Il messaggio di Gesù non ha successo perchè
Lui era il contrario di quello che si aspettava come Messia. La sua
predicazione non coincideva con i pensieri dei potenti. Gesù era uno fuori
dagli schemi. Che fece Gesù di tanto errato? Insegna che dobbiamo essere
piccoli e servire tutti. Questo è il cammino del discepolo per essere suo vero
seguace. Essere piccolo è essere l’ultimo e essere accoglienza!
nº 1164
Omelia 25^ Dom. T.O.
(23.09.12)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Il Signore sostiene la mia vita
Senso delle
sofferenze di Gesù
Gesù continua l’annuncio
della sua Passione, come leggiamo nel testo evangelico di questa domenica e come
abbiamo fatto nella domenica passata. Egli prepara i suoi discepoli al
futuro e li istruisce sul senso della
sua vita e missione. Il Messia sofferente entra nella linea del Servo
Sofferente e del giusto perseguitato. Il Libro della Sapienza parla del giusto
perseguitato, incluse le parole che saranno usate dai nemici di Gesù nel
momento della sua Passione. Se Egli fosse così giusto, dicono, che Dio Lo
difenda, se è vero che Lo ama (Mt 27, 43 / Sap. 2, 18.20). Il rifiuto dato a Gesù è più del rifiuto che
ebbero gli ebrei nel deserto verso Dio e negli altri momenti della loro storia.
Ciò che sostiene il giusto e il Giusto Gesù è la sua fiducia in Dio. Nel Salmo
preghiamo così: “Dio verrà in mio soccorso, il Signore è
sostegno dell’anima mia” (S. 53). E’ la sicurezza che Gesù ha nel
consegnare al Padre la sua vita: “Padre nelle tue mani consegno il mio spirito”
(Lc 23, 46). La certezza di essere accolto dal Padre viene dal suo continuo
gesto di accoglienza. La Risurrezione che Gesù
ci dà, è un servizio, ma è anche un gesto di tenerezza. Solo molto amore poteva
superare tutta la sofferenza e vedere in essa l’accoglienza del Padre. Non
sempre sappiamo capire ciò che passa nel cuore di coloro che realmente sanno
amare. Dice un autore “Mistico è colui
che comprende tutti e non è compreso da nessuno”. Egli, come il giusto sofferente, sà
comprendere la nostra sofferenza e unirla alla sua nella consegna al Padre.
Condizioni per
essere discepoli
Gesù nel momento di grande tensione, in quanto sta
parlando della sua passione, vede i discepoli discutere su chi sia il maggiore
tra loro. Questo modo di procedere mostra chiaramente la mancanza di
comprensione del messaggio che Lui sta dando. Egli si fa il minore e il servitore
dando la sua vita. Gesù accoglie tutti con la sua vita e serve tutti con la sua
morte. L’insegnamento che lascia è la capacità che il discepolo deve avere di
servire e accogliere nel suo nome i piccoli
e coloro che si fanno piccoli. Questa accoglienza non si conclude
nell’azione della persona, ma nel Cristo che è accolto attraverso le azioni di
quella persone. Ed è accoglienza del Padre che ha inviato Gesù (Mc 9, 36-37).
Per accogliere i piccoli è necessario essere alla loro altezza, perciò è
necessario farsi piccolo, come Gesù si fece piccolo nella sua incarnazione.
Vediamo bene come questo si scontra con le nostre comunità sia civili che
ecclesiali. Il potere delle chiavi dato alla Chiesa non è simbolo di potere di
comando, ma del potere di aprire il proprio cuore all’accoglienza. Questo
potere trasforma il mondo. Ma come è duro essere diverso da Gesù! Chi veramente
comanda nel mondo o nella Chiesa, con il potere di Gesù è colui che
maggiormente si dona e serve. Il di più è offesa a Dio e abuso della presenza
di Cristo in noi.
Frutti di
redenzione
La trasformazione del cuore è
frutto della redenzione. Giacomo insegna a interrompere la catena del male che
si stabilisce quando diamo spazio alle nostre passioni, poichè l’avidità
provoca l’invidia e la guerra. Nella società in cui viviamo l’avidità e la vanità superano i limiti del
ridicolo. Il grande frutto della redenzione è unire la propria volontà a quella
di Gesù e servire tutti. Chi non si fa servo, non scopre la forza della
redenzione. Gesù ci ha meritato la salvezza nel momento in cui si è spogliato
di tutto con la morte e sepoltura affinchè avessimo la vita. Quando saremo adulti in Cristo, saremo veramente
bambini, come Lui che si è fatto piccolo.
Letture: Sap. 2, 12.17-20; S.
53; Gc. 3, 16-4.3;
Vangelo di Marco 9, 30-37