"Storia della santità"

 

 

n. 833
Articolo
p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

 

 

 682. Martiri

 

 La vita cristiana partecipa della storia della umanità. Non possiamo giudicare il passato  con le categore che abbiamo oggi . Non è possibile accettare tutto, ma in quel momento era il cammino migliore. La sequela di Cristo, come proposta nel Vangelo, presenta tonalità differenti in ogni epoca. Oggi consideriamo santa una Sr. Dorothy, uccisa per difendere il  popolo. Abbiamo un  D. Helder, che è stato capace di collocare la santità nell'ambiente sociale. All'inizio del cristianesimo, a partire dalla  sanguinosa testimonianza di Stefano e degli apostoli che imitarono Gesù nella loro morte, la testimonianza  più grande della santità era dare la vita per la fede in Cristo. Così durante 300 anni, i cristiani furono perseguitati e non esitavano a rifiutare di sacrificare agli dei sapendo che questo voleva dire  sacrificarsi per Cristo. La fede stava al di sopra della vita, era al primo posto. Con la morte conquistavano la vita. La grandezza del martirio non stava nella sofferenza, ma nella causa: per Cristo. Così abbiamo gli orribili sacrifici, a cominciare dai martiri di Roma, accusati falsamente da Nerone di incendiare la città, come cita S. Clemente, Papa. La devozione del popolo di Dio ha conservato la memoria di questi martiri  e fino ad oggi sono amati e venerati, come per esempio: San Sebastiano, Santa Lucia, Sant'Espedito,etc. Il culto dei martiri  nasce con la conservazione delle loro reliquie, "come pietre preziose",  cosi leggiamo negli scritti sul martirio di San Policarpo. Ogni anno si celebrava l'Eucarestia sulla sua tomba, poichè con la sua sofferenza  si è unito alla sofferenza e morte di Cristo. Così si stimolavano i cristiani a vivere la stessa fede. Il martirio non terminò con la libertà data al  cristianesimo nell'impero romano.  Esso è continuato lungo i secoli  tanto che il secolo XX è quello che ha versato più sangue di martiri nella storia, e non solo sangue cattolico.

 

 683. Monaci del deserto

 

Quando terminarono le persecuzioni, iniziò il movimento degli anacoreti (vivevano soli). In Palestina uomini e donne si ritiravano nel deserto, vivendo nelle grotte, nella solitudine, nella orazione e nella penitenza per seguire Cristo nella perfezione, e vivere nel deserto come Lui. Il deserto era il luogo dove vincere le tentazioni come ha fatto Gesù.  Questo continuò anche in Egitto ed altri luoghi, migliaia di monaci popolarono i deserti. Anche oggi esistono monasteri nel deserto. Lì c'erano maestri spirituali. Sant'Antonio, è chiamato il padre dei Monaci. Visse 112 anni. Egli ispirò ed orientò questa tappa della vita cristiana. la sua vita consisteva nella preghiera, nella lettura della Parola di Dio, nella penitenza e nel lavoro. Tutto questo, diceva: per vincere le tentazioni. Molti laici vivevano questa spiritualità rimanendo nelle loro case. Era un modo nuovo di seguire Cristo. Il deserto è considerato il luogo del demonio. Bisognava vincerlo nella sua casa. Non vivevano in comunità, ma isolati.

 

684. Monasteri

 

Un altro santo, Pacomio, organizzò in comunità,  coloro che volevano seguire Cristo. Come la comunità di Gerusalemme. Vi vevano in gruppo la medesima idea, quella di ritirarsi dal mondo, fare penitenza, vivere la Parola, pregare e lavorare. Per loro era importante la recita della Parola che dovevano sapere a memoria. La recitavano in continuazione. San Benedetto, il padre dei monaci d'Occidente, cominciò come anacoreta (solo), ma dopo organizzò dei monasteri per la preghiera liturgica, il lavoro e il silenzio. La sua opera attraversò il Medio Evo. I monasteri, insieme alle cattedrali furono il centro della vita spirituale. Questi tre modi di vivere  l'imitazione di Cristo (martire, anacoreta e monaco) influirono profondamente nella Chiesa, fino ad oggi, come vedremo nel prossimo tema. Sono cammini, ma non gli unici.

 

 

 

 
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