Omelia 19^ Domenica T.O. 8.8.2021





Chi cerca di servire Dio trova la vita, anche nel deserto della vita. Quando siamo capaci di condividere abbiamo il sapore di Gesù. Quando non lo sappiamo fare siamo come un pane secco senza sapore

nº 2094

Omelia 19^ Domenica T.O. (08.08.21)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Gustate e vedete

Il pane che io darò è la mia carne

Pane, carne e vita! Tre parole che sono un'unica realtà nell'insegnamento di Gesù. Chi mangia vive, chi vive ha sempre bisogno del  cibo. Elia, profeta sofferente, fugge da una regina malvagia che lo insegue e che vuole la sua vita. Per vivere, fugge nel deserto. Là, stanco, dorme e si risveglia: “Alzati e mangia” (1 Re 19,5). Con la forza del cibo cammina per quaranta giorni e quaranta notti verso il monte di Dio (Id 8). Il profeta vuole rinunciare alla vita perchè stanco della lotta, si sente inutile e chiede la morte. Anche il grande profeta è fragile. Per questo il cibo proveniente da Dio diventa il cibo del viandante nella sua fragilità. È un profeta del fuoco, come leggiamo nel libro dell'Ecclesiastico: “Allora il profeta Elia apparve come un fuoco” (Ecclesiastico 48:1). Ma era fragile e aveva bisogno del pane di Dio per la sua missione. Chi cerca di servire Dio trova la vita, anche nel deserto della vita. Il suo viaggio lo porta ad un incontro con Dio sul Sinai. Al tempo del profeta, la fede era in grande crisi. Davanti a Gesù, la mormorazione è una dimostrazione di mancanza di fede. Diffidare di Dio è un peccato che uccide. La fede non è un frutto umano. È dato da Dio. Gesù ha detto: «Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato» (Gv 6,44). “Chi ha ascoltato il Padre ed è stato da lui ammaestrato viene a me” (Id 45). La fede è sempre un dono personale al quale rispondiamo. Credere è nutrirsi per vivere per sempre: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Chi mangia questo pane vivrà in eterno. E il pane che io darò è la mia carne data per la vita del mondo» (Id 51).

Nella forza del cibo

Accettare Gesù non è una capacità umana, ma è l'azione di Dio in noi. Il pane che nutre il profeta è già il presagio dell'incontro con Dio sull'Oreb, che è il monte Sinai, dove riceve la missione di restaurazione del popolo. Il profeta sembra ripercorrere la storia del popolo nell’incontro con Dio sul Sinai. Il deserto è il tempo per tornare al primo amore, quando il popolo strinse un'alleanza con Dio. La forza di questo pane donato da Dio ha la stessa vita del pane che è Gesù che dice: “IO SONO il pane vivo, disceso dal cielo” (Id 51). Nel termine Io Sono è la rivelazione della Divinità di Gesù e del pane che Egli offre che si consuma accogliendolo nella fede. Neppure la manna, discesa dal cielo ha potuto dare la Vita, perché morirono. Mangiare il pane assimila all'immortalità che comunica. La mormorazione che dice: “Non è questo Gesù il figlio di Giuseppe? Non conosciamo suo padre e sua madre?” (Id 42). Mormorare è dimostrazione di mancanza di fede. La conoscenza di Gesù viene da Dio. Mangiare nella fede e nell'amore è vivere la vita divina. Dobbiamo comprendere bene l’Eucaristia. L’Eucaristia non è un atto esteriore, ma un'esperienza della Divinità. Saranno istruiti da Dio (Ger 31,34).

Non contristate lo Spirito

Gesù afferma che il pane è la sua carne che dona la vita divina al mondo (Gv 6,51).  Chi lo rifiuta si oppone allo Spirito. Quale è il risultato della fede in Gesù? È la vita nuova in Cristo come insegna Efesini capitolo 4 e seguenti. Mangiare il Pane del Cielo è credere in Gesù ed alimentarsi della sua carne, questo conduce a una vita nuova nella comunità. Unendosi a Gesù nell’eucaristia diventiamo imitatori di Dio. Indica il cammino: “Vivete nell’amore, come Cristo ci ha amato e si è consegnato a Dio per noi in oblazione e in sacrificio di soave odore (5,2). Chi si oppone allo Spirito  non possiede la fede nè mangia il Pane del Cielo. L’Eucaristia è un cibo che supera il tempo e può sostentarci all’infinito. Accogliere questo messaggio è usare gratitudine verso lo Spirito Santo.

Letture: 1 Re 19,4-8;Salmo 33; Ef. 4,30-5,2; Mt. 6,41-51.



 
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