nº 853
Articolo
P. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
712. Essere una benedizione
Molte persone parlano di altre, loro vicine, che provocano il malocchio, magari perchè hanno comprato questo o fatto quello. Si reputa allora necessaria la benedizione. Ma non ho mai sentito parlare che qualcuno “guardi male” il proprio operato quando giudica quello che fa. Se pensiamo che gli altri possano farci del male, possiamo anche pensare, però, che noi possiamo far loro del bene. Tutti abbiamo Dio nel cuore, anche se il nostro cuore non fosse troppo rivolto a Dio. Non per questo Dio nega l’ascolto della preghiera, soprattutto della preghiera che facciamo per gli altri. La forza della preghiera non viene dalla nostra grandezza. Chi prega in noi è lo Spirito Santo (Rm 8,26). Per questo, ogni preghiera fatta a Dio, ha valore. Dio non disprezza la preghiera di nessuno. Sappiamo che una delle grandi energie del cuore è la benedizione degli altri. Impariamo a benedire le persone. Colui che vi viene incontro riceve nel cuore la benedizione che voi gli date. Impariamo a guardare le persone e a dire interiormente: “Dio ti benedica”. Dio, passando attraverso di te per benedire l’altro, lascierà anche in te gli effetti benefici del suo passaggio. Quando benediciamo, stiamo benedicendo per il Signore. Questo non c’è bisogno che sia detto, ma pregato. Possiamo benedire tanto coloro che vivono pieni di Dio, quanto coloro che vivono nelle difficoltà spirituali, diciamo i peccatori. Nessuno è tanto cattivo che non abbia qualcosa di buono. Quanto più lo benedite, tanto più benedetto sarà. Quando un nostro caro è malato spesso invochiamo Dio. E’ frutto di benedizione portare a Dio la persona malata. Ma allo stesso tempo si porta Dio alla persona malata! E’ necessario insegnare alla gente a pregare così. Più state in contatto con la gente, più potete benedire. E’ quello che Gesù disse: è necessario pregare sempre (Lc 18,1)
713. “Ruminando” Dio
Non è bene parlare in questo modo, ma permette di spiegare. Dio ci dona il cibo e noi lo assumiamo ogni giorno. Pensiamo, ricordiamo, digeriamo, ciò che ci viene offerto. Uno dei miei parrocchiani, delle valli del Rio da Garça, commentava le mie omelie e diceva diverse cose che io non avevo detto. Sapevo che, riflettendo su ciò che io avevo detto, aggiungeva le sue riflessioni su quanto aveva appreso. Questo è quello che chiamo ruminare. Questa riflessione può essere fatta sulle parole sugli avvenimenti e sulle immagini che ci sono presentate. Anche le cose sbagliate della vita possono essere motivo di riflessione. Possiamo ugualmente pregare sopra queste cose, questo è, parlare con Dio degli avvenimenti. Non si tratta di fare discorsi con Dio, ma in piccole frasi, parlare con Lui. Ringraziamo, chiediamo, ci impegniamo, confidiamo!
714. Con gli occhi di Dio
Mi diceva una cosa molto bella un redentorista dello Zimbabwe, padre Séan Walles: c’è bisogno di contemplare il mondo come Dio lo vede, con gli occhi della misericordia. Noi godiamo di un Dio giudice, soprattutto quando si tratta di giudicare gli altri. Per noi invece chiediamo sempre la misericordia. E’ necessario guardare con gli occhi Suoi: Occhi della compassione e della misericordia. Dio guarda sempre amando, vedendo in ogni persona il Figlio amato, Gesù. Gesù era sempre il prediletto del Padre. Il padre redentorista ricordava poi l’assassino dei monaci trappisti di Tibhirine, in Algeria (27.3.1996). Il superiore, p. Christian, ha lasciato un testamento. Ciò che è essenziale è la sua posizione davanti alla morte. Egli spera di soddisfare la sua più grande curiosità: “ciò che vorrei fare, se Dio, lo permetterà è immergere i miei occhi negli occhi del Padre”. La spiritualità del laico avrà consistenza se affronterà le realtà della famiglia, del lavoro, del divertimento, delle amicizie, delle difficoltà come le vede Dio. Queste sono le grandi forze del cuore.