Amare la Trinità non è una devozione ma vita e missione. La vera vita del Cristiano perchè il Figlio nello Spirito ci conducono al Padre. E nella Comunione eucaristica viviamo già sulla terra l’unione con la Trinità del Cielo. Saremo pienamente Chiesa quando saremo gli uni per gli altri a imitazione della Santissima Trinità
nº 2070
Omelia della Santissima Trinità 30.05.21
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Santissima Trinità
La Trinità ci è stata rivelata da Gesù. Nell’Antico Testamento c’era l’azione congiunta del Padre, Figlio e Spirito Santo, ma non la conoscenza. Per questo coloro che seguono l’AT senza ammettere il Nuovo Testamento come continuazione della rivelazione non sono cristiani. Gesù finisce per essere considerato un profeta o un grande, ma non il Figlio di Dio, rivelatore e salvatore. Uno con il Padre e lo Spirito. Egli stesso dice: “Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi” (Lc 24,44). Lo Spirito Santo continua la missione di Gesù: “Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà” (Gv 16,14). Viviamo il tempo dello Spirito, che nella Trinità ha la missione di santificazione. Dalla Santissima Trinità apprendiamo a vivere la vita cristiana e la vita nella Chiesa, perchè in Dio abbiamo la vita, ci muoviamo e siamo (At 17,28). Essa è lo specchio e la vita della Chiesa. Tutto quello che realizziamo, lo iniziamo con il segno della croce: “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Il mistero della salvezza, del quale partecipiamo, è in perfetta comunione con la Trinità. Pertecipiamo della missione del Figlio nella evangelizzazione, con tutto il potere che gli fu dato (Mt 28,18). Amare la Trinità non è una devozione, ma una vita e una missione.
Comunione che accoglie
Apprendiamo da questa Famiglia il modo di vivere concretamente nella nostra comunità, perchè Gesù ci vuole in comunità. L’unione della Trinità si fa nel mutuo accoglimento. Il Padre ama il Figlio (Gv 5,20). Nel suo amore il Padre ci da lo Spirito (Gv 15,26). Colui che realizza l’amore pieno tra il Padre e il Figlio ci è donato per vivere. Lo Spirito viene ad accoglierci perché con Lui la vita della comunità cristiana è iniziata nel giorno di Pentecoste. La vita della comunità non è prima di tutto sociale, ma profondamente triniaria. Non ci accogliamo perchè è bene, bensì perchè viviamo la vita della Trinità. Ciò che ci unisce non sono i gesti di buona volontà, ma i gesti del Padre che accoglie il Figlio nell’accoglimento dello Spirito. Viviamo questo gesto per rinnovare il mondo. E qui certo il sociale ci aiuta. Comunione è per accogliere. Quando ci comunichiamo lo facciamo per generare comunione con Dio e i fratelli. Comunicarsi non è per generare un momento spirituale, ma per lasciare la Santa Trinità continuare in noi, per il mondo, la sua presenza. Gesù venne per aprirci la comunione con la vita di Dio. La Chiesa non è , in primo luogo, una istituzione, ma la comunione, Corpo di Cristo.
Annunciare la vita
Uscire da se significa avere la vita, come il ramo cresce, il fiume si allarga e il sole sorge. Come le acque che nascono dal trono di Dio significano lo Spirito Santo, così partecipiamo della vita della Trinità nella missione del Figlio che si è incarnato per annunciare le meraviglie che conosciamo della sua Pasqua. Ha rotto i cardini della morte affinché la Vita regnasse per sempre tra noi. Annunciamo fortemente che il Padre ci ama e ha inviato suo Figlio che ci dona lo Spirito Santo affinchè la vita di Dio in noi diventi missione. Chi ha incontrato Gesù Lo porta agli altri. Senza questo passiamo da idolatri, adorando finzioni e fantasie che ci conducono all’egoismo. Viviamo invece la libertà che, nello Spirito ci conduce al Padre
Letture: Dt 4,32-34.39-40; Salmo 32; Rm. 8,14-17; Mt.28,16-20.
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