nº 1043
Articolo
p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

Nuvole di egoismo spirituale

981. Corpo spirituale

Con l’ausilio delle filosofie, siamo arrivati al riconoscimento della persona, del suo valore, della sua singolarità e della sua grandezza come essere di relazione. A queste ricchezze si contrappone l’individualismo che deriva dalle redici del peccato. Questo individualismo, nato dall’egoismo narcisista, diventa un sistema di vita nella società. Uno per se e Dio per tutti, dice un proverbio. Tutto ciò è penetrato nei settori della vita sociale generando la sfrenata concorrenza e la lotta per avere più beni e più potere. E’ quello che vediamo nel cosiddetto progresso. Esso privilegia pochi mentre molti restano fuori dal processo. Questo modo di pensare pragmatista ha invaso anche il pensare e il vivere l’aspetto religioso. Abbiamo una spiritualità individualista sintetizzata nelle parole: “Salva la tua anima!”. E’ necessario salvare l’anima, sì, ma in un corpo spirituale. Si dice anche: io sono unico davanti a Dio, unico responsabile dei miei atti  e nessuno ha a che vedere con questo. La spiritualità è passata ad essere accumulo di beni spirituali, grazie, virtù, doni e meriti, come se dicessimo: io li ho raggiunti e voi no. Non è questa la mentalità di Gesù che ci mette in relazione gli uni gli altri dentro un corpo spirituale che chiamiamo Corpo Mistico di Cristo. I beni spirituali sono per tutto il corpo, come la vitamina serve per tutte le membra. Il male che facciamo ha ripercussioni su tutto il corpo, come lo ha una parte del corpo che soffre. San Paolo  sviluppa molto  bene questa realtà cristiana. Quando ero piccolo sentivo dire: la preghiera che tu fai qui, il bene che fai, può portare una persona a Dio là in mezzo alle foreste africane. Il bene che faccio è per il bene comune. E’ il cammino dei santi. La comunità primitiva diceva che tutto era comune: “Avevano un cuore solo e un’anima sola... tutto era in comune tra loro” (At 4,32). E’ l’ultimo desiderio di Gesù: “Che tutti siano uno come noi” (Gv 17,11). Come le cellule sono unite per la vita, così i cristiani sono uniti per la Vita.

 

982. Tutto per lo spirituale

La vita spirituale non sono i momenti speciali che dedico alla preghiera, ma di una Vita che penetra tutti gli aspetti della vita. Non c’è atto che la persona faccia che stia fuori di Dio. Non si tratta di un panteismo per il quale tutto è Dio, ma di un essere in Dio. Paolo cita anche tre autori pagani; Epimene di Creta, Cleanto e Arato (sec. III a.C.): nella divinità  viviamo, ci muoviamo e siamo, come hanno detto anche alcuni dei vostri poeti: “Di lui, infatti, noi siamo stirpe” (At. 17,28). Tutto quello che facciamo ha sempre un aspetto spirituale ed è unito agli altri poiché è lo stesso Dio che agisce in tutti, anche se non avessero la  fede. L’aspetto spirituale unisce le nostre azioni a Dio che dà la vita, il movimento e l’essere.  In questo modo la nostra vita è cammino per la santità.

 

983. un bene che sia buono

Curiamo bene la nostra vita spirituale, la nostra carità, le nostre preghiere ma lo facciamo da soli. Il superamento degli egoismi spirituali è pensare che il bene che faccio è bene per tutti. Questo ci porterà a vivere in modo migliore con le persone, perché dipendiamo gli uni dagli altri per andare a Dio. Quando prego, prego con tutti e per tutti. Quando faccio il bene, porto beneficio a tutti. Se cresciamo spiritualmente, tutto il Corpo di Cristo cresce con me. Per questo non ha senso l’odio, l’isolamento, la divisione delle persone. Riconosciamo il bene che ognuno fa e cerchiamo di tagliare le asperità che pregiudicano l’unità. Diamo la testimonianza della verità in cui crediamo, ma con amore. L’amore è il segnale che siamo in Dio. Tutti sono fratelli, figli dello stesso Padre. Usare la religione contro l’amore è negare Dio.