nº 859
Artigo
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Partire da quello che siamo
718. Dio ci ha fatti così
Nella spiritualità è importante riconoscere la propria realtà e crescere a partire da essa. Abbiamo il difetto di considerare le persone come se fossero tutte uguali. Ognuno ha una ricchezza meravigliosa di potenzialità con le quali integrare la propria vita con Dio. Pensare la vita come dei compartimenti stagno è un disasto spirituale. Non possiamo disconoscere quello che siamo. Soltanto a partire da quello che siamo potremo costruire noi stessi. Abbiamo un aspetto fisico, una sessualità, un temperamento, una mentalità, una cultura, una famiglia, una educazione alcuni difetti e qualche qualità ecc. Tutto questo compone la nostra persona. Non ci sono schemi comuni assoluti. Certamente ci sono cose comuni che sono punti di riferimento per tutti. Questa individualità non significa individualismo. E’ nel profondo che dobbiamo rispettare quallo che siamo. Anche seguendo un modello, conserviamo le nostre peculiarità. Un buon principio è rispettare come Dio ci ha fatto. Aver cura di quello che siamo è il miglior modo di servire Dio in mezzo alle altre persone. Ciascuno contribuisce con il suo modo di essere. Questo arricchisce, poiché, la propria natura è estremamente diversificata. Questa è la sua bellezza. Se tutto fosse uguale.... che monotonia! E’ necessario scoprire chi sono se voglio essere per gli altri. Dio mi ha fatto così. E’ buona cosa rispettare il buon gusto di Dio. Che il laico, nella sua spiritualità privilegi le sue caratteristiche personali.
719 carne allo spiedo
Tre le ricchezze che Dio ha messo in noi, c’è la “carne”. Siamo fatti di carne, e questa carne ha ricchezze e fragilità. Carne non è solo il fisico, ma tutte le manifestazioni che ella possiede.. Giovanni dice che “Il Verbo si è fatto carne” (Gv 1,14). Carne, nel concetto biblico, è la realtà totale della persona. Noi pensiamo solo all’aspetto fisico e tutto ciò che esso significa. Non è eliminando la carne che saremo graditi a Dio, ma ringraziando Dio dentro la nostra carne, come uno dei principali stimoli all’incontro con Dio. Questa carne è animata da un’anima spirituale che ci conduce a praticare il bene. Non possiamo mai accettare filosofie o spiritualità che disprezzano la carne vivendo nel dualismo. L’appetito carnale è dono di Dio. Il peccato originale, anche eliminato dal Battesimo, lascia traccia. La vita cristiana non sacrificherà la carne al posto di ciò che è spirituale, ma promuoverà la liberazione dal male con l’amore che fa della carne il tempio dello Spirito Santo. Per quanto santi siamo, la nostra carne sarà sempre "nello spiedo", friggendo nel fuoco della vita. Ed è bene così. Poichè Dio vedendo tutto ciò che aveva fatto disse che era tutto molto buono (Gn 1,31). Il peccato stà qui . Dio disse a Caino: “Il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è la sua bramosia, ma tu dominala” (Gn 4,7). Lo vinceremo promuovendo le cose buone della nostra carne.
720. Dio prega in noi
Sapendo che siamo carne e siamo quello che siamo, non possiamo dimenticarci che Dio vive in noi. La nostra carne è tabernacolo di Dio: “Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo ?” (1 Cor 6,19); “non sappiamo nemmeno che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi con gemiti inesprimibili” (Rm 8,26). Tutto l’amore di Dio Trinità ci circonda e tutto si trasforma per la nostra unione al Corpo di Cristo nella Eucaristia. Il nostro incontro con Dio si fa in primo luogo dentro di noi. Dio abita nella nostra carne, come Gesù che si è incarnato nella nostra fragile carne.