Se pensassimo come Gesù la Chiesa sarebbe differente. Il cuore pacificato dal servizio fraterno produce frutti di giustizia e di pace. Il giusto confida in Dio e non nei miracoli
nº 2106
Omelia 25^ Domenica T.O. (19.09.21)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Il più grande è colui che serve
Accogliendo i piccoli
Gesù decostruisce ciò che può danneggiare la purezza del suo insegnamento. Sorprende i discepoli nelle loro pretese, perché avevano ancora la visione di un regno messianico come gli altri. Stavano già scegliendo i luoghi per definire chi è il più grande. Proprio nel momento in cui Gesù istruiva su ciò che gli sarebbe accaduto, rivelando la sua condizione di Messia sofferente, i discepoli parlano il linguaggio del potere. Gesù, invece, parla il linguaggio dell'umiltà e del servizio: “Se uno vuole essere il primo, sia colui che serve tutti” (Mc 9,35). Questo è comune nella Chiesa. Noi parliamo una lingua e Gesù ne parla un’altra! Il Vangelo non ci cambia. Perdiamo così la consistenza della fedeltà a Cristo. Gesù ci invita ad entrare nella sapienza di questa verità di essere il più piccolo:“Se qualcuno desidera essere il primo, sia l’ultimo o colui che serve tutti” (Mc 9,35). Con questa parola Gesù sta dando il senso della sua sofferenza e della sua morte. Egli si fa “il minore”, il più infimo di tutti, e per questo è il Signore. Essere il più grande lo si consegue solo servendo i piccoli. Accogliere i piccoli per Gesù è accogliere Gesù stesso. Ma ancora di più, chi riceve Gesù, riceve Colui che Lo ha inviato, il Padre. Gesù si preoccupa molto dei sofferenti e i piccoli. E questa sua preoccupazione la dona come missione alla Chiesa chiamata a continuare la missione stessa di Gesù. Insistiamo nel prenderci cura di chi non ne ha bisogno che restano invece concentrati su se stessi e sul potere nel mondo. Se pensassimo come Gesù, la Chiesa sarebbe diversa. La testimonianza che diamo non convince. Diciamo una cosa e ne facciamo un'altra.
La fonte del male
Quando non seguiamo Gesù nella nostra vita cristiana avvengono i mali. Giacomo dice che le guerre e i lutti tra le persono nascono dal cuore dove combattono i nostri piaceri, che nascono dall’avidità. Così la nostra preghiera perde di efficacia perchè vogliamo ricevere da Dio per spendere la sua grazia nei nostri interessi meschini. Possiamo ricordarci che le nostre preghiere sono sempre per cose materiali o semplicemente umane. Giacomo dice: “i vostri piaceri”. La preghiera non diventa per noi il dialogo con Dio e non pensiamo al bene degli altri quando ci rivolgiamo a Dio. Diversamente succede con la sapienza che è “pacifica, indulgente, conciliatrice, piena di misericordia e di buoni frutti, esente da parzialità e da ipocrisia” (Gc 3,17). Il cuore pacificato dal servizio fraterno ai piccoli, produce un frutto di giustizia seminato da coloro che promuovono la pace. Il male mette radici profonde che schiavizzano e generano sempre mali maggiori. Per questo Giacomo consiglia di cercare la sapienza che viene dall'alto, quella vissuta da Gesù: fare la volontà del Padre, che è la salvezza di tutti. La preghiera di Gesù è stata rivolta al Padre con profonda gratitudine e riconoscimento della Sua presenza divina nella sua vita. La preghiera Lo poneva sempre sulla via della volontà del Padre (Mc 14,36).
Il giusto e l’ingiusto
Gesù annuncia ai discepoli la sua Passione (Mc 9,31). Questo momento, senza spiegazione umana, corrisponde a quello che il libro della Sapienza dice sul giusto e sull’ingiusto. La presenza del giusto, il santo, attiva la coscienza delle persone che vogliono soffocare il loro male. Così avviene la persecuzione del Figlio di Dio. Queste parole vengono ripetute dai giudei quando Gesù è sulla croce: «Se sei Figlio di Dio, scendi dalla croce» (Mt 27,40). I giusti confidano in Dio e non pretendono miracoli. Sia fatta la volontà del Padre, non chiede il miracolo, ma confida. Non viviamo di miracoli. Solo l'amore può cambiare il cuore umano.
Letture: Sap.2, 12.17-20; Salmo 53;Gc 2,30-37; Mc. 9,30-37.
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