che è la Parola Viva che si esprime nella parola di vita. Noi non approfittiamo delle nostre celebrazioni, le perdiamo.