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Omelia 4^ Domenica di Pasqua 12.5.2019




Ciò che muove la predicazione è la fedeltà al dono ricevuto.Gesù dice che i suoi seguaci sono coloro che con poche parole e molti gesti sanno creare il Cielo che aspettiamo e in cui possiamo conversare con Lui.

nº 1856

Omelia 4^ domenica di Pasqua (12.05.19)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Pastore e guida

Conduci alla gioia celeste

La figura del pastore è frequente nelle Sacre Scritture e ci rivela una delle figure più care nel cammino spirituale. Il Padre è ricordato tante volte con il titolo e la funzione di “pastore”. Quando Gesù dice: “Io sono il buon pastore”, si sta identificando con il Padre e indicando quale deve essere la nostra relazione con Lui. Gesù risorto è il Pastore che conduce il popolo. Come Buon Pastore è venuto a condurre le sue pecore nel suo cammino. È un interscambio naturale: “le mie pecore ascoltano la mia voce e Io le conosco ed esse mi seguono.  Dono loro la Vita Eterne ed essere non si perderanno. Il Padre ed Io siamo uno” (Gv 10, 27). La sua relazione con il Padre è la scuola che noi dobbiamo seguire. È necessario fondare la nostra fede in questa unità di vita del Padre e del Figlio nello Spirito. Questo amore della Trinità  ci mette in un rapporto di conoscenza, apprendimento: “Si, il Signore nostro Dio è buono, la sua bontà rimane per sempre” (S 99). Essere pecora che segue il buon pastore ci apre alla riflessione sulla mutua conoscenza. È una conoscenza che supera la linea del sapere. E si trova invece nella linea dell’amore che esiste tra il Padre e il Figlio. Questa conoscenza che supera l’intelligenza apre all’incontro con il Pastore. È una conoscenza che entra nell’esistenza e nella esperienza quotidiana delle persone. Questa conoscenza non è misticismo, ma si realizza  nella vita della comunità, in una comunità che ascolta. Le pecore Lo seguono ovunque Lui vada perchè riconoscono la sua voce. La mutua conoscenza genera l’amore

Imitare la fortezza del Pastore

Gli apostoli  provocavano grande ammirazione. Paolo e Barnaba, con la loro presenza evangelizzatrice provocavano la gioia dei pagani e le gelosie tra i giudei. La predicazione del Vangelo è motivo per essere lapidati. I giudei istigavano donne pie e ricche, così come uomini influenti a provocare persecuzioni contro di essi. È noto che le persone di potere usano anche la Chiesa. Ricercano belle dottrine ma non accettano che esse penetrino la vita. Nelle comunità ci sono coloro che si appropriano della Chiesa e con questo non si rendono conto di creare ostacoli. Vorrebbero appropriarsi di Dio affinchè Egli sia loro favorevole. Paolo dichiara  che si rivolgerà ai pagani perchè i giudei che avevano il diritto alla Parola l’hanno rifiutata. Dio continua però a chiamare le sue pecore con la sua voce. Questa chiamata può portarci alla persecuzione. Ciò che muove la predicazione è la fedeltà al dono che abbiamo ricevuto. Paolo confessa la verità della sua forza apostolica: “Io ti ho posto come luce per le nazione, affinchè tu porti la salvezza fino ai confini della terra” (At 13,47). Sempre fedele a Dio, annunciando Gesù come Salvatore

Nonostante la debolezza

Gli apostoli Paolo e Barbaba soffriranno la persecuzione a causa del Vangelo. È il lato umano della nostra unione con Cristo. Possiamo verificare nalla storia della fede cristiana che i momenti di persecuzione sono sorti quanto più si è stati fedeli al Vangelo. Ma nonostante tutto non possiamo guardare solo alle persecuzioni, ma anche alle vittorie che la fede ci ha portato. Dopo molta sofferenza per essere cristiani, la fede si è affermata ed è nata una chiesa vigorosa. È ciò che il libro dell’Apocalisse annota quando vede la moltitudine dei redenti: “Essi sono coloro che vengono dalla grande tribolazione. Hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello” (Ap 7,14b). Chi segue Gesù con il dono totale di se stesso, partecipa alla moltitudine di coloro che stanno davanti al trono. La grande chiamata che la Chiesa fa è per la gioia di annunciare. Conosce le sofferenze, ma sà che dopo la Croce viene la Risurrezione. Le celebrazioni della Chiesa sono il momento di prendere più vigore e forza per evangelizzare.

 

Letture: At.13,14.3-52; S 99;Ap. 7,9.14b-17;Gv 10,27-30.




 
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