Stiamo riflettendo sulla vita spirituale, per cercare di comprendere le sue differenti sfaccettature. C'è un solo cammino spirituale. Ogni pellegrino lo fa a suo modo, con una sua visione, interesse e comprensione propria. Un cammino passa da tanti luoghi. L'immagine del cammino ci è presentata già da Gesù quando dice: " Io sono la via, la verità, la vita" (Gv 14,6). Quello che ora ci interessa, non è il cammino, ma ciò che raccogliamo in esso. Quante cose abbiamo già assorbito in questo cammino nel campo umano, psicologico ecc. ...! Ugualmente, quanta esperienza spirituale abbiamo vissuto in esso! E' il momento di fermarsi sul ciglio della strada e guardare indietro, per contemplare il lungo tragitto fatto e vedere ciò che abbiamo nello zaino della nostra vita. Questo cammino spirituale che ci segna, ci arricchisce e orienta, ha una sua caratteristica: "il cammino è guida al camminatore" (Is.). Ed è quello che dice Gesù: "Io sono la via, la verità che indica e la vita che fa camminare. La nostra spiritualità, come cammino, ha radici profonde che non si possono disprezzare. Leggere il proprio libro è cercare in se stesso quello che Dio ci ha consegnato per affrontare il cammino. Quando parlo con le persone sulle tematiche spirituali, domando: " Quali sono state le ricchezze spirituali che avete ricevuto dalla famiglia, dalla comunità, dalla catechesi, dalla formazione? Qualcuno ha già analizzato quello che ha nel suo bagaglio umano e spirituale? " Normalmente si parte da zero, come se non esistesse tradizione e si dimentica il cammino che Dio ha fatto nel cuore di ciascuno. Questo è tagliare un albero alla radice. Ciò che cresce dopo, in noi, è autentico? Chissà che non sia per questo che abbiamo una spiritualità intellettualizzata, non esperienziale. Camminando raccogliamo ricchezza per vivere.
699. Una fede intera
La spiritualità ha perso molto il suo aspetto popolare. E' necessario un rinnovamento. La Chiesa ha molto da apprendere dal popolo nel rispettare la pietà popolare. Questo non vuol dire che c'è un'altra pietà più raffinata che è realizzata da persone preparate. La pietà popolare ci insegna a vivere la fede in modo completo. Dovreste partecipare a una festa nella "fazenda" di mio fratello. Potreste vedere che la fede stà nella preghiera, nella musica, nella solidarietà, nella festa, nel mangiare, nel preparare, nel comunicare, come parti di un tutto. La religione popolare ha molto da insegnare alle celebrazioni della Chiesa che sono intellettualizzate. Non raggiungono la persona intera, per questo, non penetrano nella vita. La società ha trasformato la pietà in folclore e con questo abbiamo perso la gente. Altre Chiese hanno tagliato tutto, e presentano un modo di essere cristiano che non ha niente a che vedere con la realtà del popolo. Movimenti e spiritualità lasciano o cercano devozioni che vengono da fuori.
700. Rinnovare senza perdere
La religiosità popolare nasce quando il popolo non può più seguire la celebrazione della Chiesa. E' il divorzio tra l'ufficiale e il popolare. Siamo convocati a rinnovare senza perdere la ricchezza. Rinnovare è dare contenuto, mostrare i valori e completare con ciò che la Chiesa possiede di insegnamento. Deve esserci una unione tra i due valori. Purtroppo chi decide, non conosce il popolo, o è di fuori, straniero. La inculturazione della fede, della liturgia è difficile e complicata, ma deve essere fatta. Non è opera di laboratorio. Nasce dall'anima del popolo. Per questo, è necessario conoscere la sua anima. E' una sfida. Ma il cammino guida il camminatore. Ognuno cerchi di leggere, in se stesso, le meraviglie collocate da Dio nel suo cuore.