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Omelia 6^ Domenica di Pasqua 9.5.2021








La vita di Dio in noi si manifesta tramite l’amore fraterno. Il tempo di Dio è l’amore. Il cuore fraterno edifica la casa di Dio nel mondo.

nº 2064

Omelia 6^ Domenica di Pasqua (09.05.21)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Rimanete nel mio amore

La dimora di Dio

La liturgia di questa domenita, nella preghiera di colletta,  ci ricorda: “Dio onnipotente, fa' che viviamo con rinnovato impegno questi giorni di letizia in onore del Cristo risorto, per testimoniare nelle opere il memoriale della Pasqua che celebriamo nella fede”.  La corrispondenza al mistero celebrato e alla vita in Cristo sono infatti un solo mistero. vissuto  sia nella dimensione simbolica che nel suo compimento nell’amore fraterno. Simbolica in quanto possiamo conoscere la vita di Dio in noi e nel mondo attraverso i gesti sacramentali. Sono simboli efficaci della grazia. Nei gesti sacramentali Dio ci dona la sua grazia corrispondente ai segni. La vita di Dio in noi si manifesta invece attraverso l’amore fraterno. Che è espressione dell’amore messo nei nostri cuori. Ed il tempo di Dio è questo: l’amore. È come uno specchio del Cielo. “La gloria di Dio la illumina e la sua lampada è Gesù l’Agnello” (Ap. 21,23). Lo splendore della Città Santa la Gerusalemme Celeste, il Cielo, sta nella gloria di Dio manifestata in Cristo Risorto. Il popolo giudeo sentiva la presenza di Dio nella città santa e il tempio era il loro orgoglio. Con la vita di Cristo e la sua Risurrezione si ricostruì questa città nel cuore del popolo. Essa accoglierà tutti gli eletti. Ma chi sono? Sono coloro che costruiscono il tempio di Dio nella loro vita e nella loro comunità.  La comunità è il tempio di Dio nel mondo. La sua luce è la vita dei fedeli, coloro che, come Cristo, rimangono uniti al Padre e ai fratelli.  È necessario donare alla Chiesa una luce diversa per il mondo. Le strutture umane quando non sono dimora di Dio sono inutili e pericolose.

La dimora degli uomini

Gesù proclama la nuova dimora di Dio nella casa degli uomini: “Se qualcuno mi ama, custodirà la mia parola e il Padre mio lo amerà e verremo in lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23).  Il cuore fraterno edifica la casa di Dio nel mondo. In essa incontriamo il Padre, il Figlio e lo Spirito. Il Padre ama, il Figlio è la Parola e lo Spirito è la memoria dell’insegnamento. Apre il significato e il contenuto della Parola espressa attraverso le nostre categorie umane. Ricorda  ciò che Gesù ha detto e edifica la nostra vita in accordo con la Parola. Così l’amore di Dio è permanente.  In questa casa di pellegrini, siamo di passaggio, verso la casa definitiva. In essa edifichiamo la Gerusalemme celeste, fatta di  pietre preziose che sono il cuore dei figli di Dio. L’amore fraterno fortificherà le fondamenta nell’insegnamento degli Apostoli dell’Agnello. È la casa dell’amore fraterno. Dove c’è l’amore di donazione, lì c’è Dio. L’amore non è un privilegio della istituzione Chiesa. È il frutto dello Spirito riversato nel mondo. Dove c’è amore lì c’è Dio. Non ci interessa avere molti cristiani nel mondo ma che l’amore penetri tutti i segmenti della società. Possiamo vedere che molte azioni sociali esistenti sono le opere della carità fraterna.

Cercando percorsi

Vorremmo una vita serena nella Chiesa. Ma continuiamo ad essere umani e a ricevere, come tali,  il Vangelo.  Questo è il miglior terreno per seminare la Parola, poiché Cristo stesso ha vissuto nella condizione umana considerandola come il mezzo migliore per attuare la Rivelazione del Padre. Le tensioni della comunità non vogliono dimostrare che non siamo ancora riusciti ad essere dimora di Dio tra gli uomini.  Nella linea dell’Incarnazione, Dio dirige il suo popolo attraverso uomini e donne vivi e in crescita. La comunità è perfetta non perché non ha problemi, ma perché ha la capacità di vedere i problemi e cercare una soluzione nella fede animata dall’amore.  L’amore fraterno dona la certezza che Dio pone la sua dimora in noi. E per questo produciamo frutti.

 

Letture:At.10,25-26.34-35.44-48; S 97; 1Gv 4,7-10; Gv 15,9-11.




 
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