I Santi nostri fratelli

 

 

n. 827
Articolo

p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

 

673. Santi, gente del popolo

 

 

Nel cammino della spiritualità incontriamo la devozione ai santi. Giovanni scrive nell’Apocalisse: “vidi una grande folla che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua” (Ap. 7,9). Che festa! E ciò è bello! Il Cielo è aperto a tutti. Chi è il santo? Quello che vive il Vangelo di Gesù , anche senza conoscerlo. L’amore non ha bisogno di essere letto né conosciuto, ma realizzato. Anche se non si conosce Dio. Dio però ci conosce! Stiamo parlando di  coloro che  vivono nella Casa del Padre, dove ci sono molte dimore (Gv 14,2). I santi sono gente del popolo. La Chiesa ne canonizza alcuni. Ma non è la Chiesa a fare i santi, essa  ne indica alcuni, come modello, che hanno vissuto intensamente il Vangelo.  Come fa il Papa a saperlo? La gente sa da lui che: questi uomini e donne, hanno vissuto bene il vangelo, hanno amato, cercato di servire le persone e compiuto i doveri della loro vita. Tutto questo si fa attraverso un processo in cui un gruppo di persone ascoltano i testimoni oculari che hanno conosciuto il santo, ne analizzano la vita e ne riconoscono i miracoli . Dopo tutto ciò, la  persona è  canonizzata, cioè inserita nell’elenco (canone) dei santi. Perché  sono differenti da noi? Essi sono di un’altra epoca, vestivano differentemente, erano  sacerdoti, vescovi, frati. Ma abbiamo anche santi che erano persone laiche, come medici con lo stetoscopio, giovani universitari  con maglietta sportiva ed anche bambini.  Ne abbiamo pochi  però,  perché di solito si pensa che il santo sia una persona diversa. Tutti possiamo essere santi e molto santi. Il  Papa riconosce i santi, non fa i santi. Perché il Papa? Prima era il popolo, ora le cose sono organizzate differentemente. Per il futuro potrà essere ancora  diverso. Io, personalmente,  ho la mia nonna paterna che era considerata una grande santa. Lei aveva molta cura di noi. Santi ci si fa in vita e non dopo la morte. Tu sei santo!

 

 

674. I santi pregano per il popolo

 

 Alcuni  negano il culto dei santi. Tale culto significa adorare Dio che  è stato amato da quella persona  in modo ammirevole , per esempio Sant’Antonio. Non adoriamo le immagini dei santi. Noi li veneriamo.  Si chiama culto di “dulia”. A Dio riserviamo il culto di “Latria” che è l’adorazione. (Idolatria, vuole dire, adorare ciò che non è Dio). E preghiamo Dio in unione ai santi che veneriamo. Possiamo pregare chiedendo  l’intercessione al santo?   Quando muoiono essi pregano per noi davanti a Dio, come pregavano quando erano tra noi. E così possiamo pregare anche meglio, poiché ora essi sono uniti a Dio nella perfezione e senza peccato. I santi sono nostri amici e fratelli, uniti con noi nel Corpo di Cristo.

 

 

675. Il popolo ama i suoi santi amici

 

L’amore del popolo di Dio verso i santi viene dai primordi del cristianesimo , prima con il culto dei martiri e  dopo con quello di coloro che dedicarono la loro vita a Dio e al popolo. I primi cristiani raccoglievano il corpo dei martiri e li seppellivano con onore e, annualmente, nel giorno della loro nascita al Cielo (morte) celebravano l’Eucaristia sulla loro tomba. Custodivano le loro reliquie. Celebravano la loro vita nel Sacrificio di Cristo. Così nacque la devozione ai santi. E’ chiaro che essa deve essere sempre regolata dai principi della fede e dalla giusta comprensione della nostra unione al mistero di Cristo. Il popolo sviluppò molte formule, alcune anche esagerate altre invece più esatte per venerare e rendere culto ai santi. Il popolo ha coscienza della loro intercessione in unione con Dio. E tutto ciò va bene se si frena l’esagerazione!

 

 

 

 

 

 

 
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