n. 897
p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Voi siete dei
Divinizzazione
Gesù, quando gli venne negata la divinità, dimostrò che la Scrittura chiama “dèi” i fedeli (Gv 10,34) citando il salmo: “Voi siete dèi, tutti figli dell’Altissimo!” (S. 82,6). Con questo non diciamo che siamo uno o più “dèi” accanto a Dio, ma che partecipiamo della divinità di Dio. La finalità dell’incarnazione del Figlio di Dio è portare tutti a partecipare della Vita di Dio. La nostra vita è unita a Dio, Giovanni scrive: “Se qualcuno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e verremo a lui e faremo dimora presso di lui” (Gv 14,23). Ed anche: “Rimanete in me come io in voi” (Gv 15,4). Pietro scrive: “in modo che diventaste partecipi della natura divina” (2 Pt 1,4) “Questo testo è l’unica volta che appare nella Scrittura. L’apostolo lo impiegò per esprimere la pienezza della vita nuova in Cristo, cioè, la comunicazione che Dio fa di una vita che solo a Lui appartiene” (Bibbia di Gerusalemme). Partecipiamo della sua Vita e la esprimiamo nella nostra. Si tratta di essere e non di fare, che è invece una conseguenza. Se consideriamo la nostra vita in Cristo, vedremo che noi siamo invece sempre preoccupati del fare e non di come essere. Partecipare alla vita di Dio è la ragione di tutto quello che facciamo. C’è una tendenza a vedere la vita cristiana solo nelle preghiere e celebrazioni, o peggio, solo nei miracoli e benefici spirituali. Per questo non siamo in grado di percepire quale sia il male che può farci del male. Questo non è un privilegio, in quanto che anche il bambino, per il Battesimo, partecipa di questa meraviglia. Paolo chiamava i cristiani: santi. Non per la pratica del bene, ma per il Bene che “attua” in loro, e che è proprio di Dio. Questo è un cammino aperto a tutti. Siamo irradiazione creata dell’essere di Dio. Non ne partecipiamo come se fossimo altri déi, ma veniamo uniti intimamente a Lui come sua immagine, suo ritratto vivo, porzione dell’essere di Dio, per partecipazione. E’ ontologico, ciò vuol dire, siamo nella linea dell’essere. Partecipiamo della sostanza di Dio. Siamo così condotti dallo Spirito Santo.
Partecipazione
Siccome noi non ci preoccupiamo di questa verità , forse perché non ci è stato insegnato a comprenderla e ne siamo stati stimolati a viverla, non sappiamo bene in che cosa consiste. E’ sempre un atto di fede, e ciò vuol dire qualcosa che sta al di fuori dell’esperienza fisica e psicologica e anche intellettuale. E’ una partecipazione, come dice Paolo: “Io vivo, ma non sono io che vivo, è Cristo che vive in me” (Gal 2,20). Noi viviamo questa realtà come “Memoria Viva”, come Eucaristia, nella quale, per la Memoria, Cristo si fa presente nel suo mistero. Egli si fa presente in noi nel suo mistero e ci deifica per l’azione dello Spirito. Vivendo questa realtà, siamo trasformati dallo Spirito affinché la nostra vita e le nostre opere imitino nel nostro interiore, la Vita di Dio. Basta vivere nella docilità allo Spirito Santo.
Trasparenza
Se siamo ritratti vivi del suo amore e della sua Vita, lasciamo trasparire il mistero di Dio in noi. Non lo vediamo con gli occhi del corpo, ma della fede. Noi lo tocchiamo con l’amore di carità e lo assaporiamo nella speranza. Dio traspare e, chi è di Dio vede la sua presenza in ciascuna persona. Consideriamo quanto siamo ciechi|! E’ bellissimo poterlo scoprire nelle persone. Anche nei più giovani vive questa realtà. Un giovinetto mi disse una volta che sentiva Dio dire che lo amava. Nella fede, non scoraggiamoci! Questa trasformazione del nostro essere nell’essere di Cristo ci completa come persone. Per questo la mancanza di fede è disastrosa per l’essere umano, che perde la capacità di essere Vita.