700. La felicità è la meta della vita
Tutti lottiamo per raggiungere la felicità. Ed è facile: 'Basta mettere la felicità là dove stiamo'. Questa è una delle prime frasi che il seminarista scriveva nel quadernino che chiamavamo delle "belle frasi". Non raggiungiamo la felicità, noi la costruiamo. Essa non elimina le difficoltà, i problemi e gli insuccessi. La felicità è intimamente legata alla realizzazione della nostra vita, della nostra vocazione, professione e santità. Gesù nel descrivere ai discepoli le basi del suo Regno, lo chiama Regno dei beati: "Beati voi, poveri di spirito, mansueti, afflitti, che avete fame e sete della giustizia, misericordiosi, puri di cuore, pacifici, perseguitati" (Mt 5, 3-11). Stranamente Gesù non dice però cosa si deve fare, come nei sermoni. Egli riconosce una situazione esistente non un progetto da realizzare. Ciò riflette l'idea che abbiamo della felicità : esiste ma sempre da qualche altra parte. La felicità non si confonde con le cose che possediamo. Essa non risiede nell'avere, nel potere neppure nel piacere. Essa, invece, ci fa vivere bene queste tre tendenze fondamentali della vita. La felicità è unita alla felicità che è Dio. Dio è felice in sè. Quanto più siamo in noi stessi, più stiamo in Dio e siamo felici. Non si tratta di un egoismo del tipo "io basto a me stesso". Non c'è bisogno di nessuno e di niente per essere felici. Al contrario: quanto più siamo felici tanto più desideriamo che anche gli altri lo siano. Diffondiamo felicità quando accogliamo, noi siamo per gli altri e accogliamo coloro che sono per noi, perchè la felicità consiste nell'amore.
701. L'amore, cammino di felicità
Ho cercato di capire il senso della vocazione alla felicità e alla santità, che guida la nostra vita. Santità, felicità e amore sono la triade, il treppiedi, che ci sostiene. Non è senza ragione che Gesù mette l'amore come unico comandamento, poichè tutti gli altri si riassumono e dipendono da esso. Senza di esso non esiste il compimento totale della legge. Ci sarà felicità se la mia vita conciderà con l'amore. E' il punto focale di tutto. Sarò felice se amo. Saremo infelici se l'amore non entrerà nel nostro: possedere, potere, piacere. Ciò che siamo e facciamo si riassume nell'amore. L'infelicità esiste quando smettiamo di amare. Le beatitudini, che Gesù riconosce nei suoi seguaci, sono nomi dell'amore. Noi ci preoccupiamo di compiere i comandamenti, di vivere bene la vita cristiana, pregare e tante altre cose. Ma senza l'amore, non saremo felici.
702. Dove amerò di più?
L'amore guida la scelta della nostra vocazione, e questo è il modo di vivere nel mondo la nostra scelta d'amore. Ho domandato a uno sposo: Che sei venuto a fare qui? Per essere felice. Ed io risposi: puoi andartene, non è così. Se tu vieni per far felice, questo è amare. Se ciascuno cerca le condizioni per far felice l'altro, tutti saranno felici. L'amore è il criterio per sapere se una vocazione è autentica. Essere padre, sposarsi, essere religioso o celibe, sono vocazioni autentiche, solo se sono state una risposta di amore. Per questo si assiste al naufragio di tante vocazioni. Per essere consistente una vocazione deve rispondere alla domanda: dove amerò di più. Questo amore più grande, sostiene tutta la vita e da senso a tutto quello che si fa. La professione dovrà essere, non solo un mezzo di sopravvivenza che sopportiamo, ma una espressione della vocazione fondamentale all'amore. Coloro che sono chiamati a dedicarsi a una sequela più stretta mettono la loro felicità nella cura dei sofferenti, modo scelto da Gesù per amare.