La fede non è dire ma fare.
Credere nel Messia è seguirLo fino alla croce, ma anche fino alla Risurrezione!
nº 1162
Omelia 24^ Dom. T.O.
(16.09.12)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Tu sei il Cristo
Ma per voi, chi sono Io?
Gesù domandò: “Chi dice la
gente che io sia” (Mc 8, 27). Perchè questa domanda? Tutto quello che Gesù ha
fatto, tanto nelle parole quanto nei miracoli, non era sufficiente perchè
avessero la certezza della sua missione? E’ un momento di crisi. La gente Lo
identifica con diversi personaggi: Giovanni Battista, Elia, un profeta, tutti
già morti. Per Gesù è un momento duro. Egli ha unito a se un fragile gruppo
di discepoli. Il popolo aveva altre aspettative riguardo al Messia. Egli
avrebbe portato tutti i beni materiali possibili. Avrebbero voluto un messia
del tipo: “risolvi i miei problemi”. Ed
è per questo che Gesù non voleva che lo chiamassero messia, perchè non era
questo il suo progetto. Rivolgendosi ai discepoli domanda: “E voi, chi dite che
io sia?” (29). La risposta di Pietro è la professione di fede fatta in nome di
tutti coloro che crederanno: “Tu sei il Messia”. Questa parola non viene nè
dalla carne nè dal sangue, ma dal Padre che è nei cieli, ci dice Matteo (Mt
16,17). La professione di fede, che è dono, Pietro la fa da parte del Padre.
Marco, nel suo vangelo, vuole portare a riconoscere Gesù come il Cristo, il
Figlio di Dio. La parola Cristo è la stessa di Messia. Quella è in greco,
questa in ebraico. La professione di fede di Pietro sta nel centro del vangelo.
Questo fa capire che fino a lì c’è il lavoro di condurre alla fede, dopo
questa proclamazione, Gesù conduce alle conseguenze della fede che sono il
seguirlo fino alla croce. Nella croce e nella risurrezione è Gesù che si rivela
realmente come il Messia di Dio, il servo sofferente di Isaia (Is 50, 5-9)
Una via dolorosa
A partire da questo momento
Gesù annuncia le sue sofferenze, il rifiuto da parte dei sommi sacerdoti,
anziani e dottori, annuncia la sua morte
e la risurrezione dopo tre giorni (31). Pietro richiama l’attenzione di Gesù su
queste parole. Vediamo che lui, anche avendo professato la sua fede, continua a
pensare al Messia come lo pensa il resto della gente. Gesù lo allontana con
parole dure: “Allontanati da me Satana!
Tu non pensi secondo Dio ma come un uomo” Mc 8,33). Ci fa
capire che professare la fede è seguire lo stesso cammino di Gesù: “Se qualcuno
vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
Chi , infatti, vorrà salvare la sua vita la perderà; chi, invece, perderà la
sua vita, per causa mia e del vangelo, la salverà” (Mc 8, 34-35). Questa è l’essenza dell’essere cristiano. Il cammino del discepolo si unisce a quello
di Gesù. Chi crede vivrà quello che ha vissuto Gesù, e riceverà la stessa
gloria, ma passando per il cammino della sofferenza. Chi rifiuta Cristo
Crocifisso è Satana, che significa
ostacolo al cammino. Questo è non pensare secondo Dio come dice Gesù a Pietro
che sta cercando di sviarlo da questo cammino della Passione. Molte religioni e
persone apprezzano Gesù, ma il Messia Salvatore è quello della croce e della risurrezione. Il cammino è
chiaro: prendere la croce con Lui.
Una fede operante
Giacomo traduce queste parole
per evitare che si viva una fede vuota: “La fede, se non si traduce nelle
opere, di per se stessa è senza vita” ... “Mostrami la tua fede senza le opere
e io ti mostrerò la fede partendo dalle mie opere” (Gc. 2, 17 e 18). Le opere
della fede sono direttamente legate alla carità verso le persone, nell'attenzione a che abbiano di che vestire e di che mangiare. Giacomo non dice che
non bastano parole buone, ma che occorre risolvere la fame con il mangiare, e
il freddo con un cappotto. Diversamente la fede è vuota di contenuto. Non basta
sapere che Dio esiste, è necessario mostrarlo attraverso le nostre capacità e
opere. Anche l'Eucaristia senza le opere è morta. Il culto nasce dall’amore al
prossimo per arrivare fino a Dio.
Letture: Isaia 50, 5-9^; S.
114; Gc. 2, 14-18;
Vangelo di Marco 8, 27-35